martedì 3 maggio 2011

Bin Laden, la caccia partì da Guantanamo E in Pakistan scatta l’inchiesta sui servizi



L'operazione denominata 'The mother lode of intelligence' è iniziata nel 2007 quando gli americani cominciano a interrogare Khaled Sheikh Mohammed e Abu Faraj al Libi, i cervelli dell'attentato alle Torri Gemelle. Due anni dopo l'individuazione della zona frequentata dallo sceicco del terrore. E solo nell'agosto del 2010 la certezza: il capo di al Qaeda si trova ad Abbottabad. Intanto Islamabad si giustifica: "Noi non coinvolti nell'operazione ma in prima linea contro il terrorismo"

A 24 ore di distanza dalla morte di Osama bin Laden (Leggi la cronaca di ieri), continuano a emergere nuovi elementi sull’operazione denominata ‘The mother lode of intelligence’che ha portato prima all’individuazione e poi all’uccisione dello sceicco del terrore in un palazzo di Abbottabad, in Pakistan, a 50 km dalla capitale Islamabad.

Osama ucciso da un suo uomo. Il quotidiano Dawn di Islamabad ipotizza che il proiettile che ha ucciso bin Laden possa essere stato sparato non da un membro del commando americano che ha investito la villa-fortezza ad Abbottabad, ma da un uomo della stessa sicurezza del capo di Al Qaida. Il giornale cita un responsabile pachistano che ha visitato il luogo del blitz poco dopo la partenza delle ‘teste di cuoio’ statunitensi e secondo cui l’uomo più ricercato del mondo “potrebbe essere stato ucciso da una delle sue guardie, a cui aveva dato precise istruzioni di impedire che fosse catturato vivo”. La fonte ha aggiunto che “per quello che si comprende della dinamica dell’assalto da parte del team americano, è pressoché impossibile immaginare che Bin Laden possa essere stato ucciso con un solo colpo da uno degli attaccanti mentre opponeva resistenza”.

I files segreti di Osama sotto la lente degli esperti. Secondo il quotidiano on line americano Politico (Leggi l’articolo in inglese), centinaia di esperti stanno analizzando in queste ore un’ingente quantità di materiale informatico prelevato dalla villa-fortezza in cui Bin Laden è stato ucciso.

La caccia all’uomo parte da Guantanamo. Come riporta questa mattina Il Corriere della Sera, è il 2007, quando gli americani hanno in mano a Guantanamo e, nelle prigioni segrete della Cia, due uomini chiave. Khaled Sheikh Mohammed e Abu Faraj al Libi. I due, sottoposti al waterboarding, parlano e gli investigatori ricavano le indicazioni su un probabile corriere usato da Osama. Nel 2009 viene individuata la zona frequentata da Osama nel Nord del Pakistan. Il team della Cia, conosciuto come “The Cadre”, composto da novellini e vecchi agenti richiamati dal servizio, analizza le informazioni. I risultati arrivano solo nell’agosto 2010, quando il campo di ricerca si restringe su Abbottabad, a 50 chilometri dalla capitale Islamabad. Le ricerche sugli spostamenti del corriere portano gli agenti a un complesso costruito nel 2005, circondato da alti muri e costato 1 milione di dollari. chi vive lì dentro non ha né telefono, né collegamento Internet. Inoltre, invece che buttare l’immondizia la brucia. Insomma, il cerchio si stringe e i sospetti diventano certezze. Il covo di Bin Laden non è distante dalle accademie militari. Il quartiere è abitato anche da diversi ufficiali dell’esercito pakistano in pensione.

The Telegraph: “Ucciso il figlio più piccolo e successore di Osama”. E’ Hamza, il figlio più giovane di Osama Bin Laden, l’uomo che i Navy Seals americani hanno ucciso nel corso del blitz che ha portato alla morte dell’ex capo di al-Qaeda. A rivelarlo il sito web del quotidiano ingleseThe Telegraph. Hamza era indicato da alcuni esperti d’intelligence come uno dei possibili successori di Bin Laden alla guida del network terroristico. Il giovane, si legge sul quotidiano, aveva solo 18 anni, ma nonostante la giovane età pare sia stato uno dei più stretti confidenti del padre. Hamza era una delle figure di riferimento di al-Qaeda sul web da quando apparve in un video in cui celebrava l’attentato alla metro di Londra del luglio 2005. In quell’occasione il giovane si definì il ‘Principe del Terrore’ ed erede designato di Bin Laden e auspicò la distruzione di Usa, Gran Bretagna, Danimarca e Francia. Alcuni rapporti d’intelligence ritengono anche che il figlio più giovane dello sceicco abbia preso parte al commando che nel dicembre 2007 assassinò l’ex premier pakistano, Benazir Bhutto.

