domenica 13 febbraio 2011

L’orgoglio femminile in piazza “Dignità, non bunga bunga”


PAOLO ZANCA

Rifiutate dal movimento le bandiere dei partiti, ma i politici del centrosinistra non mancheranno. Il direttore di Avvenire Tarquinio: "Se fossi donna parteciperei anch'io"

Giù le mani. Il vademecum della manifestazione parla chiaro: “Non ci devono essere simboli politici o sindacali nei nostri cortei”. Ma alla vigilia della chiamata alla piazza delle donne italiane la paura che vietare i vessilli non sia sufficiente a tener lontane le strumentalizzazioni, è più concreta che mai. Sul web il dibattito va avanti da giorni, tra le 28 mila persone iscritte al gruppo di “Se non ora quando”. Mentre dentro nessuna vuole fare “il proiettile di qualcuno per uccidere il ‘re nudo’”, fuori si moltiplicano le adesioni: il candidato sindaco Fassino a Torino, Vendola e Di Pietro in piazza a Milano. Il rischio è chiaro: quella di oggi, anziché una mobilitazione per la dignità delle donne, potrebbe finire per diventare solo una piazza che chiede le dimissioni di Berlusconi. Non che l’idea non stuzzichi più di qualcuna. Ma certo non può succedere per il bunga bunga.

Spiegano le ragazze di “Indecorose e libere”: “Non è l’ultimo scandalo a farci uscire allo scoperto, non siamo mai state zitte”. Probabilmente non avranno in testa la stessa idea, ma perfino il direttore del quotidiano cattolico Avvenire, Marco Tarquinio, ieri ha scritto nel suo editoriale: “Ebbene sì, se io fossi una donna domenica sarei in piazza. Non per politichetta, ma per amore. E per ribellione del cuore e della mente, da credente e da persona libera”.

Ci tengono a marcare la differenza anche le donne degli “ombrelli rossi”, che oggi faranno “massa critica” nelle piazze delle “sciarpe bianche”, simbolo ufficiale della manifestazione: “Ci metteremo a fine corteo e presenzieremo agli ‘eminenti’ politici che sfileranno sul palco. Quel palco cerchiamo di usarlo anche noi e non farlo monopolizzare dagli intellettuali o vip di turno!”. Vogliono che la piazza non sia quella delle “donne per bene”. Chiedono che non se ne faccia una questione di sesso, che non si guardi a cosa ha fatto Berlusconi a Villa San Martino, ma quello che ha combinato a Palazzo Chigi. Dalla guerra alla pillola Ru486, all’idea di far entrare il Movimento per la Vita nei consultori.

L’ultima è fresca di ieri. Nel decreto milleproroghe, come denuncia il senatore Pd Ignazio Marino, c’è un emendamento voluto dal governo che prevede la possibilità per il ministro della Salute di richiedere informazioni sulle pazienti in cura nei centri di procreazione medicalmente assistita. Nei giorni scorsi non ha esitato a farlo per difendere la privacy violata del presidente Berlusconi. Chissà se anche stavolta il ministro Frattini farà appello alla Corte europea dei diritti umani. C’è da sperare che per attirare la sua attenzione non serva il metodo suggerito da Debora: “Io domani ci sarò: a Roma a Piazza del Popolo con il completino intimo più sexy che ho e mi farò un bel bagno dentro una fontana. Girerò con un bel cartello con su scritto ‘Caro Silvio fai di me quel che vuoi, dammi una bella casa del Comune, visto che sono una mamma con due bambini e un solo stipendio’. Penso che tutte le italiane dovrebbero presentarsi così domani… vedi come si svegliano i politici”.

Da Il Fatto Quotidiano del 13 febbraio 2011

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