DARIO DEL PORTO
«La rivoluzione è iniziata quando la gente ha cominciato a stringersi intorno al mio progetto di cambiamento. Da allora non si è più fermata. I napoletani ci credono». Palazzo San Giacomo, l’una del pomeriggio. La scrivania del sindaco de Magistris è piena di appunti e documenti. Il 9 settembre, la giunta taglierà il traguardo dei 100 giorni. Dunque è già tempo di primi bilanci. L’agenda è proiettata sulle prossime scadenze: il piano per la raccolta differenziata, la riforma della macchina comunale. Ma anche il rilancio della cultura e il varo di un’intesa ad ampio respiro con il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis.
Sindaco de Magistris, qual è l’immagine più forte di questi primi tre mesi di governo?
«Le strade liberate dai rifiuti. Ci siamo subito scontrati con l’emergenza e in tempi record siamo riusciti a risolverla definitivamente. È un risultato che forse è stato un po’ sottovalutato. Ma non era affatto scontato».
Non è presto però per parlare di soluzione definitiva?
«Abbiamo ereditato Napoli con 2500 tonnellate di rifiuti a terra. Se alla vigilia mi avessero detto che in meno di due mesi avremmo stipulato contratti con due città straniere e avviato rapporti stabili e fattivi con il governo nazionale in materia di ambiente forse non ci avrei creduto. Adesso si parte a settembre con il piano per la raccolta differenziata e con le navi dirette all’estero».
In campagna elettorale aveva parlato di differenziata al 70 per cento. Alla prova dei fatti questo traguardo non va rivisto?
«Sono certo che raggiungeremo tutti gli obiettivi prefissati. Naturalmente i tempi sono condizionati anche dalle risorse a disposizione. La giunta Iervolino ci ha lasciati senza un centesimo in cassa. Ma mi sento di confermare il cronoprogramma che abbiamo indicato».
I rifiuti sono spariti, ma Napoli è ancora degradata persino in alcuni luoghi simbolici come
«Ho trascorso in città tutto il mese di agosto e devo dire che a me è sembrata bellissima. Ma non mi nascondo, ogni indicazione critica è ben accetta. Affronteremo tutti i problemi, i giardini, le aiuole, le strade. Speriamo solo che il lavoro svolto venga messo in evidenza, senza dimenticare che siamo senza soldi e che alcune questioni dipendono anche da altre istituzioni».
Ad esempio quali?
«Penso alla sicurezza. Come sindaco sono pronto ad assumere le mie responsabilità, la polizia municipale sarà sempre più visibile e presente nelle strade. Però non è certo il sindaco il responsabile della sicurezza pubblica. Noi facciamo la nostra parte, mi aspetto il massimo di attenzione da parte di tutti».
Secondo lei Napoli è una città sicura?
«Ha i problemi di tutte le grandi capitali, basta vedere cosa sta accadendo a Roma dove il numero degli omicidi consumati dall’inizio dell’anno supera quello di Napoli».
La riforma delle società partecipate è il settore dove sta incontrando le maggiori resistenze?
«Ogni giorno e su tutto incontriamo resistenze, a cominciare dai rifiuti. Non c’è dubbio che la riforma della macchina comunale e delle partecipate vada a sconvolgere assetti consolidati addirittura prima dei due mandati della giunta Iervolino. Parliamo di situazioni che durano da quasi vent’anni».
Qualche testa però sarà tagliata.
«Ma non ci stiamo muovendo con lo spirito dello spoil system né con la cesoia Abbiamo due obiettivi: rendere efficienti i servizi e risparmiare. È evidente che alcune aziende non hanno fornito un servizio all’altezza delle aspettative ed è altrettanto evidente che si sono registrati troppi sprechi. Detto questo, chi ha ben operato ed è in sintonia con la linea del sindaco e della giunta sarà confermato».
Lei ha più volte insistito sul tasto dei soldi che mancano. Già batte cassa?
«Il problema delle risorse è reale. Ma se è vero che siamo senza soldi, è vero pure che il Comune di Napoli può disporre di un tesoretto: i suoi ventimila dipendenti. Dobbiamo valorizzare al massimo il personale che abbiamo avviando una nuova stagione di relazioni sindacali».
Su quali basi?
«La stagione degli incentivi a pioggia si deve chiudere. Preferisco il criterio della premialità attraverso accordi che prevedano incentivi collegati ai risultati: il quartiere più pulito, il parco più funzionale e così via. In Aspromonte il presidente del parco era allarmato per i roghi: appena lanciò un piano che prevedeva più soldi dove c’erano meno incendi le fiamme non si videro più. Ecco, il modello a cui ci ispiriamo è questo».
Napoli tornerà ad investire sulla cultura?
«Voglio rilanciare il ruolo internazionale della città. Una delle strade sono i grandi eventi come il Forum delle culture e gli altri appuntamenti già in cantiere. Dal primo gennaio sarò presidente del teatro San Carlo e la mia non sarà una presidenza notarile perché il Massimo è la perla di Napoli e dovrà essere valorizzata. Ho incontrato poche ore fa il maestro Roberto De Simone, stiamo lavorando sul Mercadante, il San Ferdinando e sul Pan. Inoltre, voglio che la città sia festosamente invasa dagli artisti di strada e stiamo preparando un’ordinanza ad hoc su questo».
I rapporti con il calcio Napoli e Aurelio De Laurentiis come sono?
«Sul piano personale molto buoni. Forse ci vedremo domenica per mettere insieme in cantiere una strategia complessiva per aiutare la città a decollare attraverso i suoi simboli, come possono essere il sindaco e la squadra del cuore. Detto questo, con gli uffici competenti e l’assessore ci sono colloqui su una serie di questioni come lo stadio».
Quali errori pensa di aver commesso in questi primi 100 giorni?
«Da quando sono stato eletto lavoro sedici ore al giorno. Ho preso tantissime decisioni, molte in fretta. E certamente avrò sbagliato qualche volta. Ma sono tutti errori figli del grande lavoro quotidiano».
Il successo elettorale resta per lei l’emozione più forte di questi tre mesi?
«Se parliamo di sensazioni, allora la più coinvolgente è quella di essere il sindaco della mia città. Questa è la linfa che mi scorre ogni mattina nelle vene».
(27 agosto 2011)
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