“Ho portato mezzo milione di voti, neanche una scheda telefonica”
a cura di Paola Zanca
La toga se l’è tolta ormai da due anni per indossare i panni del politico. E adesso è arrivato il momento di levarsi anche qualche sassolino dalle scarpe. Così, Luigi De Magistris (pm scomodo a Catanzaro, poi europarlamentare, ora neo-sindaco di Napoli) sceglie il re delle interviste, Claudio Sabelli Fioretti, per raccontare l’Italia vista da lui. Un affresco “di lotta e di governo” dove i nemici hanno un nome e cognome (da Silvio Berlusconi a Clemente Mastella) e gli amici che non lo sono più, pure (Beppe Grillo). Dalla “grande coppia” che ha formato con Di Pietro passando per il “carisma” che sa di esercitare, fino alle “ambizioni” nel cassetto. Come quella di diventare ministro e, perché no, anche qualcosa di più.
L’addio alla magistratura
“AVEVO un curriculum ottimo. La mia strada era spianata, nella magistratura. Ero straordinariamente stimato. Se non mi fossi intestardito (...) avrei avuto delle soddisfazioni enormi”.
“IL CSM è un organo politico, va dietro al consenso. Io ero un elemento spurio in Calabria. Lavorare sulle mie denunce, che loro sapevano essere vere, significava dare torto a tutto un bacino elettorale di cordate di magistrati. Ogni volta che andavo al Csm, io incassavo una solidarietà impressionante da tutti tranne che dai consiglieri. L’autista, il commesso, il funzionario, il dirigente erano con me, i consiglieri no”.
L’ingresso in politica
“DAVANTI a me c’era un bivio: o dimostravo che mi ero arreso, che avrei fatto d’ora in poi il giudice buono buono, oppure, essendo io un personaggio che indubbiamente ha una forte carica di passione e di entusiasmo civile, potevo continuare a praticare questi ideali in una forma diversa: la politica”.
“IL FATTO di piacere alle donne è una cosa che sta là. Accade. Non è un elemento dirimente o condizionante la mia attività politica. Non lo sfrutto e non lo utilizzo, e probabilmente sbaglio. In questo momento sarebbe molto utile sottolineare certi aspetti e dare importanza all’estetica. Che piaccio, oggettivamente, lo constato”.
Il “nemico” Grillo
“BEPPE a un certo punto ha deciso di entrare anche lui nella competizione politica (...). E così adesso mi vede come il suo principale competitore e mi attacca (...). Beppe ha un po’ sclerato (...). Io mi ero legato affettivamente a Beppe Grillo, ma la politica mette a rischio anche le amicizie (...) Io cerco di avere un’impronta costruttiva. Lui no”.
“GRILLO alla fine lo accettano perché è un comico. E poi si pone nell’ottica di antisistema, usa delle modalità che non impensieriscono i poteri forti”.
Di Pietro e il partito
“OGGI l’Italia dei Valori è rappresentata da me e da Antonio Di Pietro. Prima c’era solo lui. Quindi da questo punto di vista Tonino ha fatto una grande operazione, non solo elettorale. Ha innalzato la qualità della classe dirigente del suo partito”.
“IO REGGO meglio la provocazione. Sono abituato a combattere da solo. Antonio anticipa l’avversario. Alza il tono della voce, cerca di evitare che l’altro parli. Io invece voglio sempre tentare di ragionare”.
“SE FOSSI stato al posto di Di Pietro, il giorno dopo la vittoria alle europee, avrei proposto a me la carica di vice suo. Sarebbe stata una mossa intelligente”
“A VOLTE sceglie persone impresentabili o modeste, che nulla hanno in comune con l’Idv (...) Bastava andare dal fruttivendolo o dal giornalaio per sapere chi era De Gregorio. L’Italia dei Valori è a un bivio: può veramente diventare un grande partito ma deve evitare questi errori”.
“UN GRANDE partito non dovrebbe avere nessun nome sul simbolo (...) Di Pietro prima lo toglie e meglio è. (...) Sembra quasi che pensi che senza di lui il partito non esiste”.
I colonnelli dell’Idv
“CI SONO persone che hanno avvertito come troppo forte l’asse tra me e Di Pietro. Vorrei evitare di personalizzare, ma credo che la resistenza maggiore sia quella di Donadi, di Messina, di Rota. Sono i colonnelli del partito. Quelli che temono che un domani io ne diventi il presidente. Che, in caso di un governo della sinistra, io possa diventare ministro”.
Io, Vattimo e Sonia Alfano
È UN PO’ brutto vedere che nell’Idv siamo considerati inaffidabili come se fossimo degli ospiti. Vorrei ricordare che io ho portato mezzo milione di voti. Ho portato il partito dal 4 all’8 per cento. Ho portato quattro milioni di euro in rimborsi elettorali, senza che il partito mi abbia dato nemmeno una scheda telefonica prepagata”.
Bersani e il Pd
“SE DECIDE di fare la grande ammucchiata, l’armata Brancaleone, Bersani si prende una responsabilità politica enorme, e i meriti saranno suoi, ma se va male si rende protagonista dell’ennesimo fallimento del Partito democratico”.
“IL FATTO che guardi ancora a Fli e Udc mi fa pensare che operi ancora con le logiche della PrimaRepubblica e che quindi sia anche Bersani un uomo della Prima Repubblica”.
“D’ALEMA e Veltroni hanno più volte salvato Berlusconi. D’Alema con
Vendola e le primarie
“VENDOLA da solo non va da nessuna parte. Politicamente si sta vendendo molto bene come ‘nuovo’, ma non è nuovo per niente. E poi viene da una stagione controversa nella giunta regionale con implicazioni giudiziarie”.
“SE SI FANNO le primarie di coalizione tra Vendola e Bersani vince Vendola. Però poi Vendola, se non fa un’operazione politica matura e intelligente, non vince contro un candidato di centrodestra”.
Il “compagno” Fini
“FINI ha votato tutte le leggi vergogna, ne è stato uno degli artefici (...). Fini è un protagonista negativo di questa stagione politica (...). Quando Berlusconi era forte, Fini stava con lui. È inutile che oggi faccia credere che se ne stacca perché Berlusconi è cambiato. Berlusconi è sempre lo stesso. Adesso è in caduta libera ed è più semplice mollarlo”.
1 commento:
HO IL SOSPETTO CHE SU DE MAGISTRIS CI STIAMO CLAMOROSAMENTE SBAGLIANDO: SI E' MONTATO LA TESTA!
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