venerdì 10 giugno 2011

Santoro, sfida alla Rai la sera dell'addio "Un euro a puntata e riprendo Annozero"

"Io sono artefice del mio destino, ma chi è il vero artefice del destino della Rai?". Con questo interrogativo, e con un ricordo dei suoi inizi in Rai, Michele Santoro ha aperto l'ultima puntata di Annozero. E' la sera dei saluti, ultima puntata del programma, ultima della stagione ma anche ultima per Santoro su RaiDue. E nell'anteprima del programma, il giornalista parla del divorzio dall'azienda , separazione consensuale - così è stato detto da viale Mazzini - della quale si è avuta notizia pochi giorni fa, il 6 giugno. Il giorno dopo Santoro avrebbe dovuto tenere una conferenza stampa in via Teulada ma la Rai gli ha negato l'uso dei locali e allora quale occasione migliore di quest'ultimo appuntamento per dire come è andata e come mai.

"Se la mia andata via serve ad evitare il bombardamento di ciò che rende grande il servizio pubblico, come
Fazio, Gabanelli, Dandini, Iacona, preferisco andare via" premette Santoro nella "anteprima" di Annozero . "Caro Garimberti - dice il conduttore, rivolgendosi al presidente della Rai - se io fossi in lei non mi preoccuperei di ciò che sto per dire ma di quello che lei sta per fare".

"Chi è l'artefice che impedisce ad Adriano Celentano, da più di cinque anni, di fare un programma per la Rai? Io sono della Rai, ma il Consiglio d'amministrazione della Rai, è della Rai?" si chiede ancora Santoro. "All'annuncio del mio possibile passaggio a La7 - continua il conduttore -, il titolo di Telecom Italia Media è volato in Borsa. Seppellite così tutte le polemiche sul mio stipendio. Per mesi sono stati diffusi tutti i dettagli, onde alimentare la macchina del fango. Io sono della Rai ma sono anche figlio di un dipendente delle Ferrovie, che ha cresciuto cinque figli con il frutto del suo lavoro. Voi avete una visione della vita per cui esistono i ricchi e i poveri, e i ricchi devono fare la carità ai poveri, mentre nella mia visione della vita c'è la dignità del lavoro. La dignità del lavoro è la prima condizione della libertà. Quando si attaccano quelli come me, che sono arrivati dove sono arrivati essendo figli di macchinisti delle Ferrovie, si attacca il diritto di gente come mio padre ad avere un sogno".

"Voi dicevate che io ero in onda solo perché i giudici lo volevano - prosegue Santoro - contro di me sono partiti provvedimenti disciplinari, minacce, disciplinate con l'Agcom. Siamo l'unico paese in cui l'arbitro della comunicazione è espresso dai partiti, uno scandalo mondiale. Si può resistere all'Agcom, si può sopportare. Ma non si può sempre resistere, anche quando la Resistenza è finita. Ebbene, l'Annozero è finito, a Milano come a Napoli, perché la gente ha deciso di prendere la sua strada. E lo farà anche domenica, alle urne. Bene - continua ancora Santoro - io non voglio essere più in onda solo perché lo hanno deciso i giudici. Se in tribunale avessi vinto, per me sarebbe stata comunque una sconfitta. Perché ero lì, graziato da una sentenza delle toghe rosse".

A questo punto, lancia un messaggio che sa di sfida. "Ho firmato un accordo che metteva fine alla vicenda giudiziaria. Ma in questo accordo c'è scritto, a caratteri cubitali: 'Santoro può continuare a collaborare con la Rai'. Continuare a collaborare... anche da domani - ripete Santoro, scandendo bene ogni parola - allora, caro presidente Garimberti, la faccia questa discussione nel cda. E vorrei capire: una trasmissione come questa, la volete o no? Vorrei che questa posizione - insiste, rivolgendosi a Garimberti - la prendesse pubblicamente. Io non ho ancora firmato con nessun altro editore.
Da domani, teoricamente, potrei essere disponibile a riprendere questo programma al costo di un euro a puntata nella prossima stagione".

L'addio di Santoro al pubblico di Annozero giunge al termine di una giornata particolarmente critica per la Rai. Che, a poche ore dal commiato di un anchorman dai grandi numeri, non riesce a dare il via libera in Cda ai nuovi palinsesti autunnali, malgrado il direttore generale Lorenza Lei avesse completato il lavoro di preparazione. I cinque consiglieri di maggioranza disertano la riunione, perché contrari alle garanzie su rinnovi e contratti per i programmi di punta di Raitre, poste dall'opposizione come condizione indispensabile per il voto a favore dei palinsesti. Inutile un tentativo di mediazione del Presidente della Rai, Paolo Garimberti, prima della riunione del Cda, poi saltata, con rinvio a lunedì.

Sulla mancata approvazione dei palinsesti, l'associazione dei dirigenti Rai esprime "profondo sconcerto e viva preoccupazione". L'Adrai aveva già invitato nei giorni scorsi i vertici aziendali ad adottare "rapidamente" tutte le necessarie decisioni utili ad approvare i palinsesti autunnali, sottoscrivere i relativi contratti e consentire la pianificazione operativa della nuova stagione produttiva, "anche sopperendo alla pesantissima perdita del programma Annozero e del suo conduttore Michele Santoro". L'Adrai fa "appello alla residua dignità di tutti i componenti del Consiglio di amministrazione" affinché assicurino "il futuro alla Rai e ai suoi dipendenti". I dirigenti della Rai "confidano in un urgente intervento delle più alte istituzioni dello Stato". Richiesto da Adrai un incontro urgente con il presidente Garimberti e il direttore generale Lei ed inoltre si rivolgerà ai presidenti dei due rami del Parlamento e al presidente della commissione di Vigilanza Sergio Zavoli "per sollecitare il loro autorevole intervento e ripristinare la funzionalità aziendale".

In una nota, l'Usigrai considera "gravissima la mancata approvazione dei palinsesti con l'assenza ingiustificata dei cinque consiglieri di maggioranza". Il sindacato dei giornalisti Rai, attraverso il segretario Carlo Verna, sottolinea come "solo per un segnale di attenzione al ruolo che stanno svolgendo il presidente Garimberti e il dg Lei non apriamo oggi con urgenza la procedura di sciopero. Il tema della protesta massima è però fin d'ora inserito all'ordine del giorno dell'esecutivo Usigrai di martedì prossimo, all'indomani della riunione auspicabilmente 'riparatoria' del cda".

(09 giugno 2011)

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