mercoledì 6 luglio 2011

TAV, Alta Velocità o Alta Voracità?

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di Angelo d’Orsi

Bisogna vederli questi vecchi, queste ragazze, questi uomini di ogni età, bambini compresi, pronti davvero a tutto pur di difendere, insieme con la “loro” Valle, un diritto di tutti noi. E quando dico noi, non intendo solo gli italiani e le italiane, bensì di tutti coloro che ritengono, contrariamente a quel che pensa qualcuno, lo Stato non debba essere un’entità che schiaccia il suo popolo, ma una somma di istituzioni al suo servizio.

Era stato proprio un piemontese, Giovanni Battista Botero, che nel XVI secolo, aveva definito lo Stato
“dominio fermo sui popoli”. Ebbene da allora abbiamo avuto la Rivoluzione inglese (due rivoluzioni), la Rivoluzione americana, la Rivoluzione francese, Napoleone Bonaparte, le rivoluzioni del 1848, la Rivoluzione russa (due rivoluzioni); e le tante rivoluzioni non chiarissime in atto oggi. Anche da noi. Per non parlare delle pretese rivoluzioni del post ’89: il 1989, non il 1789, sia chiaro. Rivoluzioni (ma è una etichetta davvero impropria) che sono state reclamizzate come portatrici di democrazia, trasparenza, partecipazione. Ebbene, dopo tutto questo, possiamo ancora accettare la definizione di Botero? E condividere l’idea di uno Stato contro il suo popolo? Ossia contro i cittadini da cui riceve l’autorità e il diritto di esercitare (anche) la violenza? Ovvero di averne il monopolio.

Ebbene lo Stato visto in azione nell’approssimarsi della fatidica scadenza del 30 giugno (opportunamente enfatizzata da media del tutto corrivi ai poteri forti: e uso l’espressione non casualmente) è
lo Stato boteriano, con un di più di cialtroneria, di disinformazione, di menzogne. Botero aveva in mente uno Stato forte e autoritario, ma che perseguisse il bene comune. Lo Stato di cui sono esponenti mediocrissimi (talora miserandi) figuri del ceto politico locale e nazionale, è semplicemente un insieme di camarille di potere, di piccoli comitati d’affari, talora di personaggi che ritengono di essere dei buoni amministratori, perché si riempiono le bocche con parole come “modernità”, “sviluppo”, “connessione con l’Europa”, parole roboanti e vuote.

Come mai, dopo che per anni ci avevano detto che il tracciato della TAV era eccellente, ne hanno dovuto fare un altro, e poi un altro ancora? Ogni volta ribadiscono che è perfetto, non è invasivo, non danneggia nessuno… Insomma, esattamente lo stesso atteggiamento tenuto verso l’energia nucleare. Ci hanno riempito la testa dicendo che le centrali di “nuova generazione” erano sicure… E si è visto, tragicamente, quanto lo fossero. Irresponsabilità e retorica, finta politica (quella autentica può essere definita come arte di guardare lontano e di ben amministrare i cittadini nella polis), ma soprattutto, affarismo, losco affarismo. Il cui prezzo è la devastazione della Valle, danni economici e ambientali per tutti tranne che per coloro che trarranno profitti, ossia gli impresari e i costruttori (e certo, anche i lavoratori dei cantieri), e i politici e i “giornalisti” che, sovente, si sono lasciati convincere alla giustezza della TAV con argomenti sonanti…

Chi voglia informarsi in modo rapido e facile può ricorrere a un libretto di qualche anno fa, rimasto valido nella sostanza e negli argomenti: un libro che è esplicito già nel titolo: Travolti dall’Alta Voracità (a cura di Claudio Cancelli, Giuseppe Sergi e Massimo Zucchetti, Odradek editore), e ancor più nella copertina che mostra le fauci spalancate di uno squalo che ingurgita banconote insieme a vetture ferroviarie. Contro il chiacchiericcio mediatico, contro l’opinionismo dettato da schieramenti politici, contro il talk show,veri esperti (fisici, economisti, chimici, climatologi, geologi, impiantisti, sociologi, politologi, storici) fornivano dati di enorme interesse, per capire in ogni suo aspetto i problemi inerenti la spinosissima questione del famoso “corridoio”, che da Torino dovrebbe condurre a Lione, inserendosi sulla “direttrice” europea Ovest-Est.
La battaglia politica e mediatica, ma ormai soprattutto militare – del resto, nessuno ha dimenticato la vigliacca aggressione notturna da parte delle “forze dell’ordine” agli inermi e dormienti manifestanti nel campo di Venaus nel 2006? – , ha visto proprio la carenza di elementi fattuali, quantitativi, relativi ai costi economici, ambientali, alle tonnellate vere o presunte di traffico, ai vantaggi e svantaggi del trasporto merci e persone su gomma e su rotaia, soprattutto, ai preventivi di spesa (lievitati in maniera mostruosa) dell’opera e ai suoi attesi, improbabilissimi, e lentissimi, ricavi… In realtà, la TAV la paghiamo tutti e chi ne beneficia? I soliti noti. Le ditte coinvolte nei crolli dell’Aquila, tanto per dirne una. Le imprese finanziatrici di forze politiche che spingono per questa “grande opera”. E così via.

Preciso che alcune delle parole d’ordine del movimento NO-TAV non mi piacciono (“Padroni a casa nostra”, lasciamolo dire ai leghisti, per esempio), e che nel movimento ci sono anche qualunquisti e personaggi di dubbia provenienza. Ma la ragione è tutta dalla loro parte. Tutta. E contro le menzogne di queste ultime giornate, bugie che non c’è stato un tg che non abbia ripetuto fino alla noia, va ribadito che qui non è la
sindrome Nimby (“Not in backyard”, non nel mio giardino) a guidare i coraggiosi, tenacissimi “resistenti” della Val Susa.

In ogni caso, mentre la guerra continua (si soltanto è persa ieri , 27giugno, una battaglia, con lo sgombero forzato del campo della Maddalena), sulla Tav è mancata l’informazione e la trasparenza. Come per tante altre sbandierate “grandi opere”, si è lavorato su una sistematica disinformazione, su silenzi pelosi e su bugie clamorose. Un groviglio di sigle create ad hoc, articoli di legge cancellati o modificati a piacimento di ministri amministratori locali e tecnici sospettabili di interessi privati, una generale connivenza, transitata dal centrodestra al centrosinistra e ritorno, con poche eccezioni: tutto sembra dimostrare, leggi e conti alla mano, che la decantata TAV è una vera e propria “bufala”, pensata nell’esclusivo interesse delle potenti lobby dei costruttori, sospettati a loro volta di inquinamenti mafiosi, e all’insegna dell’antico motto: privatizzazione dei profitti, socializzazione delle perdite.

La lotta del “popolo NO-TAV”, è perciò una lotta giusta che difendendo interessi anche di piccole patrie, e di case, famiglie singole, difende un interesse generale (la salvaguardia del territorio e dell’ambiente), e un principio fondamentale: che lo Stato siamo noi. E che abbiamo tutti i diritti di opporci a uno Stato che sa mostrare solo il volto feroce e antipopolare.

(28 giugno 2011)

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