domenica 10 aprile 2011

“Alla Camera un piano per bloccare la legge”


di Caterina Perniconi

È considerato il re incontrastato dell’ostruzionismo. Roberto Giachetti, deputato del Pd con una storia radicale alle spalle, conosce ogni particolare del regolamento di Montecitorio. Segretario d’aula assieme a Erminio Quartiani, è a lui che i parlamentari si rivolgono quando hanno qualche dubbio sulle procedure. È sempre lui che ha “ideato” il filibustering sul processo verbale della scorsa settimana che ha ritardato di almeno altri 6 giorni l’approvazione della legge sul processo breve.

Onorevole, ma come siete arrivati a parlare di salame e culatello?

L’azione era stata organizzata preventivamente. Erano 15 giorni che studiavamo comma per comma le procedure. Ci siamo appellati all’articolo 32 comma 3 che prevede che ogni parlamentare possa parlare 5 minuti per chiarire il suo intervento del giorno precedente. Ragione per cui, 24 ore prima, trattando di piccoli comuni, abbiamo fatto parlare 45 persone anziché le 5 o 6 che sarebbero intervenute normalmente.

Quindi 45 per 5 minuti, avete ritardato la seduta di quasi 4 ore.

Di più, perché poi la maggioranza, invece di farci finire di parlare, ha fatto il nostro gioco, e ogni tanto i deputati ci interrompevano per protestare, allungando così il brodo di almeno altri 40 minuti.

Fini poteva fermarvi e non l’ha fatto, per questo è stato accusato di essere d’accordo con voi.

Non era d’accordo con noi. Semplicemente il presidente della Camera non può interrompere un diritto di precisare meglio il pensiero espresso il giorno prima. Perché il mio pensiero è insindacabile e io sono l’unico che lo può chiarire. Fini non aveva strumenti per toglierci la parola, al massimo lui può stringere i tempi ma deve avere un motivo valido. Per esempio se noi l’avessimo ripetuto il giorno dopo.

Intanto il voto finale è slittato alla prossima settimana.

Mercoledì alle 18. Salvo ulteriori problemi dai tempi assolutamente non quantificabili.

Qual è l’arma segreta?

Ma secondo lei glielo dico?

Del resto lei è uno specialista. Non c’è un resoconto alla Camera che non cominci con un suo intervento.

La mia esperienza deriva dal mio passato da redattore di Radio Radicale e da nottate a seguire storici ostruzionismi, con deputati che si mettevano il pannolone per parlare anche 17 ore di fila. Da allora le regole sono cambiate ma è stata una grande palestra per conoscere tutti i piccoli stratagemmi.

È memorabile il tuo intervento sui ragni ad personam.

Si stava facendo ostruzionismo sul lodo Schifani. A un certo punto Antonio Boccia, che era al mio posto, mi lanciò un ddl che aveva a che fare con i ragni e mi disse d’improvvisare un discorso. Allora io dissi che Berlusconi soffriva di aracnofobia e che quello era l’ennesimo provvedimento ad personam. Un intervento talmente assurdo che invece di uscire dall’aula quelli del centrodestra rimasero ad ascoltare e alla fine mi applaudirono pure.

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