mercoledì 2 febbraio 2011

«Mi disse: vai tu in Questura ti presenti bene, sei incensurata»


Poco prima della mezzanotte del 27 maggio 2010, mentre la 17enne marocchina ospite delle feste di Arcore era in Questura a Milano per essere identificata dopo una denuncia per furto, «Berlusconi mi disse: "Vai tu in Questura perché sei una persona per bene, sei incensurata, ti presenti bene"». Niente Mubarak. L’interrogatorio di Nicole Minetti non solo non contiene alcun riferimento alla tesi del premier di essersi attivato perché (erroneamente) informato che Ruby fosse parente del presidente egiziano, ma suona logicamente poco conciliabile con la versione sulla quale voterà domani la Camera.

La prostituta alla politica: «Avviso io lo Spirito santo»
Già l’inizio somiglia, più che al delinearsi di superiori ragioni di Stato, all’esordio di una pochade. Minetti è a cena con il suo fidanzato quando viene chiamata da una persona che afferma di «conoscere solo per vista», e cioè la brasiliana Michelle, che gli atti d’indagine indicano come una prostituta: «Probabilmente, siccome sapeva che io avevo conosciuto Ruby proprio a casa del presidente, pensò di chiamare me». Michelle spiega alla Minetti di aver già provato ad avvisare il premier che Ruby è in Questura dopo che la sua coinquilina l’ha denunciata per furto, ma lo fa in codice: «Michelle mi disse di aver telefonato lei stessa al presidente, anche se per evitare di fare nome e cognome usò una terminologia tipo "Spirito santo"».
I tabulati mostrano che Michelle chiama Minetti alle 22.19 e alle 23.27, e che la consigliere regionale cerca Berlusconi sia ad Arcore sia a Roma per avere conferma. Riesce a parlargli alle 23.43, quando riceve la chiamata di Berlusconi da Parigi. Il premier le conferma di aver già parlato con Michelle e di sapere che Ruby è «in Questura perché non aveva i documenti». Nessun cenno alla parentela con Mubarak. «Berlusconi mi pregò di andare in Questura. Io ero un po’ titubante, anche perché non conoscevo bene Ruby. Anzi, ora mi viene in mente, Berlusconi mi disse: "Vai tu perché sei incensurata e ti presenti bene", non so se aggiunse anche che ero consigliere regionale e quindi più affidabile».

«Con il presidente avevo rapporti di intimità»
Minetti ripete d’aver creduto che Ruby avesse 24 anni e non 17, sa riferire poco di lei (ad esempio che diceva di esser figlia di una cantante lirica egiziana, anche qui nessun cenno a Mubarak), del resto giura d’averla vista «due o tre volte alle cene di Arcore » e sentita per telefono «qualche volta». Non è proprio esatto: dal 23 febbraio al 25 giugno risultano 112 contatti telefonici, ed è provata la contemporanea presenza di Minetti e Ruby ad Arcore il 14 febbraio e a cavallo tra 20-21 febbraio, 27-28 febbraio, 8-9 marzo, 4-5-6 aprile, 24-25-26 aprile, 1-2 maggio. A volte ammette di essersi «fermata a dormire ad Arcore (se in una occasione anche Ruby non lo posso escludere), avendo io col presidente un rapporto di intimità». Sa che altre ragazze si fermavano ad Arcore, ma non ne conosce il motivo.

L’interesse del premier? «Era ragazza problematica»
Sulla notte del 27 maggio, Minetti aggiunge che Berlusconi, già fattosi sentire in Questura sia direttamente sia tramite il suo caposcorta, non lesinò chiamate anche a lei: «Il presidente mi telefonava e mi chiedeva: "Come sta andando?", voleva essere messo al corrente dello sviluppo della vicenda. Io penso che le ragioni del suo interessamento potessero essere due: era preoccupato che a quell’ora di notte tardi mi aveva mandato in Questura», e poi «Ruby era una ragazza problematica », anche «molto estroversa e loquace». Nuova, perché chiama in causa la polizia, è poi la sfumatura che Minetti dà alla procedura usata in Questura per la minorenne. Sostiene infatti che «la funzionaria Iafrate mi disse chiaramente» che l’unico modo per non far passare la notte in Questura alla minorenne era farsela affidare temporaneamente, visto che l’idea iniziale di farla tornare al domicilio di Michelle era stata scartata dal magistrato minorile di turno. Minetti aggiunge di essersi allora resa disponibile, chiedendo alla funzionaria se avesse dovuto condurre Ruby con sé a casa, «e la Iafrate—asserisce Minetti—mi rispose che la ragazza avrebbe potuto tornare a casa di Michelle, tant’è che a lei richiesero copia dei documenti». Per comunicargli il rilascio di Ruby, «telefonai io a Berlusconi e non fu neanche l’unica chiamata con lui»: sui tabulati le ultime sembrano alle 1.55 e 2.11 di notte.

«Lui le suggerì di fare un reato?». «No comment»
Dove invece Minetti si avvale della facoltà di non rispondere è quando i pm le chiedono «perché il presidente del Consiglio le suggerisca di commettere un reato», e cioè sporgere una finta denuncia di furto della propria auto. La domanda nasce dalle intercettazioni del 5 agosto in cui Barbara Faggioli (una delle ragazze di Arcore) racconta a Minetti, in vacanza alle Seychelles, che Berlusconi è stato avvisato da un giornalista che Carlos Ramirez de la Rosa, cioè il fidanzato di Marysthell Garcia Polanco (tra le piu assidue ospiti delle feste) alla guida dell’auto che la Minetti aveva incautamente prestato alla Polanco, era stato arrestato due giorni prima per traffico di 12 chili di cocaina, alcuni dei quali nascosti proprio in un box della casa in affitto della Polanco. Estranea alla vicenda della droga, costata 8 anni al fidanzato della Polanco, Minetti risponde invece ai pm che, sulla base della consapevolezza di Berlusconi dell’arresto per droga di Ramirez in estate, le chiedono come mai nella festa del 17 ottobre ad Arcore «non solo lei ma addirittura il presidente del Consiglio possa ancora invitare a casa sua una persona, la Polanco, che era stata coinvolta in fatti di narcotraffico »: Minetti dice solo di aver continuato a vedere l’amica perché lei giurava di non aver mai saputo del vero lavoro del fidanzato.

Ricatti no. «Solo rabbia» Soldi sì. «Un prestito di lui»
Minetti tace sulla questione degli affitti pagati alle varie ragazze con i soldi del tesoriere di Berlusconi, Giuseppe Spinelli; e non vuol dire se sia vera o falsa la descrizione del bunga- bunga che la sua amica ed ex compagna di scuola T.M., «disgustata » dalla serata del 19 settembre ad Arcore, ha poi fatto ai pm. Ci tiene invece a derubricare a «uno sfogo di rabbia» lo scambio di sms intercettati con la Polanco l’8 gennaio, nei quali scriveva «lui è str... io sono troppo buona, un’altra con tutto quello che ho passato lo avrebbe già ricattato», o al telefono lamentava di essere stanca di «parargli il c...». Spiega invece di essersi rivolta a Berlusconi quando «in tempi recenti avevo bisogno di un aiuto economico », nonostante «il mio stipendio sia buono, ricevo 10mila euro al mese » come consigliere della Regione Lombardia: «Berlusconi mi ha prestato denaro facendomi dei bonifici bancari sul mio conto corrente», racconta Minetti, in un periodo nel quale era rimasta a secco in banca perché aveva prestato 35.000 euro a sua sorella.

Luigi Ferrarella, Giuseppe Guastella
02 febbraio 2011

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