
di Roberto Zaccaria
Uno dei più robusti luoghi comuni della politica italiana è quello secondo il quale Berlusconi sarebbe un grande comunicatore: in realtà, grazie al suo controllo straordinario dei “media”, è capace, soprattutto nell’approssimarsi delle scadenze elettorali (molto frequenti) di realizzare una presenza dilagante nelle televisioni pubbliche e private. Questa sua scelta è fortemente agevolata da una vistosa carenza degli organi di controllo e di garanzia (cda Rai per la tv pubblica, commissione Bicamerale) e, soprattutto, dell’Agcom, l’Autorità di garanzia per le comunicazioni, che spesso lamenta una carenza di poteri anche se esercita in modo edulcorato quelli che ha. La presenza dilagante e incontrollata del premier, a scapito di tutti gli altri leader politici, si esalta in quelle competizioni elettorali nelle quali i margini tra le coalizioni sono ristretti – si pensi a quanto può essere stato decisivo questo aspetto nell’ultima settimana di campagna elettorale delle regionali in Piemonte e nel Lazio – ma assume un grande rilievo anche per le ripercussioni sui sondaggi che spesso sono influenzati in modo rilevante dal peso dei media. Secondo me ci sono tre aspetti sui quali è necessario e urgentissimo porre la nostra attenzione.
INNANZITUTTO c’è il problema della presenza abnorme di Berlusconi in tv: con un piccolo gruppo di ascolto ho provato a valutare l’impatto quantitativo dei soli videomessaggi e ho presentato un esposto all’Autorità per le comunicazioni che naturalmente viaggia come un diesel nei confronti di una Ferrari: controlla i dati ogni tre mesi! I dati quantitativi dei videomessaggi del premier sono impressionanti, diciamo pure raccapriccianti! Nel breve periodo – 20 giorni, tra il 16 gennaio e il 6 febbraio – attraverso 3 videomessaggi, un audiomessaggio e una finta intervista al Tg1 (quella fatta con il copia-incolla), il presidente del consiglio Berlusconi ha occupato 2 ore e 42 minuti di antenna nei telegiornali pubblici e privati, doppiando il tempo di tutti gli altri soggetti politici, opposizioni comprese – dati che non tengono conto delle presenze in tv, diciamo “ordinarie”, del premier.
L’AUTHORITY, nonostante ripetuti esposti, se la prende comoda, anzi comodissima. Apre un’istruttoria, mette insieme problemi diversi (ad esempio le denunce di Romani contro Santoro) e aspetta di dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte, magari sperando che ci si dimentichi presto della cosa. Eppure la sola esposizione di quei dati sarebbe molto istruttiva: oltre che un compito elementare dell’Autorità che, tra l’altro, paga a questo fine decine di migliaia di euro a istituti specializzati che poi li forniscono in maniera criptica. Pensiamo per un attimo quale sarebbe il significato di un dato elementare che dicesse che il premier parla per ben tre ore in un mese e il principale leader dell’opposizione parla meno di 30 minuti. Così, si potrebbero leggere anche meglio i sondaggi che normalmente non tengono conto di questa presenza e che invece da questa sono sensibilmente influenzati, come abbiamo appena notato.
C’è poi in problema della regia delle campagne mediatiche del premier: ben sapendo le difficoltà del suo ruolo, mi sono comunque rivolto al Presidente della Rai, Paolo Garimberti, che, forse, dovrebbe essere più incisivo. Dopo l’intervista fatta dal Tg1, dell’inusuale durata di ben sei minuti, al direttore de Il Foglio, Giuliano Ferrara, molti si chiedono, infatti, se esista un luogo esterno all’azienda dove vengono disegnate le strategie di intervento sul sistema radiotelevisivo pubblico. Dopo la sostituzione improvvisa su Rai2 del film Shall we dance con Le vite degli altri, (utile per i riferimenti alle intercettazioni nella Germania Est) dopo il rifiuto alla messa in onda di Rai3 di alcuni minuti del film Il caimano di Nanni Moretti, queste perplessità sembrano prendere corpo. È stato convocato un cda Rai sul tema del pluralismo. Staremo a vedere. Infine, c’è un ultimo punto: la dichiarazione di guerra della maggioranza nella Commissione parlamentare di vigilanza per tagliare le unghie all’informazione di approfondimento politico (Floris, Santoro, Annunziata, Gabanelli, Dandini e magari Fazio che sommati insieme non raggiungono i due terzi del tempo di antenna del solo Bruno Vespa). Tutti ricordiamo ancora l’aberrante decisione intervenuta alla vigilia dell’ultima campagna elettorale diretta alla chiusura dei talk-show politici: ecco, questo nuovo orientamento non è meno pericoloso e meno illegittimo.
