venerdì 25 marzo 2011

De Magistris assolto avvertite Ferrara


di Marco Travaglio

L’assoluzione di Luigi De Magistris a Salerno dall’accusa di abuso d’ufficio, peraltro prevedibile vista la fumosità del caso, è una notizia come tante e meriterebbe, in un paese normale, poche righe in cronaca. Invece in Italia è quasi un affare di Stato e come tale va trattata.

Ai nemici interni di De Magistris nell’Idv non era parso vero di sfruttare il suo rinvio a giudizio per intimargli di farsi da parte e accusarlo di incoerenza perché non lo faceva. E questo giornale scrisse che De Magistris avrebbe fatto bene ad autosospendersi dal partito, com’è buona regola per i rinviati a giudizio: oggi che è stato assolto, la sua posizione sarebbe uscita ancor più forte. Ma non è questo il punto.

Qualche giorno fa una delle indagini da lui avviate a Catanzaro, detta “Toghe lucane”, è stata archiviata dal gip su richiesta del nuovo pm che l’aveva ereditata dopo il suo trasferimento forzato a Napoli da parte del Csm. Anche quella era una normale notizia: capita che certe indagini vengano archiviate e altre vadano a giudizio: i processi si fanno apposta per sapere se uno è colpevole o innocente.

L’anomalia, semmai, è che De Magistris si fosse visto scippare tutti i fascicoli prima di portarli a termine: “Poseidone” glielo sfilò il suo capo; “Why Not” glielo levò il Pg (ora indagato per corruzione giudiziaria); “Toghe lucane” glielo fregarono il Csm e Alfano, trasferendolo in anticipo a Napoli proprio mentre scriveva la richiesta di rinvio a giudizio.

Ora, siccome De Magistris non ha potuto portare davanti al gip nessuna delle sue tre indagini, quel che è accaduto dopo non compete più a lui, ma ai successori. I quali, per Why Not e Poseidone, hanno ottenuto ora condanne, ora rinvii a giudizio, ora assoluzioni, ora archiviazioni.

Per Toghe lucane, tutto in archivio. Un fatto fisiologico.

Invece Corriere, Riformatorio, Giornale, Libero e Ferrara si scatenano contro De Magistris, che dovrebbe pentirsi non si sa di che, scusarsi non si sa con chi, “pagare” non si sa che.

Una tesi da malati di mente: se l’imputato viene assolto, non vuol dire solo che l’imputato è innocente, ma pure che il pm è colpevole.

Naturalmente non vale sempre, ma solo quando il pm è sgradito a lor signori.

Ferrara è come il suo datore di lavoro: lavora ad personam. Infatti ieri s’è ben guardato dal parlare dell’assoluzione di De Magistris e dal chiedere severe punizioni per i pm che l’avevano indagato.

Né oggi lo faranno Pompiere, Riformatorio, Giornale e Libero.

I quali, del resto, non hanno mai sostenuto che i pm di Brescia che hanno aperto 90 indagini su Di Pietro e gli altri pm di Mani Pulite senza strappare non dico una condanna, ma uno straccio di rinvio a giudizio, fossero degl’incapaci politicizzati da punire.

Eppure molte di quelle indagini erano davvero fondate sul nulla (le denunce degl’imputati).

Come lo era quella di Salerno contro De Magistris (nata dalle denunce in serie di un commerciante che accusava i pm di Lecce, Potenza e Catanzaro di avercela con lui).

Quelle di De Magistris invece non nascevano dai deliri di un querelomane o dai rancori di un imputato, ma da fatti gravi e oggettivi: le ruberie accertate dalla Corte dei conti sui depuratori mai costruiti in Calabria (Poseidone), le manovre di una super-lobby per arraffare fondi pubblici (Why Not), le collusioni di vari magistrati (Toghe lucane) con politici e potenti del luogo denunciate a Catanzaro da ben quattro magistrati potentini (Woodcock, Iannuzzi, Pavese e Montemurro).

Tutti fatti su cui De Magistris era obbligato a indagare. Indagò bene o male? Non lo sapremo mai. Sia perché gli hanno impedito di arrivare in fondo. Sia perché, se anche ci fosse arrivato e avesse ottenuto condanne, Ferrara&C. avrebbero detto che i condannati erano innocenti. Perché l’innocenza e la colpevolezza non la decide il giudice. La decidono loro. È la riforma epocale della Giustizia.

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