martedì 5 luglio 2011

Strauss-Kahn, per chi suona la difesa?

BRUNO TINTI

Pierluigi Battista, sul Corriere del 2 luglio, utilizza la vicenda Strauss-Kahn per parlare male del sistema giudiziario italiano. “I diritti dell’indagato, non da noi ma nell’America democratica, non sono cancellati”. “Nel processo, quello vero, l’indagato può far valere le sue ragioni”. “Gli avvocati hanno le opportunità di far valere le ragioni di chi è sotto accusa”. “La mentalità inquisitoriale italiana considera deplorevoli le indagini difensive”. “In Italia gli inquirenti avrebbero molte difficoltà a riconoscere le falle dell’indagine”. “In Italia l’accusa non riconosce i suoi errori”. “I difensori di SK hanno avuto modo di sostenerne le ragioni e l’accusa non ha avuto esitazione a ritornare sui suoi passi; questo da noi risulterebbe totalmente impossibile”.

Gli fa eco Ferrara, Il Giornale del 3 luglio: “La difesa passa all’offensiva, il diritto della persona prende il sopravvento e il giudice terzo certifica il nuovo stato delle cose in favore dell’accusato”. “Gli avvocati della difesa hanno lo stesso identico potere dell’accusa, indagano liberamente, demoliscono l’impianto inquisitorio”. “Non c’è spazio per il pregiudizio corporativo, non c’è la contiguità fisica e psicologica del pm e del giudice, non c’è lo stato di minorità dell’avvocato difensore”.

Evidentemente Battista non sa che, anche nel processo italiano, gli imputati fanno valere le loro ragioni; è la legge. B., simile a SK per potere e denaro (e interessi extraprofessionali), si è sempre difeso vigorosamente; tanto che è riuscito a far dichiarare prescritti i reati che aveva commesso. I suoi avvocati hanno presentato liste di migliaia di testimoni e qualche centinaio è stato ammesso. Qualcuno ha cercato le prove che Ruby era nata un paio di anni prima; e, se fosse riuscito a trovarle, sarebbero state portate al processo e valutate alla pari di quelle portate dai pm.

Chissà come fa Battista a sapere che giudici e Pm italiani considerano deplorevoli le indagini difensive. E chissà perché Ferrara loda la legge americana che permette agli avvocati della difesa di indagare liberamente, proprio come fa l’accusa. Qualcuno dovrebbe spiegare ai nostri esterofili che, in Italia, le indagini difensive sono previste dalla legge; che hanno lo stesso valore probatorio di quelle fatte dal pm; e che sono scrupolosamente vagliate in dibattimento. Certo, bisogna che non siano falsificate; se fosse arrivato dal Marocco un documento falso attestante che Ruby era di 2 anni più vecchia, allora sì, i giudici lo avrebbero considerato deplorevole; e chi avesse confezionato il documento e chi lo avesse presentato sapendolo falso sarebbero stati incriminati. A Torino, qualche anno fa, successe una cosa del genere; e l’avvocato fu condannato per falso in atto pubblico. Certo, per Ferrara, questa è la prova della contiguità fisica e psicologica del pm e del giudice. Per una persona normale, significa solo che la difesa è una cosa e i trucchi e i reati un’altra.

Chissà come fa Battista a sapere che, in Italia, l’accusa non riconosce i suoi errori e che ha difficoltà a ritornare sui suoi passi. Che poi è la stessa tesi di Ferrara che fa riferimento al pregiudizio corporativo (tra pm e giudici). Se ci dicessero in quali casi concreti questo pregiudizio corporativo ha dato i suoi ingiusti frutti sarebbero un po’ più convincenti; anche se bisognerebbe tener conto del fatto che, forse, pm e giudice, valutate le prove (tutte, anche quelle portate dalla difesa), erano semplicemente d’accordo sul fatto che l’imputato era un delinquente che andava condannato (o prescritto). Invece, detta così, fa il paio con il complotto delle procure comuniste contro l’eletto dal popolo: e resterebbe una stupidaggine anche se Battista e Ferrara giurassero sui loro figli (ne hanno?) che è vero. I due potrebbero riflettere su questo: a Torino, in media, ogni anno la Procura chiede l’archiviazione per il 35 % dei procedimenti. Battista e Ferrara cerchino di capire bene: nel 35% dei casi il pm fa le indagini e poi non chiede il rinvio a giudizio dell’indagato, chiede l’archiviazione. Gli sembra sufficiente come ritorno sui loro passi?

Ma soprattutto Battista e Ferrara dovrebbero riflettere sulla questione di fondo. Negli Usa il pm sostiene l’accusa; quella, e solo quella. Alla difesa ci pensa l’avvocato. Se la difesa è brava e l’imputato è ricco (in genere le due cose vanno insieme), succede quello che è successo a SK: prove a discarico, accusa in crisi, giudice che assolve. Se la difesa è scarsa e l’imputato è povero (anche qui in genere le due cose vanno insieme) il giudice, terzo che sia, valuta le prove portate dal pm e manda in galera il poveraccio. Solo Battista e Ferrara non sanno che le carceri americane sono piene di innocenti: neri, portoricani e cubani non traggono benefici dal paradiso legale inventato da Battista e Ferrara; forse perché non esiste. In Italia però, alla difesa dell’imputato povero ci pensa il pm. Che, perché Battista e Ferrara non si informano?, non sostiene l’accusa; cerca di accertare quello che è successo, è il giudice dell’indagine, cerca le prove, a carico e a difesa; per legge.

Però su una cosa il sistema americano è migliore, davvero. Lì B. si sarebbe beccato una cinquantina d’anni per falso in bilancio e frode fiscale. Ma probabilmente, a questo punto, Battista e Ferrara avrebbero urlato alla barbarie.

Il Fatto Quotidiano, 5 luglio 2011

2 commenti:

Francy274 ha detto...

Ma per piacere... il sistema giuridico americano prevede che il verdetto venga pronunciato da una giuria popolare composta da emeriti ignoranti in materia legale. Gli avvocati, accusa e difesa, se la giocano tutta sulla capacità di convincimento emozionando i giurati. Come si può giudicare una persona sull'onda delle emozioni? Per questo negli USA molti innocenti non solo finiscono in carcere ma perfino sulla sedia elettrica! Mi facessero il piacere! Ferrara farebbe meglio a tacere...se ci incappasse lui da quelle parti, sarebbe fra i condannati, con quella mole dubito che susciterebbe simpatia nei giurati!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Di cialtroni è piena l'Italia di questi tempi. Bruno Tinti coglie la differenza fondamentale fra P.M. statunitense e P.M. italiano.
Il primo sostiene solo l'accusa, le prove a discarico le produce la difesa.
In Italia il P.M. ha l'obbligo giuridico di produrre le prove a discarico, quando ne intercetta nel corso delle indagini.
Il nostro sistema giudiziario è più garantista, il lodo è più veloce, ma riempe le carceri di innocenti poveri in canna.