DIVIETO di conduzione per i giornalisti che abbiano ricoperto cariche elettive (norma retroattiva e incostituzionale), divieto di conduzione isolata (norma drammaticamente risibile. Come dire: a Sanremo non si può più cantare da soli ma solo in coppia). Obbligo di rappresentanza degli ospiti secondo il criterio della rappresentanza parlamentare (un vecchio pallino di Berlusconi per modificare la legge sulla “par condicio” e intanto introdotto in via breve dalla commissione parlamentare). Se tutto questo accadesse, bisognerebbe reagire duramente. Intanto, occorre discutere di queste tre questioni che svelano a mio parere nuovi sintomi della nostra emergenza democratica.
Deputato del Pd

5 commenti:
Zaccaria dimentica un altro aspetto fondamentale della martoriata democrazia italiana i brogli elettorali, fatti dalla destra e con una sinistra che non ha mai alzato la voce e fatto valere le proprie ragioni, dopo averlo scoperto.
Qui c'è da sindacare e verificare se la destra ha davvero vinto democraticamente le elezioni. IO dico di no!!!
oh, finalmente qualcuno la pensa come me riguardo al Grande Comunicatore, capace di sollevare le folle appena apre bocca. Ma dove? ma quando? l'uomo è di una noia mortale, ci mette delle mezz'ore ad esprimere un banalissimo concetto, non c'è nessun fascino nella sua loquela monotona, disturbata da un accento non ben definito e pertanto sgradevole come tutte le cose artefatte. Naturalmente non pretendo di aver ragione né di poter spiegare in poche righe un fenomeno piuttosto complesso (ho cercato varie volte di farlo in questo ed in altri blog passati); vorrei ancora una volta (e stavolta prendendo lo spunto dall'articolo di Zaccaria) sottolineare l'mportanza dei tempi di esposizione in tv per lui e i suoi scherani, la cui importanza viene da tanti negata in buona (?) o in malafede. Anche senza avere il cronometro a disposizione, come si fa a negare la differenza tra il tempo che gli viene dato da un tg o da un altro?
oh, finalmente qualcuno la pensa come me riguardo al Grande Comunicatore, capace di sollevare le folle appena apre bocca. Ma dove? ma quando? l'uomo è di una noia mortale, ci mette delle mezz'ore ad esprimere un banalissimo concetto, non c'è nessun fascino nella sua loquela monotona, disturbata da un accento non ben definito e pertanto sgradevole come tutte le cose artefatte. Naturalmente non pretendo di aver ragione né di poter spiegare in poche righe un fenomeno piuttosto complesso (ho cercato varie volte di farlo in questo ed in altri blog passati); vorrei ancora una volta (e stavolta prendendo lo spunto dall'articolo di Zaccaria) sottolineare l'mportanza dei tempi di esposizione in tv per lui e i suoi scherani, la cui importanza viene da tanti negata in buona (?) o in malafede. Anche senza avere il cronometro a disposizione, come si fa a negare la differenza tra il tempo che gli viene dato da un tg o da un altro?
PIENAMENTE D'ACCORDO. ANCHE A ME E' PIACIUTO MOLTISSIMO QUESTO ARTICOLO.
NO, ALMENO NON SOTTO L'ASPETTO SOSTANZIALE. LA MODIFICA DELLA LEGGE ELETTORALE E' LO SNODO ANTIDEMOCRATICO DI UNA VITTORIA SCIPPATA. VA RIMARCATO, IN OGNI CASO, CHE LA SINISTRA NON L'HA POI MODIFICATA, NEMMENO NELLE INTENZIONI, LA 'PORCATA' DI CALDEROLI.
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