"Napolitano non pensa a sciogliere le Camere". Nel suo intervento a Mattino 5 il premier torna così sul monito di Giorgio Napolitano. Riferendo che nel colloquio avuto venerdì al Colle, il capo dello Stato gli ha "garantito che finché vi è un governo che governa e una maggioranza che lo sostiene, non esistono ragioni per sciogliere il Parlamento". In ogni caso, però, il premier fa sapere al presidente della Repubblica che, senza una crisi formale, non può decidere da solo, ma deve consultare anche il presidente del Consiglio: "
Ma non solo. Il Cavaliere parla anche di Fini, della sua maggioranza e della riforma della giustizia.
Maggioranza della Camera presto a 325. La maggioranza alla Camera arriverà a 325 deputati, secondo il premier. "Certamente - premette il premier - ci sono parlamentari che pensano all'interesse del Paese e hanno dato la disponibilità ad entrare in maggioranza". Dunque chi puntava a far cadere il governo "ha sbagliato i suoi calcoli". "Alla Camera - dice quindi Berlusconi - sono convinto che arriveremo presto a maggioranza 325 deputati, più che sufficiente per portare avanti il programma di governo sia in aula che nelle commissioni. Al Senato la maggioranza ampia quindi credo che dopo aver completato la squadra governo avremo la possibilità di mandare avanti anche le riforme che gli italiani si aspettano".
Irricevibile la proposta dimissioni avanzata da Fini. La telefonata a Mattino 5 è anche l'occasione per commentare la proposta che il presidente della Camera ha lanciato al premier di dimissioni congiunte. "È una cosa paradossale dal punto di vista istituzionale che il presidente della Camera abbia chiesto le dimissioni del presidente del Consiglio auspicando una crisi extraparlamentare. Non si è mai visto nella storia repubblicana fondare partito e trasformare terza carica in un partito. È una proposta irricevibile" quella delle dimissioni perché "non ho tradito il mandato elettorale, no ho sabotato il governo e le riforme non ho usato mia veste istituzionale per ordire complotti e ribaltoni politici", dice il premier. "Credo sia arrivato il momento per tutti di verificare se il nuovo ruolo che si è ritagliato Fini sia compatibile con quello di presidente superpartes previsto dalla Costituzione".
Riforma su sistema intercettazioni. Il Premier si dice "sicuro" sulla riforma della giustizia che "fa parte della rivoluzione liberale che rientra nel nostro credo politico. Io lo spirito del '94 non l'ho mai smarrito. Nella legislatura 2001-2006 si sono opposti Fini e Casini e in questa legislatura è stato sempre Fini a sbarrare la strada a questa riforma. Mi si dice che Fini avesse garantito all'Associazione nazionale magistrati che finché la sua componente fosse rimasta nella maggioranza, nessuna riforma della giustizia sarebbe stata portata a termine", sottolinea. Ma, prosegue, "adesso le cose sono cambiate e abbiamo ripreso l'iter legislativo della legge sulle intercettazioni". Perché il fatto che "le conversazioni private senza rilevanza penale finiscano sui giornali deve finire. Quante persone innocenti sono state distrutte" dall'"infernale circo mediatico senza che nessun magistrato di quelli che passano le intercettazioni alla stampa sia chiamato a rispondere". Quello dove "alzando il telefono non si è sicuri della inviolabilità delle proprie conversazioni non è un Paese libero" e il sistema delle conversazioni pubblicate sui giornali è un "barbaro".
Impegno a riformare la materia? "Certamente".
(14 febbraio 2011)
Nessun commento:
Posta un commento