lunedì 4 aprile 2011

Berlusconi e Maroni oggi a Tunisi per fermare lo "tsunami umano"


Il premier Silvio Berlusconi vola oggi a Tunisi con il ministro Roberto Maroni per tentare di trovare una soluzione uitle a mettere un freno a quello che ha definito lo "tsunami umano" proveniente dai paesi del nord Africa. Che la missione diplomatica sia complicata e dall'esito incerto lo si capisce dalle stesse parole, molte caute, usate da Berlusconi: il viaggio di oggi a Tunisi servirà a vedere se il nuovo governo, «che non è forte né eletto, potrà trovare il modo di evitare nuove partenze».

Una formula dubitativa, perchè la certezza di tornare in Italia con la garanzia che la Tunisia si impegnerà a bloccare l'esodo di migranti e a riaccogliere quelli già arrivati in Italia, nel governo italiano non ce l'ha nessuno. Da palazzo Chigi un autorevole esponente di governo, coinvolto negli incontri che hanno preceduto la missione, riconosce che non c'è grande ottimismo.

Dal punto di vista di palazzo Chigi, negli incontri (prima con il primo ministro Beji Kaid Essebsi e poi con il Presidente della Repubblica Fouad Mebazaa), Berlusconi e il ministro dell'Interno Roberto Maroni chiederanno l'applicazione di un accordo già esistente, firmato oltre 10 anni fa tra i governi dei due Paesi e poi rinnovato nel 2009, e chiederanno anche di applicare la stessa legge tunisina, che considera reato l'espatrio non autorizzato. Incontri che saranno anche il primo contatto con la nuova leadership tunisina, di cui l'Italia è il secondo partner commerciale e che vede circa 700 imprese italiane attive nel Paese maghrebino.

Le carte a disposizione del governo italiano per chiudere l'accordo con Tunisi sono già quasi tutte scoperte, sulla base della bozza definita nella missione di Frattini e Maroni dei giorni scorsi. Il primo livello di confronto riguarda il futuro, ovvero l'impegno della Tunisia a fermare le partenze, quello che il premier ha chiamato lo "tsunami umano": in cambio il governo di Roma offre motovedette, fuoristrada e quanto necessario per il pattugliamento.

Il secondo livello riguarda il riaccoglimento dei tunisini già arrivati in Italia in questi ultimi mesi. Palazzo Chigi, viene sottolineato, non chiede a Tunisi di riprendersi immediatamente e in blocco i quasi 20mila migranti già in Italia: la soluzione potrebbe essere il rimpatrio a gruppi, di quanti sono con certezza identificati come tunisini. La contropartita sarebbe un piano di aiuti allo sviluppo, anche per facilitare il reinserimento nell'economia tunisina dei rimpatriati.

Questi dunque gli obiettivi del governo italiano, che si presenta con il volto "umanitario" mostrato da Berlusconi negli ultimi giorni. Se basterà per raggiungere un'intesa, lo si vedrà. Ma in caso di fallimento, nella maggioranza c'è già chi propone un 'piano B': «Se ci diranno di no - dice un autorevole dirigente leghista - dovremo iniziare a pensare ai rimpatri forzati e al pattugliamento italiano».

Continuano intanto gli sbarchi a Lampedusa, dove dopo la tregua concessa dal maestrale, ieri sono approdati circa 600 immigrati in fuga dal Nord Africa. Stanotte all’alba altri 210 migranti sono giunti in porto sull’isola, mentre sette sono stati intercettati dalla Guardia costiera a largo di Lampedusa. Ieri a bordo delle navi La Superba e la Clodia sono partite oltre 1300 persone.

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