giovedì 23 giugno 2011

“B. NON FUNZIONA PIÙ È TUTTO FUORI CONTROLLO”

Bisignani al telefono con Scaroni liquida il governo
Indagine bis su gas e petrolio: riemerge Pacini Battaglia

di Marco Lillo e Antonio Massari

Un Governo che “non funziona più, non fa più niente” e una ministra, Mara Carfagna, che chiederebbe d’essere “impalmata” da Silvio Berlusconi. Le conversazioni di Luigi Bisignani, intercettate al telefono, raccontano un Paese allo sbando nel quale la politica, grazie ai suoi governanti, assume toni grotteschi. Nel sottobosco, però, i faccendieri tramano per chiudere affari e acquisire potere: al centro ci sono sempre l’energia, gas e petrolio, con commesse in Russia, Qatar e Cipro. Affari al centro di un’altra indagine, quella dei pm napoletani Catello Maresca e Marco del Gaudio, che ha in comune il coinvolgimento dello stesso protagonista: Luigi Bisignani.

Una seconda inchiesta che ha scandagliato nei sotterranei del potere, facendo riemergere un altro grande vecchio, Francesco Pacini Battaglia, segno che gli uomini di tangentopoli continuano, ancora oggi - spesso all’ombra del Vaticano, lo stesso Vaticano della maxi tangente Enimont - a governare l’Italia e i suoi affari. Nel 2003 Pacini Battaglia fu condannato a 7 anni e 3 mesi per i fondi neri dell’Eni. Come Bisignani, anche lui è cresciuto nel colosso dell’energia, e se il primo gestisce l’immenso potere che gli è derivato dalle “relazioni”, il secondo continua a occuparsi di petrolio e gas. Bisogna seguire l’affare miliardario dell’energia, e gli uomini che lo governano, per comprendere gli equilibri del Paese. E anche per cogliere gli umori e i giudizi che contano. Come quello di Bisignani che, sul governo Berlusconi, ha un’idea ben precisa. E la spiega all’amministratore delegato dell’Eni, suo uomo di fiducia, Paolo Scaroni, il 25 ottobre 2010: “E’ un governo che non fa più niente, non funziona più”. Frasi dette poco prima dell’appuntamento di Scaroni con Berlusconi ad Arcore, pochi minuti che descrivono l’andazzo di un governo con i “ministri in rivolta” e un totale fallimento strategico per gli stessi interessi di Berlusconi, cioè “l’accordo sulla giustizia”, che non può prescindere da Gianfranco Fini. E Bisignani cerca di consigliare il premier attraverso il suo fido Scaroni.

Scaroni: …sto andando ad Arcore...

Bisignani: calcola che lui è... abbastanza giù, molto polemico col tuo diretto interessato, però, insomma, lascerei perdere perché se no poi...

S: Con chi con...?

B: Giulio, sì, sì

S: Eh, lo so, oggi Draghi mi ha detto delle cose pazzesche di Giulio (…)

B: La situazione è assolutamente fuori controllo (…) secondo me, il discorso che gli puoi fare tu dall’esterno e che, secondo me, lui può apprezzare, gli devi dire... qual è l’urgenza maggiore che hai? Se è quella di fare l’accordo sulla giustizia, mettiti d’accordo con Fini e falla finita, se non è quella vai alle elezioni, però la cosa peggiore che stai... che sta succedendo è questa “morta cora” complessiva, con tutti i ministri in rivolta (…) l’ unica cosa che non si può fare è andare avanti in questo modo... per cui o fai l’accordo mangiando tutto quello che devi mangiare, però lo consideri necessario oppure chiudi la partita (…) Io questo gli direi, perché all’estero questo spettacolo di... di un Governo che non fa più niente non funziona più (…)”.

Questioni d’amore

Niente funziona, dice Bisignani, ma la guerra tra berluscones e finiani frattempo raggiunge livelli da implosione. E per capirlo basta ascoltare la conversazione del 22 ottobre 20101 tra Bisignani e Roberto d’Agostino, patron del sito Dagospia, mentre parlano di Italo Bocchino e Mara Carfagna e della “guerra” con Fini e la sua compagna Elisabetta Tulliani. D'Agostino: tesoro mio lei non centra un cazzo però a un certo punto gli ho detto perché ha detto quella cosa. .. io non ho visto la puntata (…) era in trasmissione ad Annozero hanno affrontato su chi c'è dietro Dagospia c'ha la faccia del culo... chi c'è dietro alla Carfagna vogliamo scrivere?

