di Marco Travaglio
Gentile presidente Vendola, La ringrazio per la sollecita risposta alle domande del Fatto. E La ringrazio doppiamente visto che alcuni colleghi non hanno avuto la mia stessa fortuna, pur ponendoLe interrogativi analoghi ai nostri da molto più tempo. Ma, se Le dicessi che le Sue risposte mi soddisfano, mentirei. La invito pertanto a un serrato confronto in redazione, magari dinanzi alle telecamere della nostra embrionale web-tv, per discutere più a fondo con qualcuno dei suoi storici oppositori.
1. Non ho mai pensato, né dunque scritto, che Lei “faccia affari” con chicchessia. Temo però che faccia fare dei pessimi affari alla Regione che Lei presiede. Per esempio, regalando l’intero ciclo dello smaltimento rifiuti al gruppo Marcegaglia, ricambiato con giudizi più che lusinghieri sul quotidiano di Confindustria, il Sole 24 Ore. Per esempio, affidando ad Alberto Tedesco, titolare di un mostruoso conflitto d’interessi familiare,
2. Vedo che Lei accenna a un Suo “errore di presunzione”, ma non nomina mai il senatore Tedesco, suo ex assessore alla Sanità, indagato (con richiesta d’arresti domiciliari respinta dal Senato) per gravi reati che avrebbe commesso proprio nei due anni di presenza nella Sua prima giunta. Ancora non è chiaro perché Lei l’avesse nominato proprio alla Sanità quando Tedesco ci ha raccontato lui stesso – Le aveva fatto presente che la sua famiglia possedeva aziende fornitrici della Sanità pugliese. Se è a quel caso che allude quando ammette l’“errore di presunzione”, Le fa onore l’autocritica, ma che c’entra la “presunzione”? In quel caso Lei ha dato prova di una preoccupante insensibilità ai conflitti d’interessi, mettendosene in casa uno di proporzioni gigantesche, perfettamente in linea col suo ex partito(Rifondazione) che se n’è sempre bellamente infischiato del conflitto d’interessi di Berlusconi (e dunque di tutti gli altri). Poi, quando è scattata l’indagine per corruzione, Lei si vanta di aver “reagito con radicalità e tempestività”, caldeggiando e/o accettando le dimissioni dell’assessore inquisito (e ci mancherebbe altro). Ma Le pare normale mettere la volpe a guardia del pollaio e poi cacciarla quando – sai che sorpresa – viene beccata a mangiarsi le galline?
3. Anche sulla decisione di costruire un nuovo ospedale a Taranto, e per giunta di affidarlo al San Raffaele, le mie critiche sono squisitamente politiche, e anche un po’ morali, visti i rapporti di don Verzé prima con Craxi, poi con Berlusconi, e visto lo stato prefallimentare del San Raffaele. E vedo che, un po’ tardivamente, dopo le contestazioni dell’Idv, ora le obiezioni cominciano a muovergliele anche i Suoi alleati del Pd. Anzitutto, se il San Raffaele del Mediterraneo è una struttura pubblica (e, almeno per il finanziamento lo è, visto che
4. Apprendo che Lei considera don Verzé un “diavolo di prete”. L’ha scoperto di recente o lo pensava già l’anno scorso quando, in piena campagna elettorale per
5. L’utilità o meno del nuovo ospedale – ne convengo con Lei – è “opinabile” come ogni scelta politica. Ma continuo a domandarmi come spera, Lei, di ridurre il turismo sanitario dei malati tarantini fuori città o fuori regione sostituendo due vecchi ospedali da 680 posti letto in tutto con uno nuovo da 580 (come risulta a me) o dotato degli “identici posti letto” (come mi scrive Lei). Oltre ai due ospedali tarantini esistenti, il Suo piano prevede di chiuderne altri tre nella provincia di Taranto, 18 in tutto nell’intera regione. Forse la sanità pugliese, una delle più indebitate d’Italia, dovrebbe risparmiare quattrini, rinunciando al faraonico San Raffaele per ammodernare le strutture esistenti e migliorare i servizi: sbaglio o in Puglia il tempo di attesa medio per una mammografia o un esame cardiologico oscilla fra i due e i tre anni? Oltretutto
6. L’unica risposta in prosa della Sua poetica lettera, è l’annuncio di sospensione del bando per la progettazione del nuovo nosocomio alla luce del mega-buco di 1 miliardo di euro che ha portato il San Raffaele sull’orlo del fallimento. Perché – scrive Lei – “se il San Raffaele fallisce, cercheremo un nuovo partner”. Monsieur de Lapalisse, quello che un quarto d’ora prima di morire era ancora vivo, non avrebbe potuto dire meglio. Il guaio è che lo stato di decozione del San Raffaele non è una scoperta dell’ultim’ora. Forse una gara pubblica avrebbe fