domenica 17 aprile 2011

“Intimidisce i giudici Così crolla la democrazia”


CARLO FEDERICO GROSSO: “SONO ALLIBITO, LA MINACCIA AI MAGISTRATI È INTOLLERABILE”

di Beatrice Borromeo

Per il professor Carlo Federico Grosso, uno dei più celebri avvocati penalisti italiani, le accuse sempre più violente del governo alla magistratura sono “attacchi ai principi cardine dello stato di diritto, che colpiscono ogni giorno la democrazia. Che, a questo punto, sta per crollare”.

Professor Grosso, come ha reagito vedendo i manifesti con su scritto “Via le Br dai tribunali”?

Sono allibito, è un atto vergognoso. Minacciare così i magistrati è intollerabile. Soprattutto perché proprio loro sono stati vittime dei brigatisti: penso tra gli altri a Guido Galli e a Emilio Alessandrini , assassinati da un commando di Prima linea proprio a Milano.

Il ministro della Giustizia Alfano si è dissociato dai manifesti solo ieri, dopo oltre un giorno di silenzio.

Alfano è lo stesso che ha messo il suo nome su una legge dichiarata incostituzionale dalla Consulta. Anche quando parla tempestivamente, spesso lo fa a sproposito. Dunque non mi stupisco più né per ciò che dichiara né tanto meno per i suoi silenzi.

Ieri Berlusconi ha ribadito che la magistratura è eversiva. E altri due esponenti del Pdl, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, hanno invocato sanzioni contro i pm di Milano. La preoccupa il clima che si sta creando?

Certo. Si tratta di iniziative assolutamente intimidatorie, deprecabili.

Lei è firmatario di un appello scritto dal professor Giorgio Marinucci contro la prescrizione breve. La definite “uno sfregio al principio di uguaglianza davanti alla legge”.

La prescrizione breve è palesemente incostituzionale, viola l'articolo 3 della Carta. Infatti fa dipendere il tempo necessario per estinguere il reato non dalla gravità del crimine commesso, ma dalle qualità personali.

Cosa c'è di sbagliato se un incensurato riceve un trattamento privilegiato rispetto a un recidivo?

Facciamo un esempio: c'è un incensurato che compie una truffa gravissima, per miliardi di euro, alla Bernie Madoff. Poi c'è un pregiudicato che, recidivo, ruba un portafogli con dentro pochi centesimi. Ci sarà molto meno tempo per celebrare il processo del nostro Madoff, che probabilmente verrà prescritto, rispetto al processo per il furtarello. E poi c'è da fare una considerazione storica.

Quale?

Il diritto penale “d'autore”, in contrapposizione a quello del reato, è tipico dei sistemi autoritari. Solo lì si selezionava la gravità della responsabilità penale in base al soggetto, alla personalità, magari alla categoria sociale invece che basandosi su ciò che avevano fatto. I liberali invece sanzionano considerando la gravità dell'offesa. Questa selezione della durata della prescrizione in rapporto al tipo di autore era già stata realizzata dalla ex Cirielli. La norma Paniz peggiora le cose.

Ma la prescrizione breve, minimizza il governo, accorcerà i processi soltanto di qualche mese.

Sarà un incentivo a delinquere. Ed è dannosa proprio perché si innesta sull’incredibile ex Cirielli, che ha già dimezzato i termini di prescrizione. Diminuirli ancora è gravissimo, e inciderà soprattutto sui reati di media portata, che si estinguono dopo 7 anni e mezzo: togliere 6 mesi è tanto, e sui reati come la corruzione avrà un effetto devastante. Anche perché si tratta di crimini che spesso si scoprono alcuni anni dopo che sono stati commessi.

Tra le leggi ad personam ritiene più grave la prescrizione breve o il processo breve?

Servono a esaudire due desideri diversi. La prescrizione breve blocca il processo Mills prima di una condanna di primo grado, e l'effetto generale sarà un incentivo a delinquere. Mentre il processo breve, per com’era stato pensato all’inizio, era demenziale: poneva blocchi rigidi sulla durata massima del primo, secondo e terzo grado di giudizio. Se non venivano rispettati, si cancellava il processo, qualunque fosse la gravità del reato contestato.

Nella versione approvata, invece, se non si rispettano i limiti imposti il processo può continuare lo stesso.

C’è però un particolare molto preoccupante: hanno previsto che se il giudice, per esempio in appello, supera i rigidi tempi previsti, il capo del suo ufficio deve comunicarlo al Guardasigilli e al procuratore generale della Cassazione. Cioè ai due titolari dell'azione disciplinare.

Quindi sarà Alfano a decidere se punire o meno il magistrato?

Esatto. Hanno trovato un modo per dare al governo più poteri nella lotta ai magistrati. Prendiamo un processo per aggiotaggio: basta che vengano chieste 4 o 5 perizie e sicuramente si sforeranno i tre anni previsti per il primo grado di giudizio. Il giudice, anche se del tutto incolpevole, può essere sottoposto ad azione disciplinare, a discrezione del ministro. È uno dei tanti modi per intimidire la magistratura.

Come se ne esce secondo lei?

Ci vorrebbero nuove elezioni e una maggioranza di italiani che, avendo capito la situazione, scegliesse una classe politica all'altezza del compito di governo. Così da riportare il Paese a un livello di civiltà.

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