UMBERTO ROSSO
Credibile. Affidabile. Praticabile. "O la sinistra immagina così l'alternativa oppure resterà all'opposizione". Firmato Giorgio Napolitano. Che cita il pensiero di Antonio Giolitti, ma intanto sottoscrive, attualizza. E strapazza un po', sia pure attraverso la lente della ricostruzione storica, un centrosinistra che non sembra imparare la lezione. Quella via riformista al governo, condensata nei tre aggettivi, porta appunto la firma di Giolitti, padre nobile dei riformatori italiani, e ricordato ieri in un convegno nel primo anniversario della morte. Ne scriveva in un saggio parecchi anni fa. Il capo dello Stato l'ha ripescato, ne ha scelto accuratamente alcuni passaggi, legge testualmente, discutendone con Eugenio Scalfari, testimone e protagonista di quegli anni, grande amico dell'ex ministro del Bilancio. Gli onori di casa li fa Giuliano Amato, presidente della Treccani che organizza la giornata di riflessione storica, insieme alla Fondazione Lelio Basso. "Sono passati quindici anni - ricorda il capo dello Stato - ma in quel testo c'è un tema che è ancora di attualità, e che perciò dovrebbe rileggere molte volte chi fa politica a sinistra oggi ed è, a quanto pare, all'opposizione...".
Messaggio a Bersani e soci, insomma. Allora, ecco i tre ingredienti che ancora mancano all'appello per uscire dall'angolo dell'opposizione. Napolitano legge Giolitti. Primo, serve credibilità. "Bisogna essere capaci di esercitare l'azione di governo". Secondo: l'affidabilità. "Bisogna
togliersi di dosso il sospetto di volersi insediare al potere come un'alternativa senza alternativa". Gioco di parole? Non tanto, anzi sembra l'affondo più pesante rivolto ad una sinistra che si lascia dietro una scia di dubbi sul tasso di democraticità, che immagina di combattere nemici più che competitor. Terzo e ultimo componente della miscela: occorre offrire soluzioni praticabili. "Bisogna rendere realistico e convincente il perseguimento degli obiettivi, gli ostacoli da superare e la gradualità da adottare". Erano i primi anni Novanta,
E i ritardi del Pci sulla strada della socialdemocrazia? Napolitano, che fu il leader della corrente riformista del partito, ricostruisce: "La verità è che c'era il Psi di Craxi e potevamo fare tutti i discorsi che volevamo sulla socialdemocrazia, chiunque ci avrebbe risposto: c'è Craxi, "this is the drama", per dirla con Shakespeare... ". In Italia, aggiunge, c'è stata "una drastica sottovalutazione quando una non conoscenza della socialdemocrazia europea". Che, ricorda sferzante il presidente della Repubblica, non era certamente rappresentato dal Psdi, "certo c'era questo partito, Pietro Longo, ma le sue avventure politiche furono diciamo così deludenti, per usare un eufemismo". Ma, eccezioni a parte, nel corso degli anni c'è stato "un grave impoverimento culturale dei partiti e della loro funzione formativa" lamenta il capo dello Stato. Il vero problema è ciò che oggi i partiti "non riescono più ad essere" rispetto a quel che accadeva in passato. Colpa di "un divorzio tra politica e cultura, di un rapporto che si è rotto, da tutte e due le parti nel corso degli ultimi dieci o venti anni".
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