venerdì 1 luglio 2011

Conti Mediaset, Pier Silvio ha paura di papà

NEL PRIMO TRIMESTRE 2010 L’UTILE CALA DEL 28%. B. JUNIOR: “TEMIAMO L'ASTIO CHE SI È CREATO ATTORNO A LUI”

di Vittorio Malagutti

Ha cominciato papà Silvio, che pochi giorni fa piangeva miseria di fronte alla prospettiva di dover presto pagare il conto (500 milioni e più) della sentenza sul lodo Mondadori. Adesso invece tocca a Pier Silvio Berlusconi indossare i panni della vittima del sistema. Il vicepresidente di Mediaset ha denunciato il clima d'odio che potrebbe danneggiare le aziende di famiglia. “Siamo preoccupati dell'ostilità dimostrata nei confronti di mio padre in politica” ha detto mercoledì sera Pier Silvio durante la presentazione dei palinsesti televisivi della prossima stagione. “Ci fa paura l'astio che si è creato attorno a lui e temiamo che questo possa avere ricadute negative su Mediaset”, ha concluso il figlio del premier.

CATASTROFE in vista? Mediaset sotto assedio si prepara ad alzare bandiera bianca di fronte al partito dell'odio, per dirla con Berlusconi padre? Conti alla mano, l'allarme è quantomeno prematuro. E non solo perché i dati di bilancio di Mediaset, pure in leggero calo quest'anno, sono ancora a dir poco positivi. In realtà, finché la Rai navigherà a vista tra perdite e debiti com'è stato finora, le tv berlusconiane possono stare tranquille ancora per un bel po’.

IL LORO CONCORRENTE più importante semplicemente non dispone dei mezzi finanziari indispensabili per combattere ad armi pari sul mercato. I numeri parlano chiaro.

Nel 2010 la tv pubblica ha perso 98 milioni di euro, mentre le reti berlusconiane ne hanno guadagnati 352. Mediaset ha prodotto cassa per quasi 600 milioni mentre la Rai si è fermata a 4 milioni.

I dati si commentano da soli. Ma c'è di più.

L'anno scorso, come confermano le statistiche diffuse di recente, Mediaset ha visto calare la propria audience dal 39, 5 al 37,4 per cento del totale, mente gli introiti pubblicitari sono aumentati del 6,7 per cento. In Rai è andata all'opposto: ascolti su dal 40,6 al 41,2 per cento e spot in calo del 3,9 per cento.

Una situazione paradossale, anche tenendo conto che la televisione di Stato ha limiti ben precisi alla raccolta pubblicitaria. É l'effetto premier, sostengono gli analisti. Nel senso che molti inserzionisti si sentono in qualche modo meglio disposti verso le reti televisive di proprietà del presidente del Consiglio. Pier Silvio vede il governo in bilico e teme che possa indebolirsi la posizione privilegiata (a dir poco) delle sue tv, una posizione senza eguali nel mondo. E allora mette le mani avanti, parla di ostilità verso suo padre con l’aria di chi la butta in politica per giustificare le difficoltà di questi mesi.

IN EFFETTI, nel primo trimestre dell’anno l’utile di Mediaset è diminuito del 28 per cento (da 92 a 68 milioni). E tra gennaio e giugno la raccolta pubblicitaria è in calo di oltre il 2 per cento rispetto al 2010. Anche la tv digitale tarda a dare i risultati attesi. È vero che a fine giugno le tessere Premium hanno raggiunto quota 4,4 milioni, ma i ricavi pubblicitari restano deludenti. In più c’è il problema di Endemol, la società olandese che produce il Grande Fratello e molto altro, che è in grave difficoltà. Tra i soci più importanti c’è anche il gruppo televisivo berlusconiano che presto potrebbe essere chiamato a contribuire a intervenire finanziariamente per evitare il crack. Risultato: i vertici di Mediaset hanno preannunciato che quest’anno sarà difficile mantenere i profitti del 2010.

La Borsa si regola di conseguenza.

Nonostante i rialzi di questi ultimi giorni, le azioni delle tv berlusconiane hanno perso più del 10 per cento nell’ultimo mese.

I titoli navigano poco sopra 3 euro, ben lontani dai 4,5 euro che facevano segnare all’inizio dell’anno. È un segnale chiaro che gli investitori temono che i motori di Mediaset non girino più a mille come negli anni scorsi. Questo però non vuol dire che la macchina da soldi targata Berlusconi sia destinata di colpo a fermarsi. Al momento, e forse ancora per molto tempo, il concorrente pubblico è troppo ripiegato sui suoi guai e sulle sue perdite per mettere davvero in pericolo la supremazia di Mediaset. Con buona pace del clima d’odio che dovrebbe penalizzare le televisioni del premier.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Insomma, gira che rigira indovinate dove va a finire il cetriolo?
In più, è una caratteristica di famiglia di essere antipatici a pelle o sono io prevenuto?