martedì 12 luglio 2011

SIAMO SOTTO SCACCO

La debolezza italiana ha scatenato gli investitori. Bruciati 16 miliardi. Btp a picco

di Vittorio Malagutti

Se ci fa sentire meglio, possiamo prendercela con i biechi speculatori. Oppure con i soliti hedge fund, arbitri supremi, secondo certa letteratura complottista, dei destini delle Borse mondiali. La caccia all’untore però serve a poco e di sicuro non aiuta a capire che cosa è successo. Molto semplicemente, ieri i grandi investitori internazionali hanno venduto alla grande qualunque strumento finanziario targato Italia passasse sugli schermi dei loro computer. E lo hanno fatto perchè il rischio associato al nostro Paese ha superato il livello di guardia.

Rischio politico innanzitutto. Un governo più debole che mai, con un ministro dell’Economia tenuto sotto scacco da un maxi scandalo, viene percepito come inadatto per gestire il debito pubblico e rilanciare la crescita. E allora sell Italy, vendete Italia. Questa la parola d’ordine in Europa e negli Stati Uniti. Così, nel giorno peggiore dall’inizio dell’anno, la Borsa di Milano ha perso il 3,96 per cento. Tradotto in euro significa che il valore complessivo dei titoli quotati a Piazza Affari ieri è diminuito di oltre 16 miliardi. Ma il dato più grave riguarda lo spread, cioè la differenza di rendimento tra i Btp decennali italiani e i Bund tedeschi di pari durata, percepiti come i meno rischiosi in circolazione. Ebbene, ieri lo spread ha raggiunto e superato quota 300, per la precisione in serata si è attestato intorno a 301 punti.

SIGNIFICA che lo Stato italiano per collocare i propri titoli con scadenza 10 anni è obbligato a garantire agli investitori il 3 per cento circa in più rispetto a quanto paga la Germania. E’ il massimo storico da quando esiste l’euro. Per dare un’idea di quanto la situazione sia peggiorata negli ultimi giorni basta pensare che solo all’inizio di luglio lo spread si aggirava intorno a 190 punti.

L’aumento dei rendimenti è causato dalle vendite massicce di Btp da parte dei grandi investitori internazionali: come i fondi pensione e i fondi d’investimento. Questi movimenti vengono poi amplificati dagli speculatori che, per esempio, vendono titoli di stato per poi comprare i cosiddetti cds (credit default swap) che sarebbero una sorta di polizze contro i rischi di fallimento, in questo caso, di una Paese sovrano.

Per le casse dello Stato queste sono pessime notizie, perchè significa che in prospettiva sono destinati ad aumentare gli interessi da pagare agli investitori sulle prossime emissioni di Btp, Cct e Bot. Nell’arco di un anno l’aggravio per i conti pubblici potrebbe superare i 7-8 miliardi di euro. Come dire che la manovra appena varata dovrebbe essere aggiornata in tutta fretta con nuovi tagli (o maggiori entrate) per far fronte alla spesa maggiorata per interessi.

C’È DI PEGGIO. Perchè il peggioramento della posizione finanziaria, in mancanza di interventi decisi per diminuire il debito, finirebbe per aumentare la sfiducia dei mercati sull’Italia, che a sua volta porterebbe a nuovi allargamenti dello spread e una ulteriore crescita dei rendimenti. Tutto questo in una spirale perversa da cui potrebbe diventare davvero difficile uscire. Non è un caso che di fronte a questi rischi per la stabilità finanziaria del Paese anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano abbia sentito l’esigenza di intervenire per chiedere “un impegno di coesione nazionale” per affrontare le “prove difficili che sono all’ordine del giorno”.

Segnali importanti sulla tenuta del sistema potrebbero arrivare già oggi quando lo Stato metterà all’asta Bot per 6,75 miliardi di euro. Un altro appuntamento importante è in calendario giovedì quando invece verranno messi in vendita Btp fino a 5 miliardi. Nel frattempo le difficoltà dell’Italia sommate ai guai ben più gravi della Grecia e del Portogallo ieri hanno creato grande turbolenza su tutta l’area dell’euro. Ne hanno fatto le spese le Borse, con Francoforte (meno 2,33 per cento), Parigi (meno 2,71) Madrid (meno 2,69) in forte ribasso. In Italia le vendite hanno colpito in particolare le banche (come già venerdì scorso). A picco Intesa (meno 7,74 per cento) e Unicredit (meno 6,33), cioè i due più importanti istituti nazionali. In particolare Unicredit nell’arco di dieci giorni ha perso un quarto del suo valore. Ma le vendite hanno penalizzato anche titoli come Enel, in calo del 4 per cento ed Eni (giù del 2,7 per cento) a conferma che gli investitori vendevano Italia nel suo complesso, più che titoli particolari.

Ha perso terreno anche la moneta europea, che è tornata sotto 1,40 sul dollaro ed è arretrata anche su una tradizionale valuta rifugio come il franco svizzero, ormai stabilmente sopra 1,70. Anche sulla stabilità dell’area euro ha influito pesantemente il rischio Italia. Infatti la malattia grave della Grecia riguarda comunque un Paese che vale meno del 2 per cento del Pil europeo. Ben diverso è il peso del nostro Paese. A cui poi va aggiunta la Spagna.

ANCHE MADRID, da tempo nel mirino degli investitori, ieri ha visto aumentare lo spread dei suoi titoli di stato sul Bund tedesco. Il differenziale spagnolo è arrivato a 336. Gli analisti, però, sottolineano un altro dato. La differenza tra lo spread italiano e quello della Spagna nell’arco di un mese è molto diminuito. A metà giugno era di 80 punti: 200 circa per il Btp 280 per il titolo decennale iberico. Adesso invece è inferiore a 40 punti. Questo significa che il rischio percepito dagli investitori sul nostro Paese si è accresciuto a velocità molto maggiore rispetto a quello relativo alla Spagna. E questo nonostante il fatto che Madrid abbia un sistema bancario molto più sofferente del nostro e soffra di bassa crescita ed elevatissima disoccupazione. Come si spiega allora che l’Italia stia cadendo verso gli stessi livelli della Spagna? Per gli analisti la spiegazione è semplice. A fare la differenza (in peggio) è la scarsa credibilità della nostra classe politica che non sembra in grado di varare un manovra economica credibile e incisiva. E poi, dalla settimana scorsa, ci si è messo anche l’effetto Tremonti.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

CHE PENA! TENERE AL PROPRIO FIANCO UN GALOPPINO!