martedì 19 luglio 2011

Palermo, il ricordo di Borsellino e la verità che manca

A 19 ANNI DALLA STRAGE DI VIA D’AMELIO NON SI CONOSCONO I RESPONSABILI.
IL PM INGROIA: “UNA PARTE DEL PAESE NON VUOLE SAPERE”

di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza

Dopo la scoperta del clamoroso depistaggio che ha consegnato all’opinione pubblica un falso pentito e una ricostruzione fasulla della strage di via D’Amelio, c’è un pezzo del Paese che ancora oggi non vuole la verità sui misteri italiani, compreso quello che da 19 anni avvolge l’uccisione di Paolo Borsellino e dei suoi cinque agenti di scorta. Lo ha denunciato, ieri mattina, il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia davanti a centinaia di giovani del movimento delle Agende Rosse, accorsi nel capoluogo siciliano a commemorare il giudice assassinato. Chi rema contro la verità sullo stragismo mafioso? Ingroia si mantiene sul generico e risponde ai cronisti: “I corrotti e i collusi”. Ma Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, deve sentirsi indirettamente chiamato in causa, perché pochi minuti dopo, tramite agenzia, replica pronto: “Non sappiamo a chi si riferisce Ingroia quando dice che c'è una parte del paese che non vuole sapere chi sono i responsabili di via D'Amelio. Per quello che ci riguarda, come Pdl, riteniamo Falcone e Borsellino – non in modo retorico – non solo due personalità fondamentali della lotta alla criminalità organizzata, ma anche portatori di qualcosa di più, come espressione alta di impegno di moralità e vivere civile''.

Così, la seconda delle tre giornate palermitane dedicate alla memoria di Borsellino, tra dibattiti e sit-in, si trasforma presto nell’ennesima puntata dell’eterno scontro tra pm antimafia e pezzi della maggioranza, quegli stessi esponenti delle istituzioni che nei mesi scorsi si sono opposti all’ingresso del pentito Gaspare Spatuzza nel Programma di Protezione e che anche quest’anno, dopo aver disertato le manifestazioni, si sono limitati a diffondere impeccabili comunicati stampa con dichiarazioni di facciata sulla domanda di verità che accompagna i misteri legati allo stragismo.

Salvatore Borsellino, fondatore del Movimento delle Agende Rosse, e promotore delle iniziative a Palermo, però non ci sta. Inaugurando in mattinata il presidio davanti al Palazzo di Giustizia, il fratello del giudice ucciso denuncia il tentativo di imbavagliare e delegittimare i magistrati: “Oggi nel Paese – ha detto Borsellino – si respira un clima simile a quello del '92, quando i magistrati venivano attaccati e denunciati al Csm''. E sull’aspetto ‘politico’ della ricerca di verità sulle stragi, è tornato Ingroia nel pomeriggio: “C’è il rischio – ha detto – che i patti illeciti tra organizzazione criminale e pezzi della classe dirigente, passata e recente, vengano allo scoperto. Ecco perché la battaglia per la verità sui patti tragici fondanti la nostra storia, ai quali si ispira la strage di via D’Amelio, è una conquista difficile e faticosa, ed ecco perché chi è impegnato a trovare questa verità si muove tra ostacoli e resistenze”. Eppure ci sono almeno cento persone, secondo il Pg di Caltanissetta Roberto Scarpinato, che oggi in Italia conoscono la verità – o frammenti di verità – sulle stragi degli anni Novanta. Scarpinato è il magistrato che in settembre dovrà decidere sulla richiesta presentata dalla procura nissena di Sergio Lari che sollecita la revisione per 8 imputati condannati all’ergastolo, in base alle accuse del falso pentito Vincenzo Scarantino. E almeno cinque (“due deceduti, io, Riina e Andreotti”) sarebbero i detentori della verità sulle stragi secondo le ultime rivelazioni del pentito Stefano Lo Verso, assistente personale di Bernardo Provenzano, che ai pm ha raccontato le confidenze ricevute dal boss catturato a Montagna dei cavalli, sulle quali sono in corso gli accertamenti della Dia. Chi si oppone, oggi, alla verità sulle stragi? “Si tratta di ostacoli non disinteressati – risponde Ingroia – ma legati a una parte dell’Italia che questa verità non la vuole, perché è una parte che cerca di difendere la propria impunità”. Sull’esito di questo scontro tuttora aperto, Ingroia non ha certezze. “Dipende da ciascuno di noi, lo scontro in corso tra l’Italia che vuole la verità e quella che la vuole cancellare, dipende dai cittadini, dall’impegno che ciascuno saprà spendere in questa battaglia di giustizia”. Le manifestazioni di Palermo saranno trasmesse in diretta sul nostro sito Ilfattoquotidiano.it

1 commento:

Unknown ha detto...

Sono proprio questi dubbi, queste domande senza risposta, che rendono insopportabile l'omicidio dei due Giudici e delle persone a loro vicine.
Non solo i delinquenti che hanno agito sono colpevoli, c'è anche una parte dello Stato italiano con le mani sporche di sangue.
E' inoncepibile.
Cristiana