I leghisti mantengono le promesse dei giorni scorsi e polemizzano con le celebrazioni. Per presidente del Consiglio regionale lombardo, Davide Boni, l'alzabandiera "è da Ventennio". Bersani: "Non parliamo di loro, parliamo di noi che siamo patrioti"
Come promesso nei giorni scorsi, gli esponenti leghisti non hanno partecipato o hanno polemizzato con le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Comincia questa mattina il quotidiano leghista “
Anche Bergamo, roccaforte leghista, ha rispolverato l’orgoglio nazionale contro il presidente della provincia di Bergamo, il leghista Ettore Pirovano. Ieri sera Pirovano è intervenuto al teatro Donizetti affermando che “l’unità non può essere imposta” e che i bergamaschi non hanno niente da imparare in quanto a senso di solidarietà, alludendo alle differenze tra nord e sud. Il pubblico presente in teatro ha fischiato, prima di gridare ‘vergogna’ e ‘viva l’Italia’. I problemi sono nati quando sul palco è salito il presidente della Provincia che già nei giorni scorsi aveva definito Garibaldi “un Buffalo Bill” e aveva detto che il suo sentimento è quello di “appartenere a un unico popolo che è quello di Bergamo”. Ieri sera Pirovano ha ribadito il concetto scatenando la contestazione. Contestato anche il sindaco di Cantù, nel comasco, Tiziana Sala (Lega Nord) questa mattina al termine di un concerto di musiche patriottiche che una delle bande cittadine ha dedicato all’Unità d’Italia. Sala non aveva partecipato (come del resto previsto) alla deposizione di una corona di fiori sotto il balcone della casa in cui soggiornò Garibaldi e all’arrivo del sindaco nel teatro alla fine del concerto, è stata accolta da grida e fischi di disapprovazione. Nessuna delle cerimonie previste nella città brianzola per il 17 marzo è stata organizzata dal Comune a guida leghista ma da un comitato che si è autocostituito. Il sindaco in mattinata ha comunque assistito all’alzabandiera dell’associazione Alpini.
Al grido di ”vergogna vergogna” e “fuori
Borghezio “Il destino, il vento della storia porterà a due Italie” – E’ fuori luogo buttare via tutti questi soldi”. Mario Borghezio (Lega), in collegamento da Bruxelles, ha ribadito stamattina a Omnibus su La7 la propria contrarietà all’istituzione di una giornata di festa nazionale in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Riferendosi agli esponenti della politica che presenziano all’Altare della Patria, l’europarlamentare ha detto: “La corona all’Altare della Patria sarebbe stato meglio se l’avessero portata il Presidente della Repubblica, i corazzieri e i rappresentanti delle Forze Armate”. “Il destino, il vento della storia porterà a due Italie. Il Belgio docet. Il Belgio non è lontano. Le esigenze della storia e dell’economia imporranno due nazioni. Gli italiani saranno i nostri migliori vicini di casa”, ha poi detto Borghezio. Che ha concluso con due considerazioni su federalismo (“Questo Federalismo è il meglio che si possa fare”) e Cavour: “Considero Cavour come un genio padano, ha modernizzato il Paese”. A Borghezio ha risposto Nicola Latorre (Pd): “Si fa un uso distorto di una corrente culturale che aveva il fine di accelerare l’unità, anche se per via federalista”:, ha detto a Omnibus. “Non trovo aggettivi per commentare un atteggiamento del genere”, ha poi dichiarato a proposito di chi, tra i parlamentari leghisti, si è disinteressato alle celebrazioni per il 150esimo anniversario dell’unità d’Italia. “Il Federalismo nel nostro Paese non viene sponsorizzato per unire: il rischio è cadere in una logica separatista”. Borghezio ha polemizzato anche sull’Inno di Mameli: “L’inno certamente non lo canterò, anche perché sono stonato. E poi mi piace di più il ‘Va pensiero’: di sicuro non si possono mettere a confronto le note di Verdi con questo inno un pò sfigatello”. Oggi manderò due righe di ringraziamento al Presidente della Repubblica Napolitano, che io stimo – ha spiegato Borghezio – perché è un galantuomo e che ho ringraziato perché ha finalmente introdotto la figura di Cattaneo tra i grandi del Risorgimento”. “E’ gravissimo – ha aggiunto Borghezio – che in queste celebrazioni non si spenda poi neanche una parola per gli sconfitti, perché il Risorgimento è stata anche una guerra civile”. “Guardo alle vicende della politica italiana con lo sguardo dell’entomologo – ha detto – e con una certa distanza”. Poi, sui nuovi gruppi che rivendicano l’autonomia nel Meridione, ha precisato: “Manca solo un Bossi al Sud”.
