venerdì 11 febbraio 2011

Barbareschi, trascinatore degradato a clown "Sono una Ferrari ma non corro ad Arcore"


Luca Barbareschi è un attore, ma anche un politico. Ma anche "un pagliaccio", secondo l'amichevole ferocia Gianfranco Fini, il leader del partito in cui Barbareschi milita.
"Sto lì finché mi vogliono, mi cercano. Sono con loro se la mia presenza aggiunge e non toglie".

Più che aggiungere, secondo loro toglie.
"Come sa, ho una passione smodata per il mio lavoro e nessun ardore servile. Se mi scoccio lascio la politica e ritorno al mestiere".

Barbareschi è così. Prendere o lasciare.
"Colpa mia se ho un'intelligenza acuta? Colpa mia se anticipo e non seguo? (Tra l'altro anche Fini si meravigliò: cavolo Luca, come sei avanti!)".

E la solita storia: una Ferrari è una Ferrari e una Cinquecento resta una stupida Cinquecento.
"Sono una Ferrari, indiscutibilmente. E rispetto a tante Cinquecento in circolazione, risulto imprendibile".

Per alcuni anche incomprensibile.

"Non mi sono mosso in queste ultime settimane. E' il circo mediatico che ha tirato dentro l'arena politica il mio nome facendo strame della mia dignità, fantasticando su passaggi di campo, arene teatrali, colpi di testa. Fesserie. Ero lì fermo a osservare il baillamme intorno a me. Sorpreso e persino incuriosito".

Il viaggetto ad Arcore è stata una spia luminosa della sua mobilità.
"E cosa vado a fare cosa secondo lei?".

Il solito sanbitter?
"Parlo con lui dell'agenda digitale".

L'agenda digitale.
"Non passo col Cavaliere, tranquillo. Ho solo stigmatizzato il falso moralismo che vuole impiccare in piazza lo stile di vita del premier. Io non giudico il piacere privato, non sono puritano, non voglio essere giudicato".

La politica a volte l'annoia.
"Sono in una fase di affaticamento".

Un Barbareschi non resisterà a lungo in Parlamento.
"Lascio. Posso deciderlo domattina. Ho un'altra vita intorno a me, e tanti film da fare".

Nel Palazzo passeggiano corpi perduti, volti impauriti. Mediocri, attaccati alla corda del capo.

"Lo dice a me? Sono per il talento".

Il talento è infatti mobile e indisciplinato

"Ecco".

Il mediocre resta immobile.

"Sempre a mendicare e avvelenare".

Il primo espande e innova, il secondo conserva e sclerotizza.
"Ben detto".

Lei voleva fare il presidente della commissione cultura.
"Hanno scelto una maestrina elementare. Contenti loro!".

Dopo Bastia Umbra Barbareschi ha però perso centralità. Si è incaponito per un suo vecchio film e si è travestito da attore.

"Il trasformista è un film strepitoso, è un capolavoro, è profetico!"

E quindi?
"E quindi niente".

Tre per cento di share.
"Sono 870 mila persone. Li faccia lei".

In effetti non è male.

"Mi è piaciuto così, vabbè?".

(11 febbraio 2011)