sabato 5 marzo 2011

Silvio punta alla campagna in aula "Andrò e accuserò i pm"




Raccontano che Niccolò Ghedini gli abbia detto: "Presidente? Ma ci ha pensato bene?". E lui, Berlusconi, abbia risposto senza esitazioni: "Glielo puoi dire a quelli (intesi i magistrati di Milano, ndr.), io non mancherò un'udienza".

"Questo processo Ruby non si farà se io non sarò sempre presente". Motivato. Ovviamente furibondo. Ben deciso a spettacolarizzare ogni seduta di quella che considera "la più grande e ingiusta delle persecuzioni giudiziarie ingiuste ordite in questi anni contro di me". Che però vuole sfruttare fino in fondo, in vista della casuale, ma assai utile, coincidenza elettorale: "Da quell'aula di tribunale, ogni volta, a ogni udienza, dimostrerò agli italiani a che punto è arrivato il complotto contro di me". I sondaggi, già avviati con solerzia, sfruttano i primi risultati e parlano chiaro
: se il Cavaliere si difende "nel processo", e parla davanti ai giudici, il suo share aumenta vertiginosamente.
Quando Ghedini sale le scale verso la stanza di Livia Pomodoro, il capo del tribunale di Milano, tutto questo lo sa a menadito. E alla presidente, cui chiede un calendario "compatibile con gli impegni di un premier", offre un solo giorno a settimana. Così dicono che le abbia detto: "Lei capisce, l'uomo al vertice del governo, dalla sua agenda affollata di impegni, non può mettere a disposizione dei processi più di una giornata, anche tutta, dalle 9 alle 21, ma null'altro".
Dà già per scontato che, a quel punto, chiederà la corsia preferenziale per il processo Ruby. Addirittura c'è chi, nello staff del premier, si lascia scappare che "è stato fatto tutto apposta perché se questo dibattimento si deve fare, tanto vale che si faccia subito, per dimostrare che è una colossale montatura".
Berlusconi pensa di essere assolto? Dirlo sarebbe troppo, ma per certo, nella strategia che i suoi avvocati gli stanno cucendo addosso, lui pensa, con la sua sola presenza, di trasformare questo dibattimento in un'altra storia rispetto a quella che hanno scritto e si stanno immaginando i pubblici ministeri. È convinto che il solo fatto di essere lì, seduto sul banco degli imputati, potrebbe cambiare il corso delle deposizioni. Ritiene di aver vinto? Lui sì, lì per lì, se ne dice convinto. E comunque vuole spendere "argomenti molto forti" per dimostrare che non ha avuto rapporti con una minorenne, né tantomeno ha concusso quel capo di gabinetto della questura.
Carte da spendere? Per esempio, tra quelle che Ghedini maneggia in questi giorni, dopo ore passate sul fascicolo processuale di Milano, c'è la relazione che il capo della procura dei minori, dottoressa Frediani, ha firmato ad ottobre del 2010. L'avvocato del premier l'ha mostrata a più d'uno, come "una pezza d'appoggio forte, laddove è scritto che "la procedura seguita per l'affidamento di Ruby alla Minetti è stata impeccabile". E allora, se quella procedura era corretta, addirittura era "impeccabile", dove si appoggia il reato di concussione? Ma non è questa che una delle tante mosse a sorpresa per dimostrare che in questo processo, come dice il Cavaliere, "le prove non ci sono".

È con questa certezza alle spalle che Berlusconi ha deciso di sfidare i giudici nel loro territorio. Avrebbe potuto sfilarsi dal Rubygate? Bloccarlo? Commissionare una leggina ad hoc? Sì, assicurano i suoi, "avrebbe potuto e tuttora potrebbe". Il modo per fermare il Rubygate c'è. I soliti nemici di Niccolò Ghedini dicono addirittura che nella sua borsa, "dove c'è sempre una leggina pronta per il premier, una per ogni possibile reato", ce ne sarebbe una pure per questo processo. Ma resterà lì. Questa volta non uscirà fuori. Per questo ragionamento che l'imputato Berlusconi e l'avvocato-deputato Ghedini si sarebbero fatti e che si può virgolettare così: "Il costo politico per approvare una norma per far schiattare il caso Ruby sarebbe talmente elevato che è sconsigliabile anche solo affrontarlo. Molto meglio fare il processo". Che, calendario alla mano, pare piazzato apposta per offrire a Berlusconi una clamorosa chance elettorale.

Le udienze cominciano il 6 aprile e vanno avanti. Perché né la questione di competenza "endo-processuale", come la chiama Ghedini, né il conflitto di attribuzioni (se fosse già alla Consulta), sono strumenti che bloccano il dibattimento. Si vota nella seconda e nella quarta settimana di maggio, 15 e 16 il primo turno delle amministrative, 29 e 30 il secondo. Quante udienze? I berlusconiani ne calcolano tra le tre e le cinque. E commentano che saranno tutti voti conquistati per il Pdl. Perché, assicura il Cavaliere, "tanto non hanno le prove per condannarmi, Ruby ha sempre negato di aver avuto rapporti con me, i funzionari di polizia negano di essere vittime di una concussione. Cosa resta allora di tante pagine di giornali? Nulla, solo chiacchiere".
(05 marzo 2011)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Che passo falso quella relazione del capo della procura dei minori dr.ssa Frediani!