L’Idv denuncia i leghisti e ipotizza “vilipendio del tricolore” - “Chiediamo ai magistrati competenti di valutare se, in base alle gravi dichiarazioni di alcuni esponenti leghisti, è possibile ravvisare il reato di vilipendio alla bandiera italiana. Denunciamo agli italiani quest’indegno modo di comportarsi, compreso quello dei due capigruppo leghisti, che oggi diserteranno le cerimonie in Parlamento”. Lo ha affermato il portavoce dell’Idv, Leoluca Orlando. “Abbiano il coraggio di dimettersi e di rifiutare anche il lauto stipendio pagato da tutti i cittadini italiani – ha attaccato ancora Orlando – il comportamento del Carroccio è offensivo e accade proprio nel giorno durante il quale si testimonia l’importanza per il presente e per il futuro, di un’Italia che sappia essere veramente unita”.
Bersani: “Non parliamo della Lega, parliamo di noi che siamo patrioti” - Davanti ad una Lega che sarà presente con il suo stato maggiore alla seduta alla Camera ma che rivendica ‘distanza’ dalle celebrazioni nel Paese per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, commenta: “E’ meglio parlar di noi che siamo patrioti”. Parlando, a sua volta, da Piazza Venezia per l’omaggio al Milite Ignoto, Bersani torna su quel “patrioti” dicendo che “è un termine legato ad un’idea di democrazia e di cambiamento. Questo dai tempi dell’unità del Paese alla Resistenza”.
Vice presidente del Senato: “‘Le parole di Borghezio sono frutto di allucinazioni” – “
Bindi (Pd): “
Venetisti fischiano l’inno d’Italia - Un piccolo incidente ha turbato questa mattina la cerimonia dell’alzabandiera in Piazza dei Signori a Padova, cui assistevano il sindaco Flavio Zanonato e il prefetto Ennio Sodano. Una decina di esponenti del Movimento Veneti – Veneto Stato, al momento dell’alzabandiera, si sono messi a fischiare e a protestare. Immediato l’intervento dei carabinieri che hanno bloccato i manifestanti, una decina in tutto, e impedito pure che la folla indignata li aggredisse. Il gruppo è stato quindi allontanato dalla piazza. Il loro portavoce, Patrick Riondato, ha spiegato il senso della protesta: “Abbiamo protestato dopo il successo del Veneto che ieri è andato di nuovo sott’acqua per la pioggia. Sono stati stanziati soldi solo per la festa dell’Unità e non per la sicurezza idrogeologica”. I venetisti hanno spiegato inoltre che, più tardi, allestiranno un banchetto, sempre in centro a Padova, in cui distribuiranno banane tricolori per simboleggiare quella che loro definiscono “repubblica delle banane”. Nel pomeriggio manifestazione del movimento anche a Verona con il vessillo di San Marco e le bandiere della Sicilia che appoggia la protesta dei venetisti.
