venerdì 19 agosto 2011

La paura e quella folle corsa dell'oro


«Se la gente ha più paura guadagni, se ha meno paura perdi i tuoi soldi», ha detto qualche mese fa l'oracolo di Omaha, quel Warren Buffett preso a modello come guru della finanza speculativa. La paura è il sentimento, l'emozione, la causa di un comportamento spesso irrazionale. La si associa, in ottica di risparmio gestito, alla folle corsa dei prezzi dell'oro. Venerdì l'ultimo incredibile record del metallo giallo: 1878 dollari l'oncia sulla piazza di Londra. Circa 450 dollari in più rispetto al mese di marzo 2011, una crescita di quasi il 25% del valore in meno di sei mesi. E se anche gli investitori istituzionali anelano sempre più il metallo giallo (il presidente venezuelano Chavez ha appena ordinato alla propria banca centrale di fare rimpatriare almeno il 90% delle riserve auree che il Paese detiene oltreconfine) è il segno che lo spettro double-dip, la doppia spirale recessiva, è davvero dietro l'angolo. Ma cos'è alla base di questa - inspiegabile per i non addetti ai lavori - impennata dei prezzi?

LA RAGIONE - La spiegazione è semplice: l'oro «è una delle migliori opportunità di investimento poiché la domanda, anche per usi industriali, è alimentata da chi cerca sicurezza sia contro l'inflazione, sia al contrario, contro i rischi di una deflazione indotta dal ritorno della recessione», aveva detto in un'intervista all'Espresso qualche mese fa Giorgio Mascherone, responsabile investimenti di Deutsche Bank Italia. E ora che il metallo giallo macina record su record spinto ai massimi storici dalla paura di una nuova recessione mondiale si comprende come comportamenti spesso irrazionali facciano massa critica e diventino fenomeni collettivi. Mentre Massimo Siano, responsabile del mercato italiano di Etf Securities (società con sede a Londra, specializzata nell'emissione di "replicanti", la prima nel 2003 ad emettere uno strumento Etc correlato all'oro) punta il dito contro la politica espansiva delle banche centrali: «Se la Fed continua a stampare moneta in questo modo il risultato è l'iper-inflazione e la corsa ad investire in oro, perché è un bene durevole, non si arrugginisce con il tempo e ti garantisce la protezione del capitale a lungo termine. Prevedo che quota 2mila dollari l'oncia sia uno step inevitabile».

IL CASO - Nella Grande Mela all'altezza della 5th Avenue - segnala il New York Times - si moltiplica la presenza di consumati uomini d'affari e improvvisati investitori che si danno battaglia per intercettare madri e anche nonne di famiglia che vengono a vendere i propri gioielli per sbarcare il lunario in tempo di crisi, o semplicemente per non perdere l'occasione, appunto d'oro, di prezzi mai così alti. Nel distretto dei gioiellieri, davanti ai tanti negozi sono comparsi in strada dei veri e propri "buttadentro", con al collo vistosi cartelli con scritto «compro oro». «Nell'ultimo paio di settimane abbiamo avuto un bel po' di azione. Gli affari vanno bene», ha raccontato uno di loro. Altri, forse per scoraggiare la concorrenza, sono invece più cauti nel rivelare i loro successi e sostengono che molta gente viene solo per vedere «che aria tira», pensando che poi i prezzi continueranno a salire e potrebbe arrivare un momento ancora migliore.

IL PERICOLO "BOLLA" - Ma se tutti comprano non c'è il rischio che a un certo punto il trend rialzista s'inverta? «Non è un'ipotesi campata in aria - dice Michele de Michelis, presidente del board di Frame Asset Management, società di diritto svizzero specializzata in gestione di patrimoni mobiliari -. La folle corsa dei prezzi è originata dalla paura, ma è un bene estremamente volatile e il rischio è che comprando ora l'investimento possa rivelarsi sbagliato. Meglio puntare sulle azioni delle company aurifere, più che sull'oro in sé, nè sull'Etf Gold Bullion che ne replica l'andamento». Che aggiunge: «l'attuale trend rialzista si origina anche dalla recente scelta della Svizzera di concedere rendimenti negativi a chi investe in titoli di stato del Paese, per deprezzare il franco magari agganciandolo all'euro. Questa impennata sembra ricalcare l'aumento folle del petrolio dell'estate del 2008, poi il trend s'invertì, penalizzando chi aveva acquistato l'oro nero in ritardo».

Fabio Savelli
19 agosto 2011

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