domenica 17 aprile 2011

La follia come liberazione


di Furio Colombo

Pirandello è stato il primo a notare il grande espediente: se il nodo è inestricabile, fingiti pazzo. La tua finzione, specialmente se estrema, potrebbe indurre gli altri a tradirsi, a rivelare almeno in parte quel che hanno fatto e quel che vogliono fare.

Alberto Asor Rosa, il grande italianista – scambiato, a causa del suo silenzio politico negli ultimi tempi, come un intruso nelle pagine politiche dei giornali di questo strano periodo – ha deciso un colpo di scena. Avrà ascoltato gli On. Corsaro e Cicchitto, nella seduta notturna della Camera dei deputati, tutti al lavoro, parlamentari e membri del governo, Esteri e Difesa, non uno assente, al solo scopo, mentre divampano guerre e si addensano pericoli mortali, di salvare il loro primo ministro molto ricco e molto imputato, e si è chiesto ad alta voce: “Ma perché non chiamate i Carabinieri?” (Il Manifesto, 13 aprile).

In effetti, chi avesse ascoltato l’On. Corsaro paragonare i giudici di Milano agli assassini di Aldo Moro, e l’On. Cicchitto attaccare con ferocia la vicepresidente della Camera Bindi perché si era permessa di ricordare un vecchio trascorso del vibrante Cicchitto, la sua adesione e partecipazione a una loggia massonica segreta detta P2 (ragione che aveva indotto il presidente della Repubblica Pertini a negare il saluto e rifiutare l’ingresso in Quirinale) si sarebbe reso conto che un evento pazzesco stava svolgendosi quella notte alla Camera dei deputati del Parlamento Italiano.

Non vorrei speculare sul sincero slancio di follia di un italiano stordito ed esasperato dopo 17 anni di venerazione del miliardario e di inchino continuo, dalle grandi intelligenze a Scilipoti, verso le sue volontà, giochi e capricci, e soprattutto interessi; oppure sul freddo e attento letterato che sceglie di essere Enrico IV pur di smuovere almeno l’attenzione di alcuni. Di certo l’obiettivo è raggiunto. Si può parlare liberamente, e anche con sdegno, di Asor Rosa come di un uomo impazzito che vuol mandare i Carabinieri in Parlamento (dunque, colpo di Stato), benché un letterato i Carabinieri li possa soltanto descrivere.

MA INTANTO, fatalmente, ha richiamato l’attenzione su una notte parlamentare che resterà un esempio. Perché è stata una notte senza false illusioni e senza finte bi-partigianerie. L’opposizione, e in particolare il Pd, non ha esitato su nulla, non ha commesso errori od omissioni, ha usato con bravura ogni strumento e ogni espediente, non ha taciuto mai e non ha rinunciato mai, senza una assenza e con molta aspra chiarezza in ogni argomento. Ma è stato come parlare con ansia e ragione e senso del pericolo ai membri di una setta. Niente a che fare col Parlamento. Niente a che fare con “gli eletti dal popolo” visto che si tratta ormai di una legione straniera, di eletti dappertutto e di truppe mercenarie.

È stata dunque una notte in cui si sentivano gli echi di due film profetici che hanno segnato la cultura (purtroppo non la politica) italiana: Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi, e Il Caimano di Nanni Moretti. In entrambi la fine viene dopo la fine, ovvero il regime crolla, se crolla, solo dopo il compimento di tutto il suo tragico danno. Infatti davanti a Montecitorio in quelle notti c’era una folla che, di tanto in tanto, una Santanchè o un La Russa uscivano a provocare, con spunti di follia più autentica e meno pirandelliana, anche perché si trattava di provocare i congiunti dei morti nel rogo della Moby Prince o del terremoto de L’Aquila.

