lunedì 23 maggio 2011

Piccola lista di ignobili leggi


di Furio Colombo

Molti lettori domandano, nelle loro email quotidiane: ma siamo sicuri che un futuro governo – quando Berlusconi non sarà più il padrone della scena politica italiana – cancellerà le leggi indegne e umilianti di questi anni? La preoccupazione non è senza fondamento. Nonostante il promettente esito elettorale a cui stiamo assistendo e che potrebbe davvero “cambiare il vento”, sappiamo poco del dopo: larga coalizione aperta in tutte le direzioni, alleanze più misurate (ma per cosa, su cosa?) oppure un Pd più forte di quello che conosciamo, che punta, sia pure con cautela, verso sinistra? Sappiamo invece di una radicata tradizione italiana a dimenticare le leggi già fatte, anche se pessime. Conosciamo un passato di inerzia che ha consentito, per esempio, il sopravvivere a lungo di leggi fasciste e, nei primi anni dopo la caduta e la distruzione del fascismo, persino delle leggi razziali o di deleterie derivazioni e implicazioni di quelle leggi (reintegrazioni delle carriere, albi professionali, restituzioni, compensi, indennità). In questo caso il pericolo c'è due volte, per l'effetto di inerzia di cui si è parlato, ma anche perché certe ferite che il centrodestra ha reso visibili e anzi esaltato (omofobia, sottomissione alla volontà esclusiva delle gerarchie religiose) hanno sempre segnato e reso problematica la vita democratica italiana.

E ALTRE, che non c'erano, come certe aperte manifestazioni e ostentazioni di xenofobia, adesso sono tipiche e diffuse e saranno ostacolo ad alcune cancellazioni. È vero, ci aiuta a volte la Corte costituzionale, cancellando in tutto o in parte leggi vergognose e impossibili. E altre volte, come per il reato di "clandestinità”, estraneo ai principi giuridici di qualunque Paese democratico , ci ha aiutato la Corte europea, che ha negato ogni possibile applicazione della persuasione che essere (immigrato illegale) viene punito prima e in luogo di fare (commettere una qualunque infrazione o reato). Restano comunque pacchi di leggi che non appartengono a una Repubblica democratica. E non ci sarà in giro un Calderoli con il lanciafiamme che brucia in televisione. 300 mila leggi inutili (parola sua) perché sia il gesto sia il ministro sono incompatibili con la vita democratica di un Paese. Per sapere quanto sia grave il problema in questo Paese basti pensare a ciò che sta accadendo in questi giorni alla legge contro l’omofobia, ovvero il tentativo di introdurre, per certi reati, un’aggravante se il fine di una azione violenta è di punire una scelta privata e personale di vita. Una specie di rivolta trasversale ha accolto questo frammento di legge (modifica di un comma in un articolo del codice penale) che avrebbe collegato l'Italia con il resto del mondo civile. La rivolta è avvenuta all'interno di una commissione parlamentare (Affari sociali della Camera dei deputati) e, vale la pena di ricordare, non risponde a qualche forma di disagio popolare o di pressione di opinione pubblica. Tutto avviene fra limitate zone di potere che sono capaci di intimidire, nella forma più tipica nel nostro Paese: il consiglio di lasciar perdere. Può essere utile ricordare che appena pochi giorni prima della caduta in commissione della piccola civile modifica che avrebbe protetto una parte debole ed esposta a rischio del Paese, la strada della intolleranza e della intimidazione era stata aperta con il gesto apparentemente strano di un sottosegretario quasi ignoto del governo Berlusconi, o meglio noto solo per dichiarazioni e gesti come quello che sto per citare: ha visto una pubblicità di Ikea. A due uomini che si tengono per mano l’impresa di arredamenti svedese dice: "Noi siamo aperti per tutte le famiglie". Il sottosegretario, di nome Giovanardi, ha dichiarato che quella pubblicità era un’offesa alla Costituzione italiana (che in quel modo è stata, ovviamente offesa, facendo credere che si tratti di una Costituzione fondata sull'intolleranza e la discriminazione). Il gesto era stupido, ma l'effetto calcolato. In una commissione del Parlamento si è preparata subito un’imboscata per cancellare un civile e necessario intervento in un punto del codice penale. Non sono sicuro che torneremo a combattere quella battaglia finché governa questa gente che dà la caccia ai Rom e ai migranti e non vede perché non dovrebbe dare la caccia ai gay. Ma non sono sicuro di un rapido e deciso intervento nel dopo di cui spesso fantastichiamo. Dopo con chi? Basta niente per ritrovarsi con la compagnia sbagliata su questioni come queste, che dovrebbero essere ovvia tutela dei diritti civili di tutti e appaiono offese, pericoli (la famiglia uomo-donna sarebbe "in pericolo" se si tutelano anche le altre famiglie) che si consiglia, con una certa irruenza, di non tollerare.

QUALCUNO si farà avanti, nel dopo che ogni tanto sogniamo, e addirittura progettiamo, per dire "e adesso torniamo alla civiltà” (meglio: “Arriviamo dove non eravamo mai stati”)? C'è l'intero "pacchetto sicurezza" da cancellare. Ha cercato di trasformare le forze dell'ordine in persecutori, i centri di accoglienza in prigioni senza regola e senza legge, i sindaci in personaggi bizzarri e crudeli, che ora dipingono di verde padano le scuole pubbliche, ora, lasciano digiuni i bambini poveri o Rom o immigrati, ora isolano i bambini gli immigrati in classi separate nelle scuole, ora pretendono di selezionare secondo la nascita (Nord o Sud) i direttori didattici e i presidi delle scuole. Ci sono le leggi ad personam che tentano, violando tutti i principi costituzionali, di proteggere da ogni tipo di azione giudiziaria l'attuale presidente del Consiglio. Ma il punto più difficile e forse più umiliante per futuro, realtà e immagine della Repubblica italiana è la legge sul testamento biologico, in vigore in ogni democrazia del mondo, senza riguardo al credo religioso prevalente. Diventerà legge accettata e normale e vincolante per i medici come dovunque, o continueremo a rinviare, trovando sempre nuove ragioni per farlo? Temo che la preoccupazione di molti lettori su un decente futuro "dopo Berlusconi" abbia fondamento. Cancelleremo davvero e subito il paesaggio devastante, l'Italia del ventennio berlusconiano?

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