mercoledì 16 marzo 2011

Il docente di Ingegneria nucleare: “Emissioni radioattive da considerare con serietà”



FEDERICO SIMONELLI

Una delle critiche che è stata mossa in questi giorni alla Tepco, la società giapponese che gestisce gli impianti, è quella di comunicare in maniera poco trasparente. Lei crede che nascondano delle cose?

No, io credo che la Tepco semplicemente molte cose non le sappia proprio. Ma l’impressione che ho avuto non è che stiano tenendo delle informazioni segrete. Nei primi giorni è stata data anche una classificazione dell’incidente, che da 4 è salita a livello 5. Probabilmente salirà anche a livello 6. Ma non credo che si arriverà a livello 7, come fu Chernobyl.

Erano pronti secondo lei gli impianti di Fukushima, vecchi di 40 anni, a fronteggiare questa emergenza?

Decisamente no. Abbiamo l’evidenza sperimentale della cosa direi…

Gli occhi in questi giorni sono puntati sui venti e sulla direzione in cui spirano. Lei crede che ci sia il serio rischio di danni nel caso in cui raggiungano centri densamente popolati?

Per ora sembra che le correnti abbiano tirato da Fukushima verso il pacifico. Detto questo, un po’ di radioattività chiaramente è circolata. Ma bisognerà stare a vedere gli sviluppi. Io comunque credo che, per il momento, gli effetti dovrebbero rimanere limitati a quella fascia di 30 km che è stata evacuata.

Un’ultima domanda. Tutta questa vicenda sta imponendo un ripensamento, a livello europeo, sul nucleare e sulla sicurezza legata ad esso. Lei crede che questo dibattito sia necessario e che ci sarà? Anche in Italia, relativamente al programma nucleare italiano?

Io penso che anche da noi un dibattito ci sarà necessariamente e dovrà anche esserci un ripensamento sui temi della sicurezza. Questo perché le soglie di allarme finora considerate, anche alla luce di questi incidenti, dovranno essere necessariamente alzate, anche se gli impianti di terza generazione offrono obiettivamente maggiori garanzie.

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