martedì 12 aprile 2011

IL SAMARITANO DI RUBY FA INFURIARE I GIUDICI







Il premier: “Le ho dato soldi perchè non si prostituisse”
Show e claque in Tribunale, il pm: “Basta fare battute”

di Gianni Barbacetto e Antonella Mascali

“Lei è quello cattivo”, ripete ancora una volta Silvio Berlusconi, rivolto al pm Fabio De Pasquale. Ci aveva già provato all’udienza del processo Mediatrade del 28 marzo. Ma questa volta il magistrato reagisce: “Si contenga”. Berlusconi replica: “Si contenga lei con le accuse”. De Pasquale conclude: “Le accuse sono il mio lavoro, le battute no”.

Così termina, dopo che i giudici hanno lasciato l’aula, la prima parte dell’udienza Mediaset, con il ritorno del presidente del Consiglio al palazzo di giustizia di Milano. Fuori, davanti all’ingresso di via Freguglia, prove generali del finale del Caimano: i fan (in verità pochi, solo 200) sventolano le bandiere del Pdl, cantano “Meno male che Silvio c'è”, urlano contro i magistrati, chiedono che Ilda Boccassini sia messa sotto processo. Quando qualcuno di chi lavora nel palazzo s’affaccia a vedere che cosa sta succedendo, per capire il motivo di tanto strepito, partono le urla: “Andate a lavorare, comunisti di m...”.

Protestano, insieme, il presidente del Tribunale, Livia Pomodoro, e il presidente facente funzione della Corte d’Appello, Giuseppe Tarantola. In una lettera inviata a tutti i magistrati, definiscono “fastidiosa e di intralcio” la manifestazione inscenata in via Freguglia. “Intendiamo protestare con le autorità competenti, al fine di evitare il disagio per coloro che quotidianamente frequentano il palazzo di giustizia. E, ovviamente, per assicurare la dovuta dignità a coloro i quali amministrano la giustizia a Milano”.

I MAGISTRATI, dentro, sono ancor più duri, denunciano un attacco agli equilibri costituzionali e invocano l’intervento del Capo dello Stato e del Csm contro una “deriva anti-istituzionale”. E il procuratore Edmondo Bruti Liberati pronuncia, nel pomeriggio, una frase che sembra rispondere a distanza agli attacchi di Berlusconi, che aveva detto che i magistrati lavorano “contro il Paese”. Nella conferenza stampa in cui annuncia 19 arresti per ’Ndrangheta, dice: “I magistrati italiani e milanesi lavorano ogni giorno per il Paese nell’adempimento del proprio compito, per essere servi della legge. Uno dei 19 arrestati oggi è incensurato: capita che anche gli incensurati si macchino di reati gravi”.

Li avessero lasciati fare, quelli del Pdl fuori da palazzo di giustizia avrebbero fatto di peggio: all’alba era arrivato da Busto Arsizio un grande camion con scritto sulla fiancata “Dimensione Moda, palco mobile”. Poi fatto sbaraccare in fretta e furia dagli stessi organizzatori. Si sono dovuti accontentare di una pedana, di un impianto voce, di enormi palloncini azzurri con la scritta “Silvio resisti”.

TRA I 200 FAN si aggirava il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato, che un tempo veniva davanti al palazzo a urlare il suo sostegno a Mani pulite. L’ex comunista Tiziana Maiolo, passata dal Pdl ai finiani, torna da Silvio attaccando i giudici che “mettono avanti i fascicoli d’accusa su Berlusconi, dimenticando quelli sui delinquenti e i rom”. Giorgio Stracquadanio si lancia in un’invettiva contro il “Fango Quotidiano”, il giornale di Marco Travaglio, “delinquente abituale”, che ha subìto “sette condanne definitive in sede civile e quattro non definitive in sede penale” (falso), “riciclando notizie non vere”. Lo speaker dei fan urla: “Siamo più di duemila, guardate, siamo una folla sconfinata”. Tra l’incredulità della sua stessa platea.

Il presidente del Consiglio, contumace fino a ieri mattina, si è presentato in aula alle 9.52, otto minuti prima dell'orario fissato. Ed è un fiume in piena. Prova a ironizzare: “Siccome c’è da fare poco al governo, sono qua”. Poi attacca la magistratura: “È stato gettato un fango incredibile, su di me che in fondo sono un signore ricco, ma anche su tutto il Paese”. I cronisti presenti lo incalzano però sul caso Ruby. Per respingere l’accusa di prostituzione minorile, Berlusconi ottiene un effetto-boomerang: ammette di fatto che la ragazza era una prostituta e ammette di averla pagata.

La telefonata alla questura di Milano per far rilasciare Ruby? “Ho chiesto un’informazione, preoccupato per una situazione che poteva dar luogo a un incidente diplomatico. Successivamente mi è stato risposto che la ragazza non era egiziana, ed è caduto tutto. Quindi non c’è alcuna concussione . Le accuse sono risibili, demenziali e infondate”. E la montagna di registrazioni delle arcorine sul bunga-bunga? “Quando si parla al telefono sul far della notte si è più in una zona onirica che nella zona della realtà”, risponde Berlusconi. Poi parte con l’ennesima invettiva contro le intercettazioni: “Non sono una prova. In un Paese civile non possono essere portate a processo perché manipolabili. Le intercettazioni in un Paese serio non fanno fede né per l’accusa, né per la difesa perché sono manipolabili”. E nonostante alcune intercettazioni, Berlusconi non vuol sentire nemmeno accennare a interrogatori difensivi precostituiti, delle sue ospiti a villa San Martino: “Non ci sono, nemmeno per sogno, non esistono”. E ripete che i suoi processi sono “mediatici. Questa è la dimostrazione che nel nostro Paese siamo giunti a una situazione limite per cui è necessaria la riformare della giustizia. Serve a riportare la magistratura a quello che deve essere, non a quello che è oggi, cioè un’arma di lotta politica”.

Durante l’udienza, c’è stato un duro scontro accusa-difesa sulla lunga lista di testimoni presentata dagli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo: sono stati inseriti anche “dei passanti”, ha ironizzato De Pasquale, “cioè persone che in sostanza non conoscono i fatti rilevanti per i quali si procede. Bisogna citare i testimoni giusti. Questo è un gigantismo incomparabile che non ci si può permettere in un processo che ha seri rischi di non concludersi nel merito, per via della prescrizione”. I legali non ci stanno: “Il pm vuol decidere quali sono i testi utili secondo la difesa”.

I giudici, però, hanno dato ragione all’accusa e hanno alla fine ammesso solo 20 testimoni sui 72 chiesti dagli avvocati di Berlusconi. Si sono invece riservati di decidere sulla richiesta dell’accusa di sospendere i tempi di prescrizione dato “il lungo periodo” di sospensione. L’udienza, infatti, è stato aggiornata al 13 giugno. Ghedini si è opposto e ai giudici ha detto: “Voi fissate l’udienza per un giorno che non sia di lunedì e noi presenteremo legittimo impedimento. Ma non si sospenda la prescrizione a causa di un rinvio lungo”.

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