sabato 7 maggio 2011

La mafia smentisce


di Marco Travaglio

Il Giornale: “I Graviano smentiscono Spatuzza”. Libero: “I Graviano non parlavano con Dell’Utri. Nuovo ko al teorema di Silvio mafioso”. La Stampa: “Graviano: mai avuto rapporti con Dell’Utri. Il boss di Brancaccio smentisce Spatuzza”. Quindi è deciso: siccome due capimafia non pentiti anzi irriducibili, Giuseppe e Filippo Graviano, che negano di essere mafiosi, anzi negano proprio che esista la mafia, smentiscono il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, vuol dire che Spatuzza mente. E non se ne parli più.

L’ha detto pure quel genio di Marina B. nell’intervista-soffietto al Corriere: “Questi signori, da Spatuzza a Ciancimino, si rivelano un bluff”. Il fatto che Spatuzza abbia confessato 40 omicidi che mai gli sarebbero stati attribuiti dalla magistratura, a cominciare dalla strage di via D’Amelio (per cui altri al posto suo erano già stati definitivamente condannati), non conta. La sua parola vale quanto quella dei Graviano, anzi vale meno, visto che quella dei Graviano è in grado di smentire quella di Spatuzza.

Vai a spiegare che, con questa logica, non si sarebbe mai potuta processare la mafia, né accertarne l’esistenza, né condannare un solo mafioso.

Quando Falcone e Borsellino istruirono il maxi-processo, fondato quasi esclusivamente sulle parole dei protopentiti Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno e Antonino Calderone, i capimafia Liggio, Calò, Greco detto il Papa e altri “smentirono” in aula le parole dei tre collaboratori, ma naturalmente a nessuno venne in mente di tener conto delle loro deposizioni: perché, appunto, si trattava di mafiosi che negavano di esserlo e smentivano l’esistenza stessa di Cosa Nostra.

Volendo poi andare al di là delle apparenze e tentare di comprendere a che gioco sta giocando Giuseppe Graviano – unico vero capo politico e militare del clan di Brancaccio all’epoca delle stragi (il fratello Filippo era una sorta di contabile della famiglia) – basta cogliere uno dei messaggi che sta lanciando da mesi.

Al processo Dell’Utri disse che non avrebbe parlato e si avvalse della facoltà di non rispondere, dopo aver messo a verbale di “rispettare” la scelta di Spatuzza di collaborare. Aggiunse che avrebbe parlato quando gli fosse stato alleggerito il 41-bis.

Filippo invece smentì di aver mai detto a Spatuzza, in carcere, che si sarebbe dovuto parlare con i magistrati se il governo non avesse mantenuto la promessa di migliorare le condizioni dei mafiosi detenuti.

Dunque l’unica vera accusa di Spatuzza a B. e Dell’Utri – aver sentito dire da Giuseppe, al Bar Doney di Roma nel gennaio ’94, “quello di Canale 5 e il compaesano ci stanno mettendo l’Italia nelle mani” – non è stata smentita da nessuno. Né da Giuseppe, che al processo Dell’Utri s’è avvalso della facoltà di non rispondere, né da Filippo, che non c’era.

L’altroieri, al processo di Firenze per le stragi del ’93, Filippo ha negato di aver avuto contatti con Dell’Utri (ma Spatuzza non l’aveva mai detto), mentre Giuseppe ha adottato una strategia ancora diversa dalle altre volte. Ha risposto a tutte le domande dei giudici su mafia e stragi, arrivando a dichiarare di “rispettare le sentenze” che l’hanno condannato all’ergastolo. E solo alle domande su B. e Dell’Utri e sui rapporti societari con la Fininvest s’è avvalso della facoltà di tacere. Per non dover né confermare né smentire.

S’è limitato a negare l’incontro al Bar Doney, ma sul contenuto della presunta conversazione con Spatuzza sulla nascita di Forza Italia è tornato a tacere. E questa sarebbe una “smentita” a Spatuzza?

Pare quasi che i processi di mafia fossero una gara a chi arriva prima fra mafiosi pentiti e non pentiti. Nel qual caso la soluzione è semplicissima: interrogare prima i Graviano, poi Spatuzza. Così “Spatuzza smentisce Graviano”.

Ps. Perché il Corriere non chiede a Marina B. di raccontare quando il mafioso Vittorio Mangano, ogni mattina fra il 1974 e il ‘76, accompagnava lei e Pier Silvio a scuola?

2 commenti:

Francy274 ha detto...

Solo gli allocchi non si avvedono che l'Italia è già in mano alla mafia, da Nord a Sud. Ciò che volevano l'hanno ottenuto con dalla morte di Falcone e Borsellino in poi.
Peccato che gli italiani non hanno conservato la rabbia di allora ma si sono dati pace davanti a chi ormai giace da anni.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

... attizzati dai collusi!