domenica 15 maggio 2011

Le incredibili giravolte del caso Tedesco


PAOLA ZANCA

Qualcuno li aveva avvertiti: attenzione, se ci mettiamo ad aspettare le sentenze, non ne usciamo più. E avevano ragione: delle sentenze attese, il caso Tedesco è finito ostaggio. Tre mesi fa i giudici del tribunale di Bari hanno chiesto per l’ex assessore alla Sanità pugliese (oggi senatore, autosospesosi dal Pd) la custodia cautelare in carcere per concussione. E solo questo martedì, dopo sette convocazioni, forse la Giunta del Senato potrebbe decidere che è arrivato il momento di rispondere alla richiesta dei magistrati.

Un mese fa, la vicenda è stata al centro delle cronache di tutti i giornali. Dopo una lunga istruttoria, in quei giorni la Giunta doveva decidere il da farsi. Il 6 aprile, la querelle si conclude con un nulla di fatto: i leghisti non partecipano al voto, il Pd – a cui il segretario Bersani aveva lasciato “libertà di coscienza”boccia la relazione del Pdl che dice no all’arresto. Poi, non se ne è più saputo nulla. Che è successo?

Cominciamo col ricordare che il Pd dice no alla relazione del Pdl con le motivazioni più diverse: chi vuole il sì alla custodia cautelare, chi crede sia meglio aspettare la decisione del tribunale del Riesame, chi non giudica abbastanza gravi i reati di cui è accusato Tedesco. Relazione bocciata, però, non significa sì all’arresto. Significa che la Giunta non ha espresso nessuna posizione: è tutto da rifare. Si decide che la nuova relazione la scriverà il senatore Idv
Luigi Li Gotti, vicepresidente della Giunta. Sarà un’informativa che andrà direttamente al voto dell’Aula di palazzo Madama: non un testo che fa una proposta ai senatori (e che quindi presuppone un accordo a quanto pare difficile da trovare), ma un semplice resoconto dei fatti che chiede ai senatori: autorizzate la custodia cautelare in carcere sì o no? È tutto pronto per essere messo nel calendario dei lavori del Senato quando, il 20 aprile, arriva proprio la decisione del tribunale a cui Tedesco ha fatto appello: niente più carcere, bastano i domiciliari. La relazione Li Gotti va aggiornata, la domanda a cui l’aula deve rispondere è un’altra. A quel punto i commissari sono precipitati nel dilemma: si tratta di una nuova autorizzazione a procedere o è la stessa di prima, soltanto modificata? Si è scelta la seconda strada: respiro di sollievo, altrimenti bisognava ricominciare tutto daccapo.

Ma c’è un ma. Nel provvedimento, oltre a modificare il carcere in domiciliari, il giudice avvisa i senatori che sta ancora decidendo su un punto non da poco: deve dirimere un conflitto tra procura e tribunale. I pm hanno fatto appello contro la decisione del gip: sostengono che tra i reati da imputare a Tedesco ci sia anche quello di associazione a delinquere. La relazione Li Gotti, a questo punto, rischia di essere provvisoria: si fa votare il Senato sui domiciliari, e se poi c’è l’associazione a delinquere e torna la galera? I senatori non se la sono sentita di portare in aula una richiesta che poteva poi cambiare di nuovo. Così, hanno scritto al tribunale sperando li aiutasse a uscire dal tunnel: quando decidete? – questo il tenore della domanda – se vi sbrigate, vi aspettiamo. Dai giudici però non è ancora arrivata nessuna risposta, la vicenda sembra andare per le lunghe. E nel frattempo Tedesco ha impugnato la sentenza in Cassazione: comprensibilmente, non vuole nemmeno i domiciliari. Che fare, quindi, aspettare anche l’ultimo grado di giudizio?

La Giunta sembra aver deciso di mettere da parte le cautele. Trapela che l’orientamento del presidente Marco Follini (Pd) sia quello di mettere la parola fine: è una questione di correttezza, non possiamo più aspettare. Martedì lo dirà in Giunta. Se saranno tutti d’accordo, toccherà alla conferenza dei capigruppo calendarizzare la richiesta. E finalmente l’aula voterà. Sempre che prima il tribunale non sciolga il nodo dell’associazione a delinquere. Un capo d’imputazione che la Giunta non ha mai esaminato. A quel punto, fanno già sapere, “servono valutazioni politiche e giuridiche diverse”.

Dalla rubrica “Che fine ha fatto?” de Il Fatto Quotidiano, 14 maggio 2011.

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