mercoledì 17 agosto 2011

Marrazzo, ipocrisia all’italiana


Oggi ho goduto per l‘editoriale caustico che Maria Luisa Agnese ha giustamente dedicato, sul Corriere della sera, a Piero Marrazzo. Non avevo nulla in particolare, contro Marrazzo, per l’incredibile storia in cui si é ritrovato coinvolto. Solo forti sospetti sulla sua coglioneria, e sensibile fastidio per la sua ipocrisia tutta clerico-italica: il fervente cattolico che va a trans, dice di amare la famiglia, si ritira in convento per fare ammenda, e scrive al Papa per trovare perdono. Che quadretto edificante. Ieri, dopo aver letto l’intervistona-scoop di Concita De Gregorio, ho peggiorato di molto il mio personale rating sull’ex governatore.

Trovo ridicolo che passi tutta il tempo a ripetere il suo personale mantra (“sono il figlio di Joe Marrazzo“), trovo risibile il raccontino pio e la malcelata (e alterata) percezione della propria popolarità (lo fermano tutti per strada e gli dicono quanto é fico), lascia intendere che gli piacerebbe tornare a far politica (é un suo diritto: ma allora, tutta quell’ansia di penitenza?). Marrazzo dice di non aver commesso illeciti, di aver avuto solo, nel caso, umane debolezze. Peccato che fossi al suo fianco, in piazza Montecitorio il giorno in cui giurava e spergiurava che non c’era nessuna inchiesta, nessun trans, che era solo una macchinazione contro di lui. Ricordo bene di come se ne andó senza rispondere a nessuna domanda, forse sperando di farla franca. Ritengo che quella capacitá di mentire, e quella faccia tosta, siamo indegne di uno che vuole rappresentare le persone. Basterebbe quello.

Ma ieri hi trovato davvero insopportabile il combinato disposto di questi due pilastri della sua auto-analisi. Il primo: io non sono gay, non sono gay, non sono gay. Il secondo: amo le donne, ma andavo a trans perché “i transessuali sono donne all’ennesima potenza, esercitano una potenzialità di accudimento straordinaria. Mi sono avvicinato per questo, a loro - dice Marrazzo – cercavo un sollievo legato alla loro femminilità“. Maria Luisa Agnese punta tutto il suo articolo – giustamente – sulla ridicola idea della donna che Marrazzo rivela avere. Ovvero quella della femmina confortatrice che “Apre la porta e non fa domande“.

Io trovo ancora più ridicolo che Marrazzo, nel giorno dell’outing alla De Gregorio, tenga in maniera così puerile alla sua facciata di mascolinità, normalità, eterosessualità. Avesse raccontato che gli piaceva il sesso trasgressivo con i trans, sarei andato a raccoglierle le firme per lui. Ma uno che si giustifica per aver prodotto la vittoria del centrodestra, assunto droghe, e terremotato la sua stessa famiglia per le pattine di Natalie e per la “superiore femminilità dei trans sulle donne“, l’unica forma di assistenza che mi viene in mente é un bel calcio nei fondelli.

4 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Luca Telese è spietato, giustamente, fa il giornalista, e bene, ma se avesse fatto il direttore di carcere gli avrei consigliato di cambiare subito mestiere.

Francy274 ha detto...

Luigi, fra il fare il direttore di carcere e l'essere un cittadino attento alle dichiarazioni dei politici, c'è una sostanziale differenza. Nel primo caso, si è custodi di un ambiente dove chi vi soggiorna è già stato giudicato e non necessita di ulteriori giudizi. Nel secondo caso c'è da prendere in considerazione la possibilità di essere rappresentati istituzionalmente da un soggetti simili, e quindi non si può essere distaccati e imparziali nell'esprimere il proprio pensiero. Inutile dirTi che la penso come Telese, è ora di finirla con queste prese in giro, finirla con il farci prendere in giro da questi cialtroni, altro non sono e non meritano alcuna considerazione, vista la faccia tosta che hanno nel mitigare le loro porcate con l'uso e abuso della religione, sempre più complice di questi miseri d'animo.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Tu meno che mai avresti potuto fare la direttrice di un carcere ;-)

Francy274 ha detto...

Sapevo che me lo avresti detto ;DD