lunedì 21 marzo 2011

Crisi Libica, l’opposizione: governo spaccato con la Lega che pensa a interessi elettorali


Il secondo giorno di conflitto restituisce un esecutivo totalmente spaccato. Con il premier assediato dalla Lega. Bersani: ora il governo venga in parlamento a riferire con una voce univoca. La guerra anche nelle parole del cardinal Bagnasco

Il presidente della Repubblica non ha dubbi: “L’Italia non è in guerra, ma partecipa a un’operazione dell’Onu”. Le parole di Napolitano arrivano a bombardamenti in corso e dopo che il governo ha annunciato azioni dei nostri caccia sul teatro del conflitto. Siamo al secondo giorno di guerra, eppure la politica italiana ancora non trova la quadra sulla crisi libica e sulle sue ragioni. E mentre Umberto Bossi bacchetta la decisione di Berlusconi di concedere le basi alla coalizione dei volenterosi e il presidente della commissione Esteri della Camera, il leghista Stefano Stefani invita il governo a riferire in parlamento, il ministro della Difesa Ignazio La Russa da Milano sottolinea che “l’operazione Odissea non ha come obiettivo Gheddafi ma proteggere i civili”. Mentre sulla posizione del leader del Carroccio, La Russa tira dritto: “I dubbi di Bossi non hanno impedito nessuna votazione”. La critica al senatùr però è solo apparente. Perché subito dopo il ministro precisa : “I dubbi di oggi non hanno niente a che vedere con dubbi di altri tempi in altre maggioranze in cui c’era bisogno, per avere la maggioranza, che l’opposizione andasse in soccorso”. Chiaro il riferimento alla guerra in Kosovo (1997) quando il governo D’Alema ebbe bisogno del sostegno del centrodestra (allora all’opposizione) per approvare i bombardamenti su Belgrado.

Netta la posizione del ministro degli Esteri
Franco Frattini. “L’Italia – ha detto – è pienamente coinvolta coni partner della comunità internazionale nella missione in Libia e non può essere seconda a nessuno nell’impegno per far rispettare i diritti umani”. Quindi l’indiretta stoccata alla Lega: “Non potevamo rimanere indifferenti e non avremmo potuto non intervenire”.

La posizione della Lega nord sta nelle parole del ministro
Roberto Calderoli per il quale “è possibile che l’Italia partecipi alla missione contro Gheddafi, ma a due condizioni ben precise: la prima è l’impegno di tutte le nazioni che partecipano di prendere una quota parte dei profughi in proporzione a quella che è la loro popolazione residente. La seconda è che il blocco navale sia utilizzato per impedire esodi di massa verso il nostro Paese e in particolare Lampedusa e la Sicilia”. Più urlata, come al solito, la posizione di Mario Borghezio per il quale “l’entusiasmo di tutti i tricoloruti superpacifisti per la guerra in Libia è la cartina di tornasole dell’impudenza, dell’ipocrisia e della malafede che il tricolore ha malamente coperto in questi giorni”. E ancora: “Che tristezza vedere il Capo dello Stato ricevere a Torino un meritato premio per la pace il giorno stesso in cui ci siamo infilati nel buco nero di una guerra da cui non abbiamo niente, ma proprio niente, da guadagnare”.

Ma se i ministri del Pdl oggi fanno sfoggio di unità d’intento, solo ieri, le parole di La Russa (“non siamo affittacamere”) riferite alla concessione delle basi stridevano e non poco con la scelta del premier di concedere i siti senza intervenire direttamente nel conflitto. Un atteggiamento, compreso quella della Lega, che oggi è stato rilevato dallo stesso segretario del Pd
Pierluigi Bersani. “In questa fase - ha detto – sarebbe meglio che i diversi ministri stessero zitti e il governo parlasse con voce univoca e venisse nelle commissioni competenti a definire meglio il nostro profilo in questa vicenda”. Anche “perché – ha aggiunto – in questo momento ci vuole grande fermezza e grande condivisione della maggioranza e anche nel dialogo con l’opposizione”.

Perfettamente in linea con la scelta presa ieri durante il vertice di Parigi, è l’Italia dei valori. “Il nostro paese non può assistere inerme al massacro di civili a poche centinaia di chilometri dalle sue coste”. Queste le parole del capogruppo Idv alla Camera
Massimo Donadi. “Il legame col popolo libico – ha proseguito – , che chiede libertà è forte”. Quindi un riferimento al governo “spaccato anche in questa situazione con la posizione della Lega, incapace di guardare al di là del proprio naso e di piccoli interessi elettorali”. Donadi, poi, ha fatto un passo indietro. “Dobbiamo ricordare – ha detto – che sei mesi fa Berlusconi baciava le mani al dittatore libico e fino a due giorni fa c’era chi sperava che Gheddafi riuscisse a tornare in sella, a danno del suo popolo”

Canta fuori dal coro (dell’opposizione)
Nichi Vendola. Il governatore della Puglia infatti, se da un lato esprime “preoccupazione per la situazione”, dall’altro chiede “che siano attivate tutte le iniziative a tutela dei nostri connazionali in Libia, garantendo un corridoio umanitario che garantisca la sicurezza delle popolazioni civili”. Quindi l’appello: “Il governo Berlusconi sia responsabile”.

Il conflitto libico è stato tema oggi dell’omelia del cardinal Angelo Bagnasco. ” Senza giustizia e pace nel mondo la vita è grama. La vita dei singoli, dei popoli, delle nazioni”, queste le parole dell’arcivescovo di Genova che ha proseguito: “Preghiamo per i fratelli che soffrono, non sono pochi. Pensiamo alle sofferenze della guerra, dell’illibertà, dei diritti umani violati, e degli egoismi umani”.

Nessun commento: