venerdì 11 febbraio 2011

Berlusconi al Colle: “Nessuno strappo, ma devo potermi difendere”


L’ultimo incontro al Colle risale al 18 gennaio scorso. L’occasione era la definizione dell’agenda delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, ma Silvio Berlusconi, già nel pieno del Ruby gate, non resistette alla tentazione di portare le proprie ragioni a Giorgio Napolitano e dall’invocare la persecuzione giudiziaria per la nuova accusa di prostituzione minorile. Anche oggi, raccontano fonti parlamentari, il premier ha ribadito al capo dello Stato che ogni fatto contestato dalla procura di Milano cadrà nel nulla, perchè non c’è nulla di rilevante penalmente, e ha quindi spiegato di essere vittima di un’offensiva giudiziaria fondata su accuse infondate che avrebbero un solo obiettivo, quello di mandarlo via da palazzo Chigi. Il presidente della Repubblica non ha fatto altro che ripetere punto per punto quello che aveva già detto a chiare lettere nel pomeriggio: “Il giusto processo è garantito nella Carta, basta strappi sulla giustizia”.

Il premier, riferiscono, supportato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta (presente al colloquio e principale sponsor dell’incontro di oggi) ha assicurato che il governo non farà forzature, ma andrà avanti con le riforme anche sul fronte delle giustizia, senza strappi e ricorsi a decretazione d’urgenza, nel rispetto della Carta. In particolare il presidente del Consiglio ha garantito a Napolitano di avere i ‘numeri’ in Parlamento per continuare la legislatura e che la maggioranza alla Camera si sta rafforzando. Il colloquio si è concentrato anche sui temi dell’economia, alla luce del nuovo piano presentato dall’esecutivo per il rilancio della crescita e in vista dell’incontro di domani sulla vicenda Fiat con Sergio Marchionne.

Arriva poco dopo mezzogiorno la conferma del rischio in atto di un conflitto. ‘Famiglia Cristiana’ anticipa i contenuti di un’intervista del vice presidente del Csm Michele Vietti che avverte: “L’attività dei Pubblici ministeri e dei giudici non sottende disegni eversivi. Tutti devono rispettarla. E questo vale anche per il presidente del Consiglio dei ministri”. Gli strascichi delle polemiche degli ultimi giorni sono evidenti. “Il principio -sottolinea il vicepresidente del Csm- vale in particolare per chi ricopre incarichi istituzionali o incarna uno degli altri poteri”. Vietti boccia anche il ‘processo breve’ nel testo attualmente all’esame della Camera: “Chi non è d’accordo sul fatto che il processo debba essere breve? L’importante è che il processo diventi più breve rimanendo un processo, perchè se per farlo breve lo rendiamo monco del suo sbocco naturale, che è la decisione, allora semplicemente non abbiamo più il processo”.

L’opposizione coglie il messaggio presidenziale come un’evidente reprimenda nei confronti del premier. Antonio Di Pietro tuona: “Un richiamo all’ordine del presidente Napolitano – dice il leader Idv- in un paese normale dovrebbe da una parte indurre a buone ragioni il presidente del Consiglio e dall’altra farlo vergognare per come si è comportato finora. Il problema è che lui non si vergogna e non ascolterà il presidente della Repubblica”. l vice segretario del Pd Enrico Letta sostiene che ” le parole del capo dello Stato sono chiarissime. Noi difendiamo quelle parole che hanno tracciato un quadro rispetto al quale non si può andare oltre”. Al Tg3 Letta denuncia che “Berlusconi ha varcato il limite, la soglia. Non si può andare avanti così, la situazione è oltre ogni limite. Ecco perchè la nostra richiesta di dimissioni, la parola torni ai cittadini”.

Anche la prima giornata dell’Assemblea costituente di Futuro e libertà per l’Italia batte sul ferro caldo della polemica contro Berlusconi. Il documento programmatico lamenta “l’indebolimento della coesione nazionale e nazionale” mentre “chi governa” non ha arginato tale deriva e “si è abbandonato ad una strategia populista che non cerca soluzioni ma capri espiatori e facile consenso”. Gianfranco Fini apre l’appuntamento con la dichiarata volontà di mettere “in mostra le nostre idee per una stagione di riscatto della Patria e di protagonismo”, per una “primavera italiana” che “non sia solo una speranza ma sia la realtà”. Ma è Adolfo Urso a prendere di mira il presidente del Consiglio per l’atteggiamento di fronte all’inchiesta sul caso Ruby: “Un uomo di destra – dice – non fa causa allo Stato, lo serve e se è al governo lo riforma. Un uomo di destra se ama la patria, non la porta nel fango, si occupa di riforma della giustizia e non ricorre alla Corte di giustizia europea”. E ancora, “Forza Italia è nata con gli spot, il Pdl rischia di morire con i video messaggio”.

Immediata la replica del vice presidente dei deputati Pdl, Osvaldo Napoli: “All’amico Urso ricordo che grazie agli spot, e forse ai contenuti che c’erano dentro, è stato sdoganato dal postfascismo diventando perfino ministro della Repubblica. Quanto ai videomessaggi -prosegue- al momento ricordo solo quello del leader di Fli che prometteva al popolo italiano di abbandonare la presidenza della Camera qualora fosse stato accertato che l’appartamento di Montecarlo era nella disponibilità del cognato, il sig. Tulliani”. Come a segnalare che il conflitto con il presidente della Camera è tutt’ora in atto e il Pdl non molla nemmeno su quel versante.

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