mercoledì 6 aprile 2011

Il Pd parla Tedesco


PAOLA ZANCA

Domani al Senato la giunta decide sulla richiesta d'arresto dell'ex assessore democratico

“Vuole sapere 36 ore prima quello che voterò mercoledì?”. Il senatore Luigi Lusi non trattiene lo stupore. Mai come sull’autorizzazione all’arresto di Alberto Tedesco – l’ex assessore alla Sanità pugliese, indagato e subentrato in Senato a Paolo De Castro, finito a Strasburgo – si è vista tanta “discrezione”. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani non ha dato indicazioni di voto. Eppure, nemmeno lo scudo della libertà di coscienza, scuce qualcosa dalle bocche dei 9 parlamentari democratici della Giunta per le immunità del Senato che domani sera alle 20.30 decideranno se Tedesco deve andare in carcere (come dicono i giudici) oppure no.

“Mi sembra corretto parlare prima nelle sedi parlamentari – spiega
Marco Follini, che in giunta fa il presidente – Tra i miei colleghi ne trova altri sicuramente più loquaci di me”. Mica tanto. “Non dovreste nemmeno sapere quando ci riuniamo”, esagera la senatrice Marilena Adamo. “Ho l’obbligo della riservatezza”, insiste la Pd Francesca Marinaro. Sì, ma i vostri elettori si aspettano una risposta… “Voteremo (pausa) secondo coscienza”. Federalista la collega Maria Leddi: “Non dico niente, su questo sono davvero un po’ sabauda”. “Non mi faccia parlare”, implora il senatore Gianni Legnini. Ma tra un no comment e l’altro si lascia scappare che questo, effettivamente, “non è il momento migliore per decidere in serenità”. Stasera i parlamentari Pd partecipano convinti alla Notte bianca della democrazia contro la prescrizione breve, domani votano indecisi sull’arresto di Tedesco. L’accusa dei due pesi e delle due misure incombe minacciosa sul Partito democratico. Almeno questa, aiuta Lusi a superare lo shock della domanda iniziale: “Dobbiamo spiegare agli elettori che il processo cammina lo stesso, noi su questo non mettiamo parola. Quello che ci viene chiesto è se sussistono i requisiti per l’arresto. E noi dobbiamo rispondere con la legge, non con la pancia. Sarebbe un errore se tutti quelli di cui si chiede l’arresto li buttassimo ar gabbio”.

Il romanesco è stretto, ma lo capiscono tutti. “Non siamo mica handicappati”, chiarisce il senatore
Vidmer Mercatali. “Noi rispettiamo il lavoro dei magistrati, loro rispettino il nostro: sull’arresto possiamo decidere”. Inutile provare a discutere sull’opportunità di difendere, proprio ora, chi ha dei conti in sospeso con la giustizia: “Se ragiona così abbiam già finito di parlare – dice Mercatali – A me non me ne frega niente dei processi di Berlusconi, noi dobbiamo guardare le carte di Tedesco”. I 23 commissari della Giunta (oltre ai 9 Pd, 9 Pdl, 2 leghisti, D’Alia dell’Udc , Li Gotti dell’Idv e Piscitelli di Coesione nazionale) le hanno esaminate nel corso di sei sedute. Alla fine, il relatore Alberto Balboni (Pdl) ha deciso che il fumus persecutionis non c’è: i giudici non si sono accaniti sull’ex assessore alla Sanità. È questo che la giunta dovrebbe valutare, ma i pidiellini (salvo trappoloni) ritengono che Tedesco vada difeso, perchè a suo carico non ci sono né “reati di straordinaria gravità”, né “esigenze cautelari di eccezionale rilevanza”. Li “ripugna”, precisano, “solo il pensiero di poter autorizzare la limitazione delle libertà personali per calcolo politico”.
Oggi, in una riunione, anche i 9 Pd si sono confrontati sul da farsi. I “lavori” sono stati aggiornati a domani, ma “l’intendimento quasi unitario è al voto contrario alla relazione di Baldoni”, ammette il senatore
Francesco Sanna.“Per noi è una riflessione complicata. Non ce la caviamo mettendo la polvere sotto il tappeto. C’è il problema dell’articolo 68 della Costituzione: cosa tutela, solo l’esercizio della funzione parlamentare o anche la dignità del Parlamento, il fatto che gli eletti devono essere al di sopra di ogni sospetto?”.

Sanna un’idea sulla risposta ce l’ha: “Certo, se dovessimo ragionare politicamente diremmo: cosa ci chiede la base?”. Venerdì sera a Borgomanero, in provincia di Novara, un cittadino si è alzato in piedi e lo ha chiesto a
Felice Casson, anche lui senatore del Pd. “L’ho scritto una settimana fa su Facebook: non esistono né i presupposti giuridici né le motivazioni politiche per negare l’autorizzazione all’arresto. La trasparenza e moralità della politica ci impongono di non ostacolare il lavoro della magistratura. D’altronde – conclude Casson – se non fosse diventato senatore, non saremmo qui a parlare di Tedesco: la magistratura avrebbe fatto il suo corso, secondo il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”.

Da il Fatto Quotidiano del 5 aprile 2011 – articolo aggiornato alle ore 20

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