martedì 15 febbraio 2011

Scandalo Ruby, il gip di Milano: "Berlusconi a giudizio immediato"


Il Gip di Milano ha disposto il giudizio immediato nei confronti di Silvio Berlusconi per i reati di concussione e prostituzione minorile. Il processo si aprirà il 6 aprile davanti ai giudici della quarta sezione penale composta da tre donne: Giulia Turri, Carmen D’Elia e Orsola De Cristofaro.

La decisione ha immediatamente fatto esplodere la polemica tra i partiti con la maggioranza che parla di «uso della giustizia a fini politici» e l’opposizione che torna a chiedere le dimissioni del premier. Tutto inizia con una nota firmata dal presidente dell’ufficio Gip, Gabriella Manfrin: «In data odierna - si legge - il giudice per le indagini preliminari Cristina Di Censo, ha depositato il decreto con cui si dispone ai sensi degli articoli 453 e seguenti del codice di procedura penale, giudizio immediato a carico dell’onorevole Silvio Berlusconi». La procura gli contesta di aver abusato della qualità di presidente del Consiglio per indurre i funzionari della questura di Milano, la notte tra il 27 e il 28 maggio dell’anno scorso, ad affidare Ruby alla consigliera regionale Nicole Minetti e per avere avuto rapporti sessuali con la giovane marocchina ad Arcore tra il 14 febbraio e il 2 maggio. Parti offese vengono indicati il
ministero dell’interno, la giovane marocchina e i tre funzionari della Questura presenti la notte della telefonata, Pietro Ostuni, Girogia Iafrate e Ivo Morelli. «Ora andremo in udienza», si limita a dire il capo dei Pm Edmondo Bruti Liberati. L’accusa sarà sostenuta dali stessi Pm che hanno svolto le indagini: Ilda Boccassini, Antonio Sangermano e Pietro Forno.

«Ce lo aspettavamo», ha dichiarato
Piero Longo, uno dei legali del premier. Sul fronte politico, tra i primi a intervenire il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Il governo va avanti, resistendo a questi tentativi di manomettere l’equilibrio politico del Paese». «La decisione ricalca un copione perfino scontato. La situazione è davvero paradossale: non ci sono nè i reati nè le vittime», aggiunge Daniele Capezzone. «Mai nella storia d’Italia vi è stato un uso della giustizia così finalizzato alla lotta politica. È inevitabile un intervento del Capo dello Stato». Sollecita il ministro per l’Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi. «Berlusconi si comporti come un cittadino normale: si rechi in tribunale e si difenda dai capi d’accusa. Ma prima rassegni le dimissioni».

Replica invece
Oliviero Diliberto, portavoce nazionale della Federazione della sinistra mentre il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini invita il premier «a difendersi davanti ai giudici come tutte le persone che non hanno nulla da nascondere e risparmi al suo Paese la figura di un presidente del Consiglio processato per prostituzione minorile». Poco più tardi e arriva la stoccata del segretario: «Io chiedo le elezioni anticipate- dice Bersani-. La magistratura deve fare il suo mestiere. Noi ci occupiamo dell’Italia e non vogliamo che l’Italia vada allo sbando».

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