martedì 24 maggio 2011

Augusto Sinpreguntas

di Marco Travaglio

Racconta l’Espresso che in Spagna un professore di Scienze politiche, Antón Losada, ha promosso su Twitter la rivolta dei giornalisti contro il malvezzo dei politici di convocare conferenze stampa senza domande. La campagna s’intitola sinpreguntasnocobertura (“senzadomandenientecopertura”).

Se i politici non rispondono, i giornalisti li ignorano.

Hanno aderito in 8.500, comprese tutte le associazioni di categoria, più Cadena Ser, Tve ed El Mundo.

Chissà se l’iniziativa dei periodistas indignados avrà un seguito in Italia, dove non solo i politici (da B. a Scajola a Tremonti) arringano i giornalisti su temi a piacere e poi dribblano le domande o selezionano quelle gradite; ma i telegiornali anticipano i loro desideri, recapitando a domicilio del padrone un microfono semovente con attaccato un presunto iscritto all’Albo dei giornalisti per raccogliere il verbo.

Ieri l’Agcom ha presentato il conto a Rai e Mediaset per la televendita a reti unificate di venerdì su Tg1, Tg2, Tg4, Tg5, Studio Aperto.

Per Mediaset sono affari di B.: lui le multe per l’uso criminoso delle sue tv le mette a bilancio alla voce “investimenti”.

Ma per la Rai sono affari nostri, visto che ogni leccata di Minzolingua & C. la paghiamo noi.

L’ultima ci costa 258 mila euro, visto che Augusto Sinpreguntas è recidivo.

Resta da capire che cosa debba ancora accadere perché costui venga sospeso dal servizio, essendo indagato a Roma per peculato con l’accusa di aver abusato della carta di credito aziendale e accollato alla Rai spese personali per almeno 60 mila euro.

La prassi interna, in questi casi, prevede l’immediata sospensione del dipendente inquisito per aver abusato delle proprie funzioni; poi, in caso di accertamento dei fatti, il suo trasferimento ad altro incarico e, in caso di condanna, il licenziamento.

Quando Agostino Saccà, intercettato con B. che chiedeva di sistemare alcune Papi-girl a Raifiction, fu indagato per corruzione (e in seguito archiviato), si autosospese prima che provvedesse l’azienda, che poi lo trasferì alla direzione commerciale.

Quando Ignazio Scardina, caporedattore di Raisport, fu indagato per Calciopoli (era all’orecchio di Moggi), venne sospeso per due anni fino al processo, dopodiché traslocò ad altro incarico.

Idem per il vicedirettore Risorse televisive Giuseppe Sangiovanni, indagato in Vallettopoli assieme a Salvo Sottile per concussione sessuale: fu sospeso per 8 mesi e poi, dopo il proscioglimento, distaccato a Televideo.

Perché mai ciò che valeva per Saccà, Scardina e Sangiovanni non dovrebbe valere per il direttore del Tg1, sotto inchiesta tanto alla Procura di Roma quanto alla Corte dei Conti?

La melina di viale Mazzini pare aver sorpreso perfino lui, che da qualche settimana si comporta ormai come un esterno: infatti ha ripreso a collaborare con Panorama. Naturalmente non c’è nulla di male se il direttore di un tg scrive su un giornale. Ma Panorama è edito dalla famiglia B. Possibile che, ai vertici della Rai, nessuno colga il conflitto d’interessi del direttore del primo telegiornale stipendiato dal presidente del Consiglio?

L’ultima rubrica di Augusto Sinpreguntas sull’house organ del premier è dedicata alla débâcle elettorale del suo mandante, che lui gabella penosamente per una disfatta dell’opposizione. La bizzarra tesi minzolina è che il Pd, anche se ha vinto al primo turno a Torino e Bologna con suoi candidati, è come se avesse perso perché “ormai prigioniero di Vendola, Di Pietro e Grillo”, che a suo dire rappresentano l’“Ulivo rosso”, “estremista, massimalista, giustizialista” e parlano un “vocabolario rozzo”.

Nulla a che vedere con il dolce stil novo di B. e con la poetica di Bossi a base di dito medio, pernacchie, Zingaropoli, Br e al Qaeda.

Quanto alla Moratti, ha perso in una “Milano bombardata per nove mesi dai media sul caso Ruby”.

Tutta colpa dei giornalisti che danno le notizie: dunque Minzolini ha un alibi di ferro.

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