Il Carroccio perde voti per colpa del Pdl. Dalle prime indiscrezioni, sarebbe questo il pensiero che passa per la testa del Senatur. Mentre i suoi colonnelli, Calderoli e Castelli, definiscono il successo di Pisapia come una "anomalia" e sottintendono l'appoggio alla Moratti, il leader per adesso tace
E Umberto Bossi? Che cosa fa? Che cosa pensa? Domande che corrono di bocca in bocca nella sede nazionale della Lega nord in via Bellerio a Milano. Per tutto il pomeriggio e tutta la sera il leader padano è rimasto chiuso in un ufficio al secondo piano, inaccessibile ai giornalisti che riempivano la sala stampa in attesa di una presa di posizione ufficiale del partito che vede il proprio candidato sindaco, la mal digerita Letizia Moratti, sei-sette punti indietro a Giuliano Pisapia, sostenuto dal centrosinistra.
Una “anomalia”, per dirla con Roberto Castelli, che nessuno alla vigilia del voto si aspettava. Se ballottaggio doveva essere, tutti pensavano che il punteggio avrebbe premiato
Di Bossi sono filtrate soltanto alcune indiscrezioni: “sorpreso”, “irritato”. In passato il Pdl vinceva grazie alla Lega, ora
Per tutta la campagna elettorale Bossi ha palesato insofferenza verso i tentativi di Silvio Berlusconi di estremizzare il voto milanese nel solito referendum “o con me o contro di me”. Dai manifesti che paragonavano i magistrati alle Brigate rosse alla boutade dell’ultimo minuto sui trascorsi “estremisti” di Pisapia,
In via Bellerio ancora qualcuno aspetta che il segretario leghista, noto nottambulo nonostante i problemi di salute, scenda a dire la sua. Per il momento la linea l’hanno abbozzata due colonnelli, Roberto Castelli e Roberto Calderoli: una mobilitazione dell’elettorato per impedire che siano “gli estremisti di sinistra” a governare Milano, una “anomalia” senza precedenti. Dunque “la partita non è chiusa”, con una sottointesa promessa leghista di non lasciare Letizia Moratti sola al suo destino. Ma l’imprimatur del capo, quello ancora manca.
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