Dispiace e imbarazza che “penne terze” come vorrebbe essere, ad esempio, Pierluigi Battista, scriva la mattina dopo: “L’elogio del golpe democratico stilato da Alberto Asor Rosa è l’ultima figura di un sentimento apocalittico che alberga in una opposizione drammaticamente incapace di diventare maggioranza” (Il Corriere della Sera, 15 aprile). Senza accorgersi del vero spettacolo di follia: una maggioranza che si comporta con disperazione distruttiva e rinuncia a governare pur di saldare i conti giudiziari del suo leader, e impedisce al suo governo di governare e lo fa anche come spettacolo, dunque in modo clamorosamente e vistosamente folle: eccolo lì tutto il governo, tutto in aula, decine di ore, giorno e notte, tutti fermi, tutti zitti, nel tentativo mortale, finora in parte riuscito, di abolire ogni ruolo o funzione del Parlamento e gettare direttamente il governo contro la magistratura, un modo per autodistruggersi mentre il mondo, che ha preso nota, ha cominciato a escludere l’Italia persino dalla finzione (da tempo era solo una finzione) di contare qualcosa nei consessi e nelle decisioni internazionali. Adesso si lascia intendere chiaramente che l’Italia di Arcore non può stare con Paesi e governi normali (abbiamo perso decoro e dignità prima ancora della libertà formale) e questi governi normali firmano apertamente rilevanti documenti mondiali lasciando che il governo italiano li legga sui giornali.

Dunque, vorrei dire a Pierluigi Battista e ai commentatori allibiti per il commento azzardato di Asor Rosa, che il peggio accade quando la maggioranza usa se stessa e il suo rilevante peso come arma contro le istituzioni, dalla magistratura al capo dello Stato.

Non volete credere al mio richiamo a Pirandello come chiave di lettura della esasperata frase di Asor Rosa?

Domandatevi se il proclama del vicepresidente dei deputati di maggioranza Corsaro alla Camera, in pieno dibattito sulla legge della prescrizione breve, non sia ben più pericoloso, per luogo, autorità e tempo: ha iniziato la strategia di equiparare i giudici che osano processare il suo capo agli assassini di Aldo Moro.

Quella strategia si è poi sviluppata nei manifesti che hanno tappezzato Milano, e nella autorevole e folle dichiarazione (folle senza alcun alibi pirandelliano, dati gli autori) dei senatori Gasparri presidente e Quagliariello (vicepresidente) dei senatori del Pdl.

Accusano con veemente violenza la Procura di Milano e prontamente ottengono dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, autore di tutta la montatura giudiziaria, di inviare ispettori a Milano.

Ovvero : il ministro della Giustizia contro i giudici che tentano carte alla mano, di processare il primo ministro.

Non pensate che a questo punto anche tanti altri cittadini si saranno detti l’un l'altro, in un momento di esasperazione : “Ma non si possono chiamare i Carabinieri?”, un modo per dire: ma dovremo restare per sempre in questa gabbia di mentitori, fomentatori e pazzi (pazzi perché unici nello sforzo di distruggere ciò che potrebbero governare)?

C’è sempre un buon dottore, in certe corsie infernali di ospedali caduti nel caos. E adesso, in Italia, si fanno avanti due primari della politica, Veltroni (Pd) e Pisanu (Pdl) e dicono questa frase, che dovrebbe essere la cura miracolosa, e tu te la fai ripetere perché hai il dubbio che si parli dello stesso luogo, dello stesso Paese, della stessa malattia.

Dunque, Berlusconi, dopo il bacio alle statuette di Priapo, ha appena fatto sapere che il fine ultimo della sua vita umana, imprenditoriale e politica è (cito) “la distruzione di questa magistratura”, si è appena messo contro l’Europa, fuori della Nato ed escluso da ogni rapporto dignitoso con gli altri leader d’Europa e del mondo.

Ha voluto persino aggiungere, fuori testo, il suo odio per la scuola pubblica italiana, che invece avrebbe il compito di governare, e ha dichiarato l’intento di spostare i fondi disponibili verso scuole private “anticomuniste”.

Siamo dunque, ovviamente, non solo fuori dalla legalità, come si dice sempre, ma fuori dalla normalità psichica, fatto grave quando avviene a chi detiene il potere.

Ma i due primari dicono: “Bisogna creare le condizioni politiche e istituzionali perché si torni al confronto positivo sui veri problemi degli italiani”.

Quella parola, “ritorno” rivela una nostalgia purtroppo mal posta.

Quando mai, con Berlusconi al potere o capo di una violenta e incessante opposizione, c’è stato un “confronto”?

Quando mai “sui problemi degli italiani”?

Provoca angoscia e disorientamento sentir dire che “i problemi non sono ideologie, sono fatti. Vince chi indica la soluzione migliore.“

Siamo sicuri che sia così? Da quando?

Qui risulta (e ne parla la stampa mondiale) che in Italia vince chi ha in mano tutte le televisioni e controlla tutta le informazioni, e spadroneggia con il conflitto di interessi.

Sì, lo so, sono le stesse cose che dicevamo educatamente (ma allora, almeno, insieme) nel 1996.

La tragedia è questa.

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