Il ‘fronte’ pakistano. Il presidente pachistano Asif Ali Zardari, in un intervento pubblicato sul Washington Post, ha ammesso che i pachistani non hanno collaborato all’operazione che ha portato all’uccisione di bin Laden, ma ha affermato che il suo paese ha contribuito all’individuazione del corriere del leader terrorista che ha portato involontariamente gli americani fino al covo di Abbottabad. Zardari ha anche negato che il Pakistan non abbia agito contro i terroristi sul suo territorio e ha rivendicato gli ultimi dieci anni di collaborazione su questo tema con gli Stati Uniti. Eppure solo una settimana fa il capo di Stato maggiore statunitense Mike Mullen, aveva accusato pubblicamente i servizi segreti pachistani di sostenere le attività dei talebani (Leggi l’articolo).

Il Pakistan all’oscuro dell’operazione americana. “Sebbene i fatti di domenica non siano stati un’operazione congiunta – ha scritto Zardari – un decennio di cooperazione e partenariato fra gli Stati Uniti e il Pakistan ha portato all’eliminazione di Osama bin Laden in quanto minaccia costante al mondo civilizzato”. “Noi pachistani – ha continuato il presidente – traiamo una certa soddisfazione dal fatto che il nostro aiuto per identificare un corriere di bin Laden ha condotto in fin dei conti agli eventi di questa giornata”. “Qualcuno nella stampa Usa – ha aggiunto Zardari – ha suggerito che i pachistani abbiano mancato di energia nel perseguire il terrorismo o, ancora peggio, che siano stati ambigui e abbiano in realtà protetto i terroristi che affermavano di perseguire… Queste speculazioni senza fondamento possono produrre notizie televisive eccitanti, ma non rispecchiano i fatti. Il Pakistan ha tante ragioni per disprezzare Al Qaida quanto qualsiasi nazione. La guerra al terrorismo è tanto la guerra del Pakistan quanto quella dell’America”.

Un’inchiesta sull’operato dei servizi di intelligence pakistani. E per fugare i sospetti su un possibile collaborazionismo tra Pakistan e al Qaeda, l’ambasciatore del Pakistan negli Stati Uniti ha annunciato che Islamabad aprirà “un’inchiesta” per fare “piena luce” sull’operato dei servizi di intelligence pakistani (Isi) nella caccia a Osama bin Laden. “E’ chiaro che Bin Laden aveva una rete di sostegno. La questione è sapere se questa rete si trovava all’interno del governo, dello Stato o della società pakistana”, ha affermato Hussain Haqqani all’emittente Cnn. “Sappiamo tutti che alcune persone condividono lo stesso modello di pensiero” di Bin Laden, ha precisato l’ambasciatore. “E’ scontato – ha aggiunto – che (l’ex capo di al-Qaeda, ndr) abbia beneficiato della protezione di alcune persone”. Haqqani ha quindi concluso precisando che il Pakistan “condurrà un’indagine completa per determinare perché l’intelligence non è riuscita a localizzarlo prima”.

Chiuse ambasciata e consolati Usa in Pakistan. Intanto, arriva la comunicazione che l’ambasciata degli Stati Uniti a Islamabad e i consolati a Peshawar, Lahore e Karachi sono chiusi al pubblico “per gli affari correnti fino a nuovo ordine”, in particolare per i visti. Gli uffici “rimangono aperti per tutti gli altri affari e per i servizi d’urgenza ai cittadini americani”. “Abbiamo preso questa misura per la sicurezza del pubblico – ha precisato alla France Presse il portavoce dell’ambasciata, Alberto Rodriguez -. Avviseremo il pubblico a tempo debito e la situazione sarà riesaminata regolarmente”.

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