B: gli hai detto, no?

D'A: certo ... quello che ho fatto io per fermare a (inc.) ho azzerato tutti pettegolezzi di.. della Carfagna e di Bocchino insieme all'hotel Vesuvio in accappatoio mentre arriva mezza Roma (Mezzaroma è il cognome del compagno della Cafagna, ndr) allora dovevamo scrivere questo .. ma vaffanculo allora dice (inc.) stiamo in guerra tu tutti i giorni attacchi Fini e Tulliani (…) poi è un idiota anche perchè c'ha quest'altra scema della Carfagna, no (…) che è sempre più matta perché, l'ultima che mi hanno detto che lei vuole ... vuole veramente .. pretende davvero la mano di Berlusconi, la sai l'ultima? Veramente vuole che Berlusconi la prenda ... la impalmi.

B: ma cose da pazzi...

Affari esteri

E mentre il governo che non funziona implode nella “guerra” con Fini e i gossip su Bocchino e la Carfagna, che vorrebbe essere sposata – secondo d’Agostino – da Berlusconi, altri personaggi, alcuni legati a Bisignani, si muovono per fare affari con petrolio e gas. Al centro della vicenda, oltre Pacini Battaglia, c’è un nome poco noto, quello di Sergio Lupinacci, che secondo la Finanza, può vantare “rapporti di conoscenza e di cointeressenza con numerosi personaggi di spicco dell'ambiente politico, istituzionale, economico e religioso”. Lupinacci, nel suo passato, è stato socio di dalemiani di ferro come Enrico Intini e fondatori di Forza Italia come Marcello dell’Utri o imprenditori del calibro di Paolo Angelucci, proprietario di Libero e del Riformista, oltre che di una società che si occupa di sanità in tutt’Italia. Gli inquirenti lo ritrovano anche nel Cda della fondazione Osservatorio del Mediterraneo, un ente internazionale che fa capo al Ministero degli Affari Esteri. È lui che si spende per la nomina, al vertice del Comitato Esecutivo di "Centro Nord-Sud (un organismo del Consiglio d'Europa), della parlamentare Pdl Deborah Bergamini: il “centro” si occupa di favorire i rapporti dei 47 stati membri con i paesi in via di sviluppo. Lupinacci riesce a sensibilizzare il ministro Franco Frattini attraverso Tonino Bettanini, responsabile del coordinamento della comunicazione al ministero degli Affari Esteri, e l’interesse si spiega, secondo l’accusa, “per la possibilità che avrà la Bergamini di gestire "una marea, un mare di fondi", dei quali potranno beneficiare, tra l'altro, anche le Università chiamate a presentare progetti”. Nel mondo delle università, e degli interessi di Lupinacci, c’è Tor Vergata, guidata dal rettore Renato Lauro, dove lavora il ricercatore scientifico Nicola Di Daniele. Ma soprattutto, scoprono gli inquirenti, Lupinacci è “attivo, con funzioni d’intermediario, in rilevanti operazioni d'importazione di gas e petrolio greggio, nelle quali risulta coinvolta la società “Nilo Sviluppo” e Francesco Pacini Battaglia. Affari che interessano “anche Renato Lauro, il Rettore dell'Università di Roma Tor Vergata, che Lupinacci contatta per aggiornarlo sulle trattative e per farsi mettere in contatto con Battaglia”. Il compito di Pacini Battaglia, scrve la Guardia di Finanza, è quello “di procacciare gli acquirenti finali di gas”. I pm scoprono interessi con una società di Cipro, altri affari nel Qatar, e soprattutto in Russia, con la Gazprom. Tra le persone legate a Bisignani, il ricercatore Nicola di Daniele. Gli inquirenti descrivono “un’articolata struttura associativa composta da soggetti in grado di mediare tra imprenditori, esponenti politici, alti funzionari dello Stato e amministratori di grandi gruppi industriali e bancari appartenenti in passato al sistema delle cd. "partecipazioni statali”. In quest’indagine, Bisignani è stato intercettato più volte, ed è solo una delle inchieste connesse alla P4, che ormai spazia dalla cricca del G8 all’affare Pio Pompa Sismi.

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