giovedì 3 marzo 2011

Il Cavaliere ha fretta di incassare il sì "Deve arrivare prima del processo"



LIANA MILELLA
"E adesso deve anche spicciarsi. È opportuno che la Camera mandi il conflitto alla Consulta prima che a Milano cominci il processo Ruby". Il Cavaliere accoglie così, come se si trattasse di un atto dovuto, la notizia che Fini non ostacolerà il cammino del suo conflitto verso l'aula. Il presidente della Camera ci ha pensato su una mezza giornata, ha ragionato con i suoi: "Se mi mettessi per traverso, se mi opponessi al conflitto, se non lo portassi in aula, ne verrebbe intaccato il mio ruolo, non sarei più un presidente super partes. E loro non aspettano che questo per sollevare un conflitto, questa volta su di me". Ieri mattina ne ha ragionato con Casini. Con lui ha convenuto che la strada dell'aula non può essere impedita. Tanto, si sono detti i due, "a fare "giustizia" di questa faccenda sarà direttamente la Consulta".

Nel quartier generale berlusconiano si sprecano le ironie: "Quella di Fini è una mossa scontata, sarebbe stata una follia politica opporsi, non esiste che il presidente della Camera si assuma la responsabilità di bloccare una richiesta di conflitto di attribuzioni che arriva dal presidente del Consiglio". E aggiungono: "Qualora dovesse farlo, il giorno dopo noi chiederemmo a Napolitano le sue dimissioni".
Ma il passo avanti compiuto da Fini non basta ancora. Adesso, l'ultima richiesta dei berlusconiani è quella di fare in fretta, di fare subito, di bruciare le tappe. Ipotizzano che il conflitto possa essere discusso nell’aula nel giro di quindici giorni, in modo che possa arrivare sui tavoli della Corte prima della fine di marzo. È una pretesa che, da parte di chi elabora le strategie difensive del premier, ha un senso. S'intreccia con quello che gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo vorranno fare al processo. Ma tutto dipende anche dalla sorte del conflitto, dalla sua ammissibilità, dalla possibilità che la Consulta lo stoppi ancora prima di esaminarlo, dichiarandolo "inammissibile".

È per questo che giusto ieri, per spendere una parola sulla necessità di renderlo ammissibile, proprio Longo, mentre alla consulta per la giustizia del Pdl si discuteva di riforma costituzionale, ha distribuito un foglio estratto dalle carte del Rubygate. Laddove i pm citano la sentenza della Consulta sul caso Matteoli, in particolare in questo passaggio: "Qualora l'organo parlamentare dissenta dalle valutazioni dell'autorità giudiziaria solleva conflitto di attribuzione". Che è come dire: "Ce l'hanno suggerito i pm di rivolgerci alla Corte, quindi la Corte non può fare scherzi, deve esprimersi sul caso".
Una Consulta che adesso, per esplicita indicazione di Berlusconi subito eseguita dal Guardasigilli Alfano, diventa intoccabile. Se prima la si voleva mutare nella struttura (più membri eletti dalle Camere) e nel sistema di voto (due terzi invece della maggioranza semplice per pronunciarsi su una questione di costituzionalità), ora la Corte esce dal pacchetto delle riforme sulla giustizia. "Ci servono quei giudici, non lanciate loro segnali negativi". Se ne riparlerà quando, cioè mai, "si discuterà della struttura dello Stato", assicura un'autorevole fonte del Pdl.

Una Corte che, quando tratterà il conflitto, non vedrà più come presidente l'attuale Ugo De Siervo. Che lascia il 29 aprile per aver compiuto i suoi nove anni. "De Siervo va via? Ma che peccato..." chiosa sarcastico uno dei più stretti collaboratori di Berlusconi. E De Siervo, proprio perché in partenza, potrebbe anche vedersi costretto a non occuparsi del conflitto per la regola che un giudice deve seguire l'intero iter di una pratica, pena l'obbligo, se poi va via, di ripartire daccapo. Resteranno 14 gli alti giudici, se ne va De Siervo eletto dal centrosinistra, il centrodestra vorrà prendersi il posto, ma i due terzi necessari a Camere riunite saranno una ghigliottina che lascerà uno scranno vuoto alla Corte per molto tempo. Ma anche questo fa gioco in caso di voto, visto che viene meno un alta toga che i berluscones ritengono "rossa".
(03 marzo 2011)

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