mercoledì 25 maggio 2011

Alle radici del malessere


Cascano le braccia davanti alla cecità politica che sta dimostrando in queste ore la destra nella campagna per Milano. Ma davvero si può pensare che dilagare sui telegiornali, promettere ministeri, togliere multe, elargire mance e favori possa rovesciare un risultato che ha cause politiche profonde? Per carità: magari il ballottaggio di domenica assegnerà la vittoria a Letizia Moratti, chi può dirlo?, ma se ciò accadrà sono sicuro che accadrà solo perché, pur di non consegnare la città agli avversari, l’elettorato di destra si ricompatterà e tornerà alle urne che aveva disertato una settimana fa. Non certo perché ammaliato dall’ennesima concione berlusconiana o dal miraggio di qualche improbabile ministero alla Bovisa elargito da Bossi.

La destra dovrebbe convincersi che ciò che soprattutto le sta togliendo il consenso del Paese (Milano inclusa) — oltre qualche intemperanza, chiamiamola così, della vita privata del suo leader: ma in misura che io credo assai poco rilevante — non dipende in realtà dall’economia. Dipende da qualcos’altro che va al di là delle pur non facili condizioni di vita di tanti cittadini. Sostanzialmente dipende dal fatto che molti elettori di destra hanno cominciato a perdere fiducia nella capacità di Berlusconi e dei suoi di capirli e di rappresentarli in generale. Al contrario di ciò che spesso pensa la sinistra, non è per nulla vero, infatti, che a destra ci siano solo interessi, e per giunta quasi sempre bassi e talora inconfessabili.

C’è una visione organica dell’Italia, dello Stato e delle sue amministrazioni, dei valori e dei rapporti sociali (oltre che, va da sé, di quelli economici). È per l’appunto con tutto ciò — proprio del loro elettorato, ma in molti casi non solo — che Berlusconi e i suoi stanno mostrando di non riuscire più a essere in sintonia. Da un’infinità di tempo essi hanno abbandonato le grandi questioni generali, spesso di alto valore simbolico. Si sono spesi solo su due di esse: quelle riguardanti il fine vita e la giustizia. Ma si tratta di due questioni circa le quali era troppo evidente da un lato l’interesse elettoralistico per il voto cattolico, e dall’altro l’interesse personale del leader (senza contare peraltro che in entrambi i casi hanno combinato poco o nulla).

Il fatto è che Berlusconi e i suoi non riescono più a dare voce al proprio retroterra, a esprimerne il punto di vista, circa il modo in cui il Paese dovrebbe essere, circa i contenuti virtuosi che un’Italia di destra potrebbe/vorrebbe avere, e che sarebbe sciocca faziosità pensare che non possano esistere. I governi delle democrazie — che siano di destra o di sinistra — non esercitano il potere solo per spendere o per distribuire risorse. Esistono anche per difendere chi si trova in posizioni di svantaggio, per tutelare gli interessi generali, per aiutare a vivere meglio. È su questo piano soprattutto che il governo della destra italiana non è stato capace di agire e di trasmettere un messaggio in grado di arrivare all’opinione pubblica. Innanzitutto alla «sua» opinione pubblica.

Ernesto Galli Della Loggia
23 maggio 2011

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