GIAN ENRICO RUSCONI
La stampa internazionale «liberal» ha registrato con enorme attenzione, carica di simpatia, quanto è successo in Italia nelle settimane scorse. Dopo l’esito dei referendum ci si aspettava che da un giorno all’altro, sotto la spinta di quello che era stato presentato come un grande movimento democratico dal basso contro Berlusconi, accadesse ancora un «miracolo italiano». Invece non è accaduto nulla e non sta accadendo nulla di politicamente innovativo.
Non è facile, soprattutto dall’estero, seguire e decifrare le contorsioni della Lega, che sembra essere l’unico fattore in grado di modificare il quadro politico. In compenso sullo sfondo è ricomparsa la spazzatura di Napoli - diventata l’icona della vergogna nazionale.
Episodio apparentemente inspiegabile, ma carico di allusioni criminose. Insomma si riconferma l’immagine dell’Italia degradata e paralizzata.
Magari adesso anche all’estero si prenderà nota delle parole di Nanni Moretti secondo cui «personalmente Berlusconi è più confuso che mai», ma non è il caso di «dare per morto il Caimano». Di questo fatto però non viene data dall’uomo di cinema una spiegazione convincente, ma agli occhi della stampa internazionale le opinioni dei Moretti o dei Saviano valgono di più delle analisi dei commentatori professionali. E quindi gli interrogativi sul perché il berlusconismo dichiarato finito vada avanti resteranno senza risposta.
Eppure la spiegazione è semplice e pesante: mentre da un lato si continua a coltivare un’enfatica idea della «società civile italiana» in fase di risveglio «per mandare a casa il Cavaliere», dall’altro non emerge alcuna classe politica alternativa autorevole. Non c’è neppure un serio rinnovamento dei gruppi dirigenti delle forze partitiche che da anni stanno all’opposizione. Ma senza una forte e autorevole guida politica alternativa, i movimenti sono insufficienti se non impotenti.
La retorica della «società civile» rischia di portare fuori strada. Non è forse «società civile» anche quella che abita la città di Napoli con le sue inestricabili connivenze e contraddizioni impietosamente portate alla luce oggi dalla questione della spazzatura? Non ha forse le sue radici nella «società civile» il contrasto che paralizza da anni la questione della Tav in Valle di Susa? Non è espressione della «società civile» il vergognoso ripiegamento su se stesse di aree della Lombardia e del Veneto, un tempo civilissime prima che si lasciassero sedurre e traviare dal leghismo? Non attraversano forse verticalmente la «società civile» i contrasti sempre latenti sull’etica pubblica o sull’etica familiare?
Di fronte a queste contraddizioni della «società civile» soltanto una classe politica autorevole potrebbe governare discriminando al suo interno tra interessi legittimi e interessi illegittimi, tra impulsi innovativi e impulsi regressivi. Solo un gruppo politico autorevole saprebbe staccare e attirare a sé alcune significative componenti disilluse se non disgustate dal berlusconismo, ad esempio quella cattolica. Ma i cattolici dentro il Pdl sono paralizzati e timorosi di abbandonare il Cavaliere per un’alternativa che sembra spaventarli più che attirarli. Se la leadership del centro-sinistra (o come lo si vuole chiamare) non riesce a guadagnare politicamente il mondo cattolico, il berlusconismo durerà - nonostante tutto.
Il punto critico è dunque il nesso tra la capacità di guida della classe politica e i fermenti o i mutamenti importanti di opinione pubblica. Un esempio positivo viene dalla Germania (ovviamente in un contesto partitico assai diverso dall’italiano) dove la cancelliera Angela Merkel ha colto tempestivamente il netto cambiamento dell’opinione pubblica circa l’abbandono del nucleare, non ha esitato a modificare i piani del suo governo pur di intercettare a proprio favore il netto mutamento dello spirito pubblico, rivelandosi ancora una volta una leader d’istinto. A costo di sollevare malumori all’interno della propria colazione.
Nulla di paragonabile nell’eccitato immobilismo della politica italiana. Il nucleo duro del berlusconismo - a dispetto delle sue incompatibilità interne - è costituito da un blocco di potere indifferente ai movimenti della «società civile» perché sente d’istinto che in realtà non esiste più una vera «società civile», ma soltanto una società, frammentata, incattivita, incivile. Tanto vale ricompattarne di volta in volta pezzi di interessi di settore, di categoria, possibilmente più forti, senza preoccuparsi di alcun disegno o interesse generale. Il leghismo è l’apoteosi di questo atteggiamento.
In questa situazione nessuno è in grado di fare previsioni. Nel caso italiano questa impossibilità di prevedere non è semplicemente segno della incapacità degli osservatori e degli analisti, ma del livello di irrazionalità raggiunto dalla politica.
5 commenti:
In estrema sintesi: facciamo tutti un po schifo, alcuni più, altri meno. Che desolazione.
Abbiamo gli stessi gusti, ho appena terminato di postarlo anch'io.
A proposito di postare articoli non propri copiati dai quotidiani in rete, cosa ne pensi della censura di Agcom? Chi riguarderà?
Un abbraccio, Cetta.
I siti stranieri e i blog veramente pericolosi.
Noi non lo siamo.
Sono a Eboli, un po' di mare e poco tempo a disposizione per curare i blog amici.
Buona vacanza, allora!
Un abbraccio.
Grazie. ma ci resteremo tre mesi, quindi il ritmo, tranne questa settimana, non dovrebbe risentirne.
Posta un commento