Fitto (Pdl): “Lega assente? L’importante è presenza dei ministri” - Se c’è chi non partecipa o contesta l’inno o un ministro direi che questi sono due episodi da stigmatizzare e non vanno bene né l’uno né l’altro. Ma il dato rilevante è la partecipazione oggi alle celebrazioni in Parlamento delle massime istituzioni con anche i ministri leghisti. E il Paese che si stringe attorno alle sue istituzioni e al presidente della Repubblica. Il resto fa parte dell’esigenza interna (della Lega, ndr) di parlare più alla pancia dell’elettorato che altro”. Queste le parole del ministro dei Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto (Pdl), intervenendo ad Agorà su Raitre commentando le polemiche, tra fischi a ministri e sindaci (
La Russa (Pdl): “
Leghisti assenti alle celebrazioni di Torino - Nessun esponente della Lega Nord piemontese era presente questa mattina in piazza Castello, a Torino, alla cerimonia dell’alzabandiera, che ha dato ufficialmente il via alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Tantissimi cittadini, come già per la ‘Notte tricolore’ hanno affollato il centro della città sin dalle prime ore del mattino. In piazza Castello in tanti con il tricolore hanno partecipato accanto ai vertici militari, al sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, al prefetto Alberto Di Pace, al presidente del consiglio regionale Valerio Cattaneo e a quello della Provincia Antonio Saitta, alla cerimonia dell’alzabandiera per ricordare il 17 marzo 1861, quando a Torino Vittorio Emanuele II fu proclamato Re d’Italia. E mentre Chiamparino festeggiava in piazza, il capogruppo della Lega in Consiglio comunale a Torino, Mario Brescia, “si è presentato questa mattina nel suo ufficio in Comune per lavorare”, come un qualsiasi altro giorno. A renderlo noto lo stesso Brescia, che dice: “Sarebbe bene che dopo aver cantato l’inno e sventolato la bandiera, il nostro sindaco, facesse un giro per la città, non solo in centro, per lavorare, e invece di tenere il naso in aria per contare i peraltro scarsi tricolori sulle facciate delle case, abbassasse la testa e guardasse lo stato delle strade cittadine, di tutte, quelle del centro e della periferia, e magari dopo aver visto questo disastro, la testa la terrebbe bassa per la vergogna”. E ancora, rivolgendosi a Chiamparino, “Più lavoro e meno cerimonie caro Sindaco, perché il lavoro fa bene e nobilita l’uomo, come siamo soliti dire e fare noi Padani”
Il sindaco Moratti si giustifica: “Assente all’Inno perché non avvisata” - Cerca di allontanare le colpe il sindaco di Milano Letizia Moratti, sul fatto di essere stata assente ieri pomeriggio in consiglio comunale durante l’esecuzione dell’inno di Mameli mentre lei era ospite della trasmissione di Barbara D’Urso, ‘Pomeriggio 5′. “Non sono stata avvertita – ha ripetuto oggi
Polverini: L’entusiasmo della gente faccia riflettere
Zingaretti: “Sbagliato far stare al governo
Alemanno (Pdl): “
Contestazioni anche al Sud contro le celebrazioni dell’Unità d’Italia - Anche al Sud non sono mancate le polemiche contro le celebrazioni dell’Unità d’Italia.”Non c’è nulla da festeggiare. Noi, come sud, siamo stati occupati e non liberati”. Pasquale Zavaglia è uno dei responsabili dell’associazione “Due Sicilie Nicola Zitara”, che ha organizzato un’iniziativa di volantinaggio e sensibilizzazione simbolicamente a Villa San Giovanni.
“Bisogna superare – dice Zavaglia – la retorica di questi giorni che è utile solo a nascondere la verità storica. Da quando è stata fatta l’Unità d’Italia, il sud è diventato una colonia. “Quello che chiediamo – sostiene ancora Zavaglia – sono pari opportunità. Noi non siamo come
Manifestazione alternativa anche sotto la sede del Consiglio regionale a Cagliari dove si sono riuniti gli esponenti di Sardigna Natzione Indipendentzia (Sni). Alcune decine di persone hanno protestato con bandiere e striscioni che ricordano al popolo sardo che oggi “non è una giornata di festa e che la dominazione italiana, uguale a quelle punica, romana, pisana, aragonese o spagnola passerà dal presente al passato”. All’esterno del Consiglio regionale è stato suonato l’inno sardo “Procurad’e moderare” invece che quello italiano.
