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DAVIDE VECCHI
Martedì si deciderà il futuro giudiziario del premier. Ma anche della maggioranza: tra Responsabili che rivendicano posti di governo e le fronde nel Pdl anche
La pausa è finita. I quattro giorni di sospensione dei lavori decisi giovedì per tentare di riordinare i pezzi di una maggioranza ormai sfilacciata volgono al termine. E nel fine settimana le difficoltà, se possibile, sono aumentate. Ai Responsabili che rivendicano posti di governo e minacciano di non votare i provvedimenti cari al premier, alla fronda interna nel Pdl guidata da Claudio Scajola contro Ignazio
Il passaggio non è irrilevante. Perché, per quanto non ci siano precedenti e non esista nel regolamento una sanzione prevista, l’ipotesi possibile è quella di consentire a
Berlusconi non vuole e non può innescare una prova di forza con il Quirinale. La priorità è portare a casa il processo breve. L’opposizione ha presentato 270 emendamenti e c’è la pregiudiziale di 26 ore. Così domani assisterà al voto in aula sugli altri provvedimenti e poi convocherà per mercoledì mattina un consiglio dei ministri straordinario motivandolo con comunicazioni da fare al governo a seguito della missione in Tunisia e sull’emergenza immigrati. E nella riunione la maggioranza deciderà di porre la fiducia al processo breve. Così potrà anche giustificare la sua assenza al tribunale di Milano dove proprio mercoledì è prevista la prima udienza del processo Ruby in cui il Cavaliere è rinviato a giudizio per concussione e prostituzione minorile. Già stamani avrebbe dovuto presentarsi all’udienza Mediatrade. L’aveva assicurato lunedì scorso. Ma la missione in Tunisia non gli permette di mantenere l’impegno preso. L’udienza sul caso Ruby di mercoledì sarà di smistamento, utile cioè per fare un calendario, anche a seconda degli impegni del premier, per le prossime date. Anche su questo il processo breve, che sarà definitivamente licenziato dal Senato tra un mese, provocherà conseguenze.
Al momento i procedimenti penali pendenti a Milano a carico di Berlusconi sono quattro. Da quello Ruby, che deve ancora cominciare, all’altro sul caso Mediatrade ancora in fase di udienza preliminare, fino ai dibattimenti Mills e Mediaset già aperti e in fase più o meno avanzata di esame dei testimoni. Con il voto della prescrizione breve Mills viene cancellato e buona parte delle imputazioni dei procedimenti Mediatrade e Mediaset decadono. I giudici potrebbero dunque concentrarsi sul caso Ruby. Il 9 maggio, ad esempio, data in cui si torna in aula sul caso Mills, potrebbe essere sostituito dal processo per concussione. E così le altre date utili. Ma i legali del premier si sono già portati avanti: Niccolò Ghedini e Piero Longo hanno chiesto che le udienze siano distanti l’una dall’altra per avere il tempo di poter studiare i nuovi incartamenti depositati. Così, dopo il 6 aprile, si tornerà in tribunale il 31 maggio e, probabilmente, a fine giugno. Anche perché, a prescindere dal voto sul conflitto di attribuzione alla Camera, il processo andrà avanti in attesa della Consulta impedendo, per lo meno, il pronunciamento di una sentenza.
Una accelerazione del processo Ruby porterebbe a sfilare in tribunale tutti i personaggi coinvolti. Dalle “bambole” di via Olgettina alle prostitute per professione a quelle per necessità. E le loro testimonianze finirebbero sui giornali e in tv proprio nei giorni in cui, a fine giugno, gli italiani saranno chiamati al referendum sul legittimo impedimento. Che potrebbe così trasformarsi in una sorta di elezioni anticipate per Silvio Berlusconi. Il premier può correre il rischio di allungare i tempi del processo breve? No, neanche di un mese, che diventano almeno due se si considera il necessario passaggio anche in Senato. Il processo Mills si concluderà il 18 luglio. E un eventuale ricorso in Appello potrebbe concludersi in tre settimane. Certo, c’è poi
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