sabato 9 luglio 2011

Nei conti Fininvest un paracadute d'oro

La sede della Fininvest a Cologno Monzese

di ETTORE LIVINI

FININVEST non dovrà penare troppo per trovare i 560 milioni necessari a risarcire la Cir (editore de La Repubblica) dopo la sentenza sul Lodo Mondadori. Non servirà andare in banca a far mutui. Basterà rompere il salvadanaio di famiglia. Nelle casse della holding del presidente del Consiglio, infatti, ci dovrebbe essere liquidità più che sufficiente a saldare il conto. Il dato a fine 2010 non è stato comunicato dal Biscione, ma a fine 2009 nel portafoglio di via Paleocapa c'erano contanti per 701 milioni di euro. Quanto resta dei 2 miliardi incassati nel 2005 con il collocamento a Piazza Affari del 16,6% di Mediaset a valle degli investimenti degli ultimi anni. Un tesoretto che non dovrebbe essersi intaccato più di tanto negli ultimi dodici mesi. E proprio la disponibilità di questo paracadute d'oro ha consentito alla cassaforte del premier di non accantonare fondi a bilancio in vista di una sentenza negativa sul lodo di Segrate.

Il colpo finanziario resta comunque pesante. Anche perché in casa Berlusconi, in questo 2011 non proprio brillantissimo, piove sul bagnato. La tegola Mondadori è infatti solo l'ultimo atto di un anno finanziariamente tutto in salita. Il titolo Mediaset ha perso da gennaio il 30% circa bruciando quasi 800 milioni di valore dalla quota in portafoglio alla Fininvest. Endemol, la società di produzione de Il Grande Fratello partecipata da Telecinco, naviga in acque agitate, schiacciata da 2 miliardi di debiti. E l'unica vera soddisfazione degli ultimi mesi è arrivata per assurdo dalla pecora (rosso) nera - finanziariamente parlando - di famiglia: quel Milan che dopo aver perso per anni a bocca di barile (Berlusconi ha staccato nel tempo assegni per 500 milioni per il club) è riuscito almeno a regalare al Cavaliere lo scudetto.

Tanti guai, insomma, ma nessuna crisi. Il bilancio 2010 della Fininvest è andato in archivio malgrado tutto con un utile di 160 milioni. Anche se i soci di Arcore, il premier e i cinque figli, hanno deciso alla luce del periodo di vacche magre di non staccare quest'anno nessun dividendo. Fieno in cascina comunque ce n'è visto che dal 2005 avevano incassato cedole per un miliardo.

(09 luglio 2011)

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