mercoledì 9 marzo 2011

“BISIGNANI? IL DETONATORE FINALE”



De Magistris: le indagini su di lui incisero sulla fine della mia carriera

di Antonio Massari

“Se vogliono sentirmi, sono disponibile in qualsiasi momento, perché sono convinto che l'inchiesta napoletana ha inquadrato il cuore del sistema. Luigi Bisignani è il detonatore finale della miccia che, da tempo, avevano piazzato su di me e sulle mie inchieste: è un elemento fondamentale nell'esito nefasto della mia carriera in magistratura. I problemi che hanno portato alle ispezioni ministeriali, alla punizione del Csm e alla sottrazione delle mie inchieste, ne sono convinto, nascono in un momento ben preciso: la sua perquisizione nel 2007. E si moltiplicano quando scopro il sistema che ruota intorno a lui. Lo stesso che ha individuato la Procura di Napoli. E su questo argomento - se lo riterranno opportuno - sono disponibile a fornire ogni elemento ai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio”.

Luigi de Magistris, ex pm di Catanzaro, oggi europarlamentare dell'Idv e candidato sindaco di Napoli, iscrisse Bisignani nel registro degli indagati, con l'accusa di violazione della Legge Anselmi, nell'estate del 2007. Lo perquisì nel luglio dello stesso anno. Spulciando tra le carte che portarono all'incolpazione di de Magistris, la presenza di Bisignani si trova in un esposto a sua firma. Scrive di essere stato contattato da un ex vicedirettore di Panorama, che gli chiede - è il 3 luglio 2007 - notizie sulla sua iscrizione nel registro degli indagati. Iscrizione che, secondo le accuse, sarebbe avvenuta però due giorni dopo. L'ex ministro di Giustizia Clemente Mastella (amico di Bisignani) aggiunge l'esposto alla mole di addebiti che il capo degli ispettori ministeriali Arcibaldo Miller (sentito dai pm nell'inchiesta sulla P4) depositerà al Csm. L'accusa di essere troppo disinvolto nei rapporti con i giornalisti, per de Magistris, è destinata a cadere: nessuna fuga di notizie. Di giornalisti vicini a Bisignani, invece, nell'inchiesta sulla “P4” ce ne sarebbero parecchi. E non solo giornalisti: a quanto pare un intero sistema di potere parallelo che, sul mercato delle informazioni, avrebbe potuto condizionare l'intera vita pubblica del Paese. E Bisignani si ritrova indagato, questa volta dalla Procura di Napoli, per un'altra vicenda legata all'attività di un “sistema parallelo”.

De Magistris, lei dice di essere a disposizione della Procura di Napoli e accusa Bisignani di essere un elemento fondamentale per la sua fuoriuscita dalla magistratura: perché?

Non è stato un caso, secondo me, che l'ispezione ministeriale nei miei riguardi sia stata accelerata e chiusa subito dopo la sua perquisizione. Avevo individuato lo stesso sistema sul quale sta indagando la procura napoletana: un mix di alta finanza, servizi segreti deviati, magistratura, imprenditori e grandi appalti. Bisignani, a mio avviso, era il cuore di questo sistema.

Bisignani però, in “Why Not”, è stato archiviato: questo è un fatto. Il resto sono sue congetture.

Non fu archiviato da me. L'inchiesta mi fu sottratta ed era già in mano ad altri. Ma le dirò di più: io non ebbi neanche modo di poter leggere l'informativa sulla sua perquisizione. Anche questo è un fatto. Ed è inquietante per molti motivi. Stranamente, il giorno della perquisizione, Bisignani non era a casa: partì per Londra. E il suo appartamento, da quanto ne so, fu trovato “pulito”: non trovammo nulla di interessante, stando a quanto mi riferì la polizia giudiziaria, ed ebbi la netta impressione che lui fosse al corrente dei miei movimenti.

Un'impressione. Niente di più.

Ho avuto la netta impressione di essere spiato e controllato durante le indagini. Ho ricostruito analiticamente la vicenda ai pm di Salerno che hanno indagato sul mio caso, sul sistema che ha vanificato le inchieste che conducevo e - guarda caso - anche i pm Gabriella Nuzzi, Dionigio Verasani e Luigi Apicella sono stati estromessi dalle inchieste e poi puniti dal Csm. Sono disposto a rispiegare tutto alla Procura di Napoli, se può essere utile, perché sono convinto che stiamo parlando della scoperta di una potente rete occulta. I nomi che emergono dall'inchiesta di Napoli, spesso, coincidono con quelli che avevo individuato io.

Ieri i pm napoletani hanno perquisito l'abitazione di Anselmo Galbusera e Francesco Micheli. Anche in questo caso stanno verificando i rapporti tra imprenditori e uomini dell'alta finanza con Luigi Bisignani. Il nome di Galbusera (non indagato, né in Why Not, né per la P4), emerse proprio nella sua inchiesta. E anche il nome della Italgo, sulla quale i pm stanno cercando di effettuare degli approfondimenti, per verificare la legittimità degli appalti ottenuti dalla Presidenza del Consiglio.

Il nome è quello. Ma non è l'unico. E il livello che stavo inquadrando era davvero molto alto. Perquisendo il principale indagato in Why Not, Antonio Saladino, trovai un biglietto dove, in riferimento ad alcuni appalti ministeriali, era affiancato il nominativo di Alfonso Papa. Lo stesso Papa che troviamo coinvolto nella P4. E in collegamento con Bisignani. Mi sembra sempre la stessa rete.

Lei pensa che sia stata questa “rete” a bloccarla?

Ne sono convinto. La rapidità con la quale mi hanno sottratto le indagini e il ministero ha istruito l'attività ispettiva è lampante. A giugno 2007 inizio a indagare su uomini dei servizi segreti, della Guardia di Finanza, di Finmeccanica. A luglio iscrivo Bisignani nel registro degli indagati. La sua perquisizione - stranamente, a mio avviso - va a vuoto. E di lì a poco accelera l'attività ispettiva. Per non parlare delle tante delegittimazioni che hanno accompagnato la mia vicenda e quella dei pm di Salerno che indagavano sul mio caso.

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