sabato 16 luglio 2011

Rai, prime manovre per sostituire Minzolini. Intanto il centrodestra polemizza con il Tg3

CARLO TECCE

Il direttorissimo è considerato in uscita. E l'azienda sta già pensando alla sua liquidazione. Intanto esponenti del Pdl attaccano il telegiornale diretto da Bianca Berlinguer: "Ha oscurato la manovra. La giornalista e il direttore di rete vengano in vigilanza a riferire"

Primo effetto di Augusto Minzolini in uscita nei corridoi di Saxa Rubra, la redazione nella periferia romana del Tg1: “Tra i suoi fedelissimi – racconta chi l’ha combattuto dall’inizio – qualcuno comincia a guardarsi intorno, pronto a salire sul carro del vincitore”. L’espressione è abbastanza abusata, ma è la sintesi perfetta dei movimenti nel telegiornale di Rai1, un tempo il primo in assoluto tra la televisione pubblica e commerciale, adesso povero di credibilità e ascolti. Un telegiornale che subisce la rimonta in discesa del Tg5 di Clemente Mimun, ugualmente in crisi di pubblico e identità.

L’unico tiepido difensore del direttorissimo è Antonio Verro, il consigliere più berlusconiano del gruppo che, in un’intervista a Radio 24, fa capire di voler proteggere il pupillo del Cavaliere eppure nessuno potrà imbullonare la poltrona del Tg1 se dovesse arrivare – come previsto – la richiesta di rinvio a giudizio per l’inchiesta sulla carta di credito. La sospensione sarebbe automatica, nonostante Minzolini, per l’occasione, rinfresca una frase che ripete spesso come un mantra: “Resto al telegiornale fin quando c’è Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi”. Il legame con il presidente del Consiglio è chiaro dentro e fuori viale Mazzini, l’emorragia di telespettatori e pubblicità, però, suggerisce al direttore generale Lorenza Lei di sostituire Minzolini prima che l’inchiesta di Roma vada avanti.

Al direttorissimo è contestato il reato di
peculato, né lui né l’ex direttore generale Mauro Masi (entrambi sono già stati interrogati) sono riusciti a convincere gli inquirenti che quei 40 fine settimana all’estero – tra Cannes, Londra, Praga e Parigi – siano missioni autorizzate da viale Mazzini e non vacanze pagata con soldi pubblici. Con la riservatezza che segna il suo mandato, Lorenza Lei ha già avviato una trattativa con Minzolini per discutere di liquidazione per il prematuro addio dell’ex notista politica al servizio pubblico che, per sedare la foga (di pochi) amministratori di destra, colpirà anche Mauro Mazza di Rai1 e Massimo Liofredi di Rai2. I due direttori che avrebbero, leggendo i dati di ascolto ufficiali, la responsabilità di aver gestito male due canali del servizio pubblico e, di conseguenza, aiutato Mediaset (Canale 5 e Italia 1) a ridurre le perdite.

Mentre per il Tg1 si profila un cambio di poltrona, ieri sul Tg3 si è abbattuto il centrodestra. Il senatore Maurizio Gasparri, capofila dei colleghi in commissione di Vigilanza Rai, contesta al telegiornale di Bianca Berlinguer di aver oscurato il voto a Montecitorio della manovra economica. Il Tg3 ha aperto l’edizione delle 19 con il sì della Giunta all’arresto di Alfonso Papa, deputato del Pdl coinvolto nell’inchiesta di Napoli denominata P4. Una notizia del giorno e anche una novità poiché la casta adora assolvere se stesse, anche se sul destino di Papa sarà decisiva la Camera. Massimo Baldini (Pdl) annuncia di voler chiedere l’audizione in commissione parlamentare di Vigilanza di Bianca Berlinguer e di Paolo Ruffini, direttore di Rai3. In serata, il comunicato di Fabrizio Cicchitto che fa il paio con il consigliere Verro: “Il Tg3 è più fazioso del Tg1”.

Da Il Fatto Quotidiano del 16 luglio 2011

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