venerdì 17 giugno 2011

"Mi verrebbe voglia di lasciare l'Italia"

AMEDEO LA MATTINA

Berlusconi sa che verrà fuori dell’altro, molto altro, dalle «rivelazioni» di Luigi Bisignani. Sente il cerchio stringersi attorno alla sua persona e a quella di Gianni Letta. Teme che al suo braccio destro possa arrivare un avviso di garanzia e che ad essere coinvolti pesantemente siano alcuni ministri e ministre. «Mi verrebbe voglia di vendere tutto e andare via da questo Paese...». A Bossi ha fatto presente che non è il momento di porre condizioni che non possono essere esaudite. E sembra che il Senatur lo abbia tranquillizzato. Il pollice verso mostrato ai giornalisti dal capo leghista non inganni. Non è la fine del governo seppellito nel «sacro» pratone di Pontida, nonostante Berlusconi ripete che sono in molti a volere la sua testa. «Ma non l’avranno - aggiunge - perché nessuno ha un’alternativa pronta».

Il suo obiettivo è superare l’estate e così, nella peggiore delle ipotesi, si andrà a votare nell’aprile del 2012. Sopravvivere fino al prossimo anno e intanto placare il Carroccio dando in pasto l’accordo che il ministro degli Esteri Frattini stringerà oggi con il governo provvisorio della Libia per riportare in quel Paese gli immigrati arrivati in Italia.

Berlusconi paga e in Consiglio dei ministri fa approvare un decreto che prolunga il tempo di trattenimento dei migranti nei centri Cei da sei a diciotto mesi. Ma il regalo più grosso a Bossi lo ha fatto Tremonti: nella cena dell’altra sera a Roma ha promesso
l’allentamento del patto di stabilità per i comuni virtuosi che sta molto a cuore agli amministratori del Nord. Il ministro però non ha nascosto i problemi che sorgeranno. Prima di tutto con Bruxelles dove questo allentamento dovrà essere discusso. E poi, ha detto il ministro dell’Economia, «vedrete quanti comuni virtuosi spunteranno in Italia, come funghi...».

Il premier dovrà accontentare Bossi sulla richiesta di una nuova legge elettorale (il Pdl, lo stesso Verdini, sta studiando un nuovo sistema elettorale. Ma è soprattutto sulla fronte delle missione militari, a cominciare da quella in Libia, che il problema è più difficile da risolvere. «Troveremo un accordo anche su questo», assicura il Cavaliere che per la verità non ha molti margini di manovra su questo terreno senza fare infuriare il capo dello Stato e mezzo governo, innanzitutto i ministri della Difesa e degli Esteri La Russa e Frattini. Insomma, Berlusconi è convinto che di poter passare indenne Pontida. «Ascolterò bene quello che dirà Bossi», ha replicato irritato a Maroni dopo la conferenza stampa di ieri dove il ministro dell’Interno gli ha consigliato di aspettare quello che avrebbe detto il leader leghista domenica. No, non sarà Pontida l’ostacolo che farà cadere il governo. Del resto se il premier non avesse avuto assicurazioni dallo stesso Bossi, l’esecutivo non avrebbe deciso di mettere la fiducia sul decreto per lo sviluppo che si voterà martedì. Due gironi dopo Pontida. Vuol dire che Palazzo Chigi è sicuro sulla tenuta della maggioranza. A far tremare le vene ai polsi è invece l’inchiesta che sta coinvolgendo Gianni Letta. Berlusconi si aspetta intercettazioni compromettenti e tante altre «rivelazioni» di Luigi Bisignani che chiamerebbero in ballo ministri e ministre.

Lo considera un assedio in cui mette tutto, anche la montagna di soldi che dovrà pagare per la sentenza sulla compravendita della Mondadori. «Questo è un
Paese di merda - si è sfogato nei giorni scorsi - e se non fosse per i miei figli avrei già venduto tutto, Mondadori, Mediaset..., e me ne sarei già andato».

Raccontano a Palazzo Chigi che durante la riunione del Consiglio dei ministri Berlusconi abbia espresso piena «solidarietà» al sottosegretario Letta. Ma qualche ministro giura di non averlo sentito. La solidarietà forse l’ha espressa nelle varie riunioni alle quali ha partecipato Letta. Quella con Bossi per discutere del nuovo ministro della Giustizia una volta che Alfano il primo luglio verrà nominato segretario del Pdl. Il nome che si fa con insistenza per via Arenula è quella di Frattini, ma dovrà trovarsi un valido sostituito alla Farnesina. Sono state tante le riunioni ieri a Palazzo Chigi, anche con Tremonti per discutere della riforma del fisco dove il premier ha osservato che anche il ministro dell’Economia alla fine è arrivato sulle sue posizioni in merito alle tre aliquote. Ferma restando, sarebbe stata la risposta del ministro, la necessità del varo contemporaneo della manovra per il pareggio di bilancio nel 2014.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Sta incasinato forte, poveretto.
1) Se vuole andare all'estero? Facciamo una colletta per pagargli il viaggio di sola andata;
2) E' un 'paese di merda' l'Italia?
Indovinate per colpa di chi?