"E' un inganno". La proposta di "lavoro comune" lanciata da Silvio Berlusconi sul Corriere della Sera trova il secco no delle opposizioni. Dal Terzo polo, al Pd, all'Idv. Reazioni che irritano il premier che parla di posizioni "irresponsabili e insolenti", definisce la sua proposta utile "a rilanciare la società e l'economia" e annuncia, per venerdì in cdm, il varo "di un piano di immediata defiscalizzazione e deregolamentazione per la rinascita del Mezzogiorno" e la proposta di riforma costituzionale dell'articolo 41 nel senso di una decisa liberalizzazione. Al momento l'articolo 41 afferma che "l'iniziativa economica privata è libera" e "non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana". "La legge - recita ancora
Le reazioni dell'opposizione. Pier Luigi Bersani lo dice secco: "'Per rivolgersi credibilmente all'opposizione Berlusconi dovrebbe rivolgersi credibilmente al Paese e alla Comunita' internazionale. Cosi' non e'. Noi nel ruolo che abbiamo siamo pronti a prenderci le nostre responsabilita', ma lui deve fare un passo indietro e togliere dall'imbarazzo se stesso e il Paese''. "Mi sembra - precisa più tardi - che siano le solite
distrazioni propagandistiche, ma mi pare che ormai per esse non ci sia più spazio".
Pierferdinando Casini rilancia: "Chi sta al governo fa, non scrive sui giornali". Duro Francesco Rutelli: "E' un inganno, Berlusconi è al potere da 8 degli ultimi dieci anni, perchè non ha fatto le riforme?". Per il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa se oggi Berlusconi "è pronto all'autocritica "non possiamo che prenderne atto con soddisfazione: meglio tardi che mai". Tocca ai finiani: "'Poco credibile e molto confuso" dice il coordinatore Adolfo Urso. Voci critiche si levano dai democratici. "Berlusconi arriva a tempo scaduto. Noi chiediamo il confronto da due anni, ma lui ci ha sempre risposto che andava tutto bene. Ora il confronto sulle riforme noi lo vogliamo ma o con un nuovo premier di centrodestra, oppure con berlusconi ma in campagna elettorale" dice il vicesegretario democratico Enrico Letta (che boccia la patrimoniale proposta da Walter Veltroni). E a chi gli fa notare che il premier, dopo tante critiche, ora arriva a parlare bene di Bersani, Letta risponde: "E' il segno della disperazione nella quale si trova Berlsconi. Fa un cambio di discorso per evitare disperatamente il voto. Noi diciamo che si deve voltare pagina con un nuovo premier di centrodestra oppure andare a votare. In questo caso il confronto ci sarà in campagna elettorale". E il confronto con Bersani? "Vada a farlo in televisione". Porte chiuse anche dall'Idv: ("Fuori tempo massimo") e dai Verdi ("la provocazione di un potente disperato"). Mentre Nichi Vendola bolla l'appello del Cavaliere come "patetico e tardivo". Stizzita la reazione di Sandro Bondi, ministro e coordinatore del Pdl: "Non c'è niente da fare, la sinistra è incapace di intendere il valore del dialogo rispettoso, del confronto sui contenuti, della collaborazione nell'interesse del Paese".
Confindustria. Reagisce anche il mondo dell'economia. A partire dalla presidente di Confindustria che, nei giorni scorsi, aveva bacchettato il governo : "'E' positivo che si parli di crescita e si facciano cose per la crescita".
Il premier rilancia. Viste le reazioni, il presidente del Consiglio attacca. "Il partito dell'imposta patrimoniale e dell'ipoteca pubblica sul patrimonio immobiliare, che si organizza con ogni evidenza per un nuovo esproprio di ricchezza a vantaggio della casta statalista e centralizzatrice, non deve prevalere. Questo partito riceverà un primo, decisivo colpo con il varo dei decreti sul federalismo fiscale" afferma Berlusconi. Che se la prende con il Terzo polo: "Abbiamo sbarcato l'ultimo nucleo organizzato di politicanti incapaci di vedere oltre la frontiera della Prima repubblica. Chi si assumesse la responsabilità di sabotare con atteggiamenti ostruzionistici questo che è il programma votato dalla maggioranza degli italiani ne renderà conto agli elettori, giudici sovrani esclusivi della politica nazionale". Poi tocca all'economia: "Entro la fine del mese di febbraio il governo riunirà gli Stati Generali dell'Economia e presenterà il suo rapporto per la crescita, con l'obiettivo di raggiungere entro cinque anni livelli di incremento del Prodotto interno lordo del 3-4 per cento. Senza una straordinaria frustata al cavallo, senza una irresistibile spinta di libertà e di autonomia a quella che resta una grande economia mondiale, senza uno stretto collegamento in Europa con l'economia tedesca e con quella francese, non c'è cura possibile per il debito pubblico".
Le reazioni a D'Alema. E tiene banco anche l'idea lanciata da Massimo D'Alema dalle colonne di Repubblica. Quell'alleanza costituente "per salvare l'Italia" che dovrebbe comprendere tutte le forze politiche opposte a Berlusconi. Una proposta che, però, trova il plauso del centrista Casini ma non di Fli. "Potrebbe scattare solo in caso di emergenza democratica, ma non ci siamo ancora" spiega Italo Bocchino a Repubblica. Che su Berlusconi taglia corto: "Tra poco dovrà dimettersi: anche Bel Alì (il deposto presidente tunisino ndr) all'inizio non voleva". Disco rosso anche da Nichi Vendola: "Il ricorso alle urne è indispensabile, ma le alchimie alla D'Alema non servono". Infine tocca a Berlusconi che, stando alle indiscrezioni, avrebbe bollato l'apertura dalemiana come un "bluff": "Sono loro ad aver paura del voto".
(31 gennaio 2011)
martedì 1 febbraio 2011
Pd e Terzo polo bocciano Berlusconi Il premier: "Da Bersani reazioni insolenti"
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