sabato 23 luglio 2011

Siamo alla vigilia delle nuove monetine

Di seguito la mia intervista pubblicata oggi da ‘L’unità’


In questi giorni in cui tutto traballa, s’avanza l’ipotesi di lavorare a un nuovo governo. Condivide?
Secondo me, siamo semplicemente alla vigilia delle nuove monetine. Come al Raphael, ma contro il Parlamento stavolta. I cittadini sono al limite della sopportazione. Servirebbero dimissioni e nuove elezioni.

Niente tecnici, governissimi, unità nazionale?
Se traduciamo questa ipotesi politica in numeri, si capisce subito che non c’è una maggioranza in grado di fare quello che serve per il Paese. Ci sarebbero sempre pochi voti di scarto, dunque un governo debole.

Proprio per questo c’è chi auspica, nell’opposizione, che una parte del Pdl molli il premier al tramonto e lavori a un’altra maggioranza.
Non avrebbe senso. Sarebbe come chiedere all’agnello, ossia l’opposizione, di fare maggioranza con il lupo. In ogni caso, l’IdV non partecipa.

Non auspica anche lei che a elezioni ci si vada dopo aver cambiato la legge elettorale?
Magari. Ho apprezzato lo sforzo dell’area che ha promosso i referendum di Passigli, pur non condividendoli nel merito. Per questo, ho contribuito a promuovere l’altro referendum, quello per il ritorno al Mattarellum.

Ma le leggi elettorali si scrivono, non si fanno per abrogazione, ha obiettato D’Alema.
Infatti. Lo scopo era dare uno stimolo. Per questo, come IdV, guardiamo con interesse alla proposta di una nuova legge elettorale appena avanzata dal Pd. Auspichiamo che se ne discuta appena possibile, e proprio per facilitare un’intesa siamo disponibili a sospendere il nostro impegno referendario. Purché se ne parli subito.

La convince, nel merito, quel che sostiene il partito di Bersani?
Ha luci e ombre, ma è apprezzabile per il metodo e lo spirito. Ne discuteremo, e io non ho preclusioni. L’importante è che il sistema sia maggioritario e bipolare.

Lo sa che nei Paesi in cui vige il maggioritario ci sono maggiori disuguaglianze sociali rispetto a quelli in cui c’è il proporzionale?
Non ho idiosincrasie sul proporzionale: purché sia obbligatorio indicare in anticipo quale sarà la coalizione e chi il premier. E’ il voto al buio che non mi va bene.

Pensa che sia realizzabile l’obiettivo di cambiare la legge elettorale?
Noi dobbiamo poter dire che abbiamo fatto il possibile. Per questo dico: niente paletti e preconcetti. Del resto è difficile una legge peggiore del Porcellum. E i cinque testimoni della corona – Berlusconi, Bossi, Casini, Bersani e Di Pietro – sanno bene che responsabilità enorme sia scegliere quelli che saranno eletti, rischiando lo Scilipoti di turno.

Il tradimento di Scilipoti l’ha segnata, vedo.
E’ stato con me per dieci anni. Ecco, io non voglio più questa responsabilità. E con l’aria di voto che c’è, ho già cominciato a vedere i nugoli che si avvicinano…

Trova che ci sia aria di voto?
Tra la gente sì, in Parlamento no: perché la metà di questa classe dirigente non sarà rieletta, e lo sa. E d’altra parte, per ora Napolitano ha le mani legate. Siamo in un cul de sac.

Ma non è preoccupato per la crisi che investe l’Italia?
Oggi c’è una recessione, ma questa è anche la scusa dietro cui si nasconde Berlusconi. Il problema è la non-credibilità del governo, che è un freno enorme per il sistema degli investimenti, del rating…

Mica sarà solo questo, no?
Dia retta. Il giorno in cui Berlusconi va a casa, la Borsa risale da sola, perché viene via il fattore di freno. L’Italia è come un Paese che ha preso l’influenza, e che per di più si è fatta una canna: drogata dall’illusione berlusconiana.

Quando si ritirerà dalla politica, Berlusconi le mancherà. Dia retta.
No, affatto. Poi ci resterà la berlusconite, che pare affligga tutti i partiti, visto che ci apprestiamo a votare contemporaneamente su Papa, del Pdl, e su Tedesco, del Pd.

Ma una volta che Berlusconi sarà finito, che farete?
Intanto abbiamo lanciato l’IdV2. Non abbassare la guardia sul fronte della legalità, ma anche tentare la conquista di altri voti.

Un modo per fare concorrenza al Pd?
L’obiettivo non è ridistribuire i consensi, ma conquistare tutti insieme – Sel, Idv e Pd - il 51 per cento. Per questo, facciamo un lavoro di stimolo e di crescita, anche mettendoci in competizione.

Se si fanno le primarie proporrete un vostro candidato?
Se il Pd sentirà il diritto-dovere di scegliere il candidato premier, noi accettiamo di condividere questa responsabilità. Se invece vorrà fare le primarie – proposta che noi privilegiamo – daremo il nostro contributo e presenteremo un nostro candidato.

Lei parla sempre di Sel-Pd-IdV. E l’Udc?
Sull’Udc non ho preconcetti, ma è un dato di fatto che corrergli appresso rischia di essere solo una perdita di tempo. Il terzo polo non sta con nessuno dei due, altrimenti non si chiamerebbe terzo. Andranno da soli, alla fine. Vogliono farsi un giro: e non sposarci.

E se invece non fosse come dice lei?
Quando avrà scelto di andare all’altare con Bersani, e non con Alfano, Casini deve sapere che lo aspetta un forte confronto programmatico.

Per esempio?
Sono per la liberalizzazione dei servizi non essenziali, l’eliminazione delle province, dei consorzi, delle comunità montane, per la libertà di scegliere quando vivere e quando morire.

Dice Casini che la crescita in Italia non si avvia se si parte dalle argomentazioni di chi ha votato sì al referendum sull’acqua.
E perché no? Ventisette milioni di italiani hanno votato sì, possiamo ignorarli? Comunque del merito parleremo quando davvero l’Udc si presenta all’altare. Scommetto che alla fine non starà né di qua né di là e farà come Craxi nella Prima Repubblica.

Così torniamo alle monetine: stavolta, a differenza del 1993, lei sarebbe dall’altra parte. Le tirerebbero anche a lei, in fondo.
Noo, io sto dalla parte di chi fa sentire la sua voce. Anche se sto nel Palazzo.

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