martedì 5 luglio 2011

TROPPI FERITI TROPPE DOMANDE

Duecento tra le forze dell’ordine, altrettanti tra i manifestanti Ma la guerriglia in Val di Susa non si poteva evitare?

di Silvia D’Onghia

A due giorni dalla guerriglia in Val di Susa, dopo che sono stati diramati bollettini e denunce, è tempo di rispondere ad alcune domande. La Questura di Genova ha fatto sapere che ci sono 204 feriti tra le forze dell’ordine. Un numero incredibile.

Perchè così tanti? E poi, viste le conseguenze di quello che è successo, chi è uscito rafforzato politicamente e mediaticamente dopo quegli scontri?

Andiamo con ordine.

Il bollettino diffuso ieri parla appunto di 204 “feriti”: 139 sono poliziotti, 47 carabinieri, 17 finanzieri e uno è in servizio presso il Corpo forestale. Dal Cto del capoluogo piemontese sono transitate 110 persone.

Il caso più grave sembra essere quello di un agente che ha riportato la perforazione di un timpano, a causa di una bomba carta che gli è esplosa vicino. Ci sono poi denti saltati, nasi rotti, contusioni ed escoriazioni. “È stato un attacco premeditato e di una violenza inaudita”, riferisce la Questura. Basti pensare che ieri sono stati sequestrati artifici pirotecnici, bottiglie molotov, ammoniaca (che non può essere filtrata dalle maschere dei poliziotti), taniche di benzina, bulloni esplosivi, mazzette di legno, seghetti e addirittura un bastone di 180 cm con, all’estremità, materiale esplosivo. Qualcuno avrebbe anche sottratto a un agente una pistola, poi ritrovata. “E abbiamo dovuto contrastare l’attacco per sei ore consecutive, continuando a difendere il cantiere, le maestranze e i cittadini che manifestavano pacificamente”, proseguono dalla Questura.

QUI LA RISPOSTA alla seconda domanda. Le forze dell’ordine hanno incassato la solidarietà incondizionata di tutte le componenti politiche e dello stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Tanto che il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, si è detto d’accordo con chi ha ipotizzato “il reato di tentato omicidio e non reati minori, perchè lanciare bottiglie incendiarie di ammoniaca significa attentare alla vita dei poliziotti”. “Maroni non si metta a fare il magistrato”, gli ha risposto il segretario Pd, Pierluigi Bersani, che è tornato a condannare le violenze.

Le forze dell’ordine sono dunque diventate vittime: in Val di Susa c’erano black bloc giunti da Germania, Spagna, Francia, Grecia, ma c’erano - secondo fonti della polizia - anche i “vicini di casa” dei valsusini pacifici. Tanto che i quattro fermati vengono da Modena, Venezia, Padova, non dall’estero. E avrebbero avuto diritto di cittadinanza nelle manifestazioni, pur avendo a proprio carico una serie di denunce precedenti. “Non partono ‘armati’ dai luoghi d’origine, ma trovano tutto sul posto”, commenta Pietro Di Lorenzo, segretario di Torino del Silp Cgil. E questo avrebbe reso impossibile un’azione preventiva. Che, tradotto, vuole dire che l’intelligence sapeva, ma che, trattandosi di cittadini liberi di circolare, nessuno avrebbe potuto fermarli. E che le perquisizioni preventive - che pur ci sono state - non hanno consentito di identificare nessuno. La magistratura avrebbe poi rigettato alcuni provvedimenti di sorveglianza speciale emessi dalla polizia nelle ore antecedenti.

Uno scontro apparentemente inevitabile.

Chi contrasta la linea del Viminale afferma che si è voluto cercare lo scontro, mandando circa duemila uomini pronti alla battaglia (non proprio un’immagine pacifica) e pronti a farsi massacrare. Così da far uscire perdenti i manifestanti NoTav. Il contrappasso del G8 di Genova (di cui tra pochi giorni ricorre il decennale non senza una generale preoccupazione)?

NEANCHE per idea, secondo i manifestanti, che non ci stanno a farsi dare dei “violenti”. Ieri un ragazzo di un centro sociale di Bologna, Fabiano Di Berardino, ha postato su youtube un video dal letto d’ospedale, dove è finito con naso e braccio rotto per le botte ricevute “dai poliziotti”. “È stato travolto nella carica ed è rimasto a terra – spiega il suo legale, Simone Sabattini –. Non aveva il volto travisato e non era armato. Ma dice di essere stato picchiato con un manganello e con un bastone di ferro. Lo avrebbero poi portato nell’ospedale da campo allestito per gli agenti, dove sarebbe stato sottoposto ad ulteriori violenze ed umiliazioni. Temo che non riusciremo a dimostrare nulla, ma rimane il problema del comportamento di alcuni reparti della polizia, specialmente nei momenti successivi al fermo”.

Di “macelleria messicana” parla Michele Valentini, portavoce del centro sociale “Rivolta” di Marghera: “Uno studente veneziano è stato colpito a freddo da un lacrimogeno, che gli ha provocato la frattura di una costola e un ematoma vicino al fegato. Un altro attivista avrebbe avuto lo stesso trattamento del ragazzo bolognese”.

Gli stessi comitati hanno negato che vi fossero black bloc: “Dopo l’esperienza di lunedì scorso ho comprato una maschera antigas e un caschetto e se questo vuol dire essere un black bloc, allora sono un black bloc anch’io”, ha commentato ieri il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Davide Bono. Nessuno di loro avrebbe visto le bottiglie di ammoniaca o il lanciarazzi sequestrati ieri.

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