New York Times: “Italia, Paese più diviso che mai” - Giudizio senza appello del New York Times nei confronti dell’Unità d’Italia: nonostante oggi si celebri il 150/o anniversario dell’unità della Nazione, l’Italia resta “un Paese più diviso che mai, politicamente, geograficamente ed economicamente”. E’ quanto riporta oggi il quotidiano americano in un servizio da Bolzano, così intitolato: “Un’aria dell’Unità d’Italia che suona anche come un’elegia”. L’aria si riferisce al clima che si respira nella provincia autonoma di Bolzano, il cui presidente, Luis Durnwalder, ha dichiarato al New York Times di non avere ragione alcuna per celebrare l’Unità d’Italia: “Siamo stati strappati all’Austria contro il nostro volere” ha detto. Il servizio, nel riferire le diverse posizioni e le marcate divisioni esistenti tra Pdl, Lega e centrosinistra sulla festa dei 150 anni, riferisce il giudizio del musicologo Gioacchino Lanza Tomasi, figlio dell’autore del ‘Gattopardo’ Giuseppe Tomasi di Lampedusa. “L’Italia – ha detto – non è mai stata così divisa”.
7 commenti:
QUANTE TESTE DI CAZZO CI SONO IN ITALIA!
Zingaretti: “Sbagliato far stare al governo la Lega”
Più che giusto, che ci fanno degli anti-italiani in Parlamento?
Gli affaracci loro!
Cristiana
PS. Perchè diserti il mio blog?Qualcosa che ho detto e non ti è andata giu§!?!
IO DESERTO IL TUO BLOG! SCHERZI?
Mi viene da ridere ogni volta che li sento parlare, la Lombardia ha ai vertici di vari enti n'dranghetisti amici dei politici leghisti, in Piemonte c'è un Carlo Chirico direttore dell'Asl, condannato per n'drangheta dai magistrati e promosso dai leghisti a direttore della suddetta Asl... Pensa che lo stesso Chierico vuole che la n'drangheta che opera a Nord si stacchi da quella di Reggio Calabria, come dire un federalismo pure in quella direzione, con il beneplacido dei dirigenti della lega. Ma mi facessero il piacere, mi facessero!
Riecheggi il grande Totò!
'Nnaggia Luigi,
Uomini di quel calibro li tengono lontani dalla TV, altrimenti anche molti elettori leghisti si sveglierebbero dall'oppio con cui li hanno nutriti e continuano a nutrirli.
Possibile che non si rendono conto che il Nord industriale è finito e che i dirigenti della lega hanno operato e operano nel disastro contro il ceto medio?
TEMO DI DOVERTI CONTRADDIRE. UOMINI DI QUEL CALIBRO (PARLO DELLA STAZZA FISICA) INTERPRETANO ALLA PERFEZIONE LA BASE, NOCCIOLO DURO DELLA LEGA, LUI IN PARTICOLARE SERVE PER PARLARE ALLA PANCIA DEL LORO ELETTORATO SENZA COMPROMETTERE LA LEGA DI GOVERNO. SERVE CIOE' A PARLARE ALLA PANCIA DEL PAESE. PERO' IO NON HO CAPITO DOVE VOGLIONO ARRIVARE. POSSIBILI CHE SIANO TANTO FOLLI DA PENSARE DI SEPARARE LA C.D. "PADANIA" DAL RESTO DELL'ITALIA, E RIUSCIRE A FARLO?
IO CREDO DI NO, IL NORD PRODUTTIVO, SE E' VERO CHE E' RICCO PIU' DI QUALSIASI ALTRA REGIONE DI OGNI ALTRO PAESE DELL'EUROPA, DA SOLO NAUFRAGHEREBBE MISERAMENTE.
E' CIO' CHE HA DETTO IL CAPO DELLO STATO IERI.
IO PENSO INVECE CHE CONTINUERANNO A RIEMPIRSI LE TASCHE COME IL LORO INEFFABILE CAPO DEL GOVERNO.
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