mercoledì 27 luglio 2011

L’avvocato di Breivik "E’ pazzo, va curato"

FRANCESCO S. ALONZO

Anders B. Breivik è un «pazzo». Lo dice il suo avvocato, Geir Lippestad. Il killer di Oslo è rimasto impassibile durante l’udienza preliminare di lunedì e i suoi occhi glaciali hanno scrutato il procuratore Christian Hatlo, il giudice Kim Heger e la rappresentante di parte civile Mette-Yvonne Larsen. A un certo punto, con un’espressione di sfida ha domandato all’avvocato Lippestad quante persone avesse ucciso.

Oltre ad avanzare un’implicita richiesta di infermità mentale, Lippestad ha insistito sul fatto che Breivik abbia agito con l’aiuto di due cellule in Norvegia e di altre all’estero, anche se la polizia norvegese ha appurato, dopo aver condotto approfondite indagini, che il pluriomicida ha fatto tutto da solo. La polizia ha trovato anche il nascondiglio segreto di esplosivi nella fattoria di Breivik che sono stati poi distrutti con un’esplosione controllata. La polizia ritiene che il killer abbia confezionato la bomba fatta esplodere nel centro di Oslo utilizzando fertilizzanti acquistati per la sua fattoria.

Tornando al Tribunale, Breivik non si è scosso nemmeno quando l’avvocato gli ha comunicato che la polizia aveva invocato una nuova disposizione del codice penale per «crimini contro l’umanità». Introdotta nel codice penale norvegese nel 2008, la norma sui crimini contro l’umanità prevede una pena massima di 30 anni anziché i 21 previsti per i reati di terrorismo. «Prima o poi qualcuno mi ucciderà - è stato il suo commento - e allora sarò un martire. Ma ci vorranno 60 anni per farlo capire alla gente».

Breivik ha chiesto allora di poter leggere ad alta voce il proprio manifesto. Ha cominciato in inglese, ma il giudice lo ha interrotto dicendo: «In questo tribunale si parla il norvegese». Breivik ha continuato, ma, la traduzione improvvisata nella sua lingua è risultata zoppicante e banale e, dopo cinque minuti, il giudice gli ha imposto il silenzio. Poco dopo lo stesso giudice ha decretato per Breivik lo stato d’arresto preliminare di otto settimane, di cui quattro in completo isolamento, senza accesso a nessun tipo di mass media, in attesa del processo.

Il professor Leif G.W.Persson, insegnante di criminologia presso l’accademia di polizia svedese, non esclude l’eventualità che Anders Behring Breivik possa essere ucciso per vendetta prima o durante il processo. Secondo l’avvocato Geir Lippestad, tutto lascia supporre che Breivik sia uno squilibrato, uno psicopatico: «Crede di trovarsi all’inizio di una guerra e, chiuso com’è in quella sfera che lo isola dal mondo, è convinto di aver svolto la prima missione, gettandosi allo sbaraglio fra i “traditori della patria” e cioè i laburisti».

A chi gli domandava se fosse vero che Breivik temesse di essere torturato in prigione, l’avvocato ha risposto che il terrorista è convinto «che sarà ucciso durante la sua detenzione o nel corso del processo. Gli ho consigliato di seguire la mia linea difensiva che si basa sulla sua seminfermità mentale. Ma se non seguirà il mio consiglio dovrà scegliersi un altro avvocato». Lo psichiatra Ulf Aasgaard, esperto di caratteri tipici dei colpevoli, non condivide però l’opinione dell’avvocato Lippestad: «Seguono quella linea per fargli avere una pena diversa, magari facendolo ricoverare in un ospedale psichiatrico.

Ma Breivik non è assolutamente pazzo. È un camaleonte che sa comportarsi in modo garbato e gentile quando vuole e trasformarsi all’occorrenza in una belva sanguinaria. La sua strage ha il carattere di un’esecuzione di massa eseguita sistematicamente». Il fatto che egli possa controllare centinaia di persone impugnando un mitra «lo inebria di potere e una volta ottenuto quell’effetto è come togliere il tappo a una bottiglia».

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Mi pare si possa parlare di 'pazzia morale', cioè quella forma di follia nella quale è assente il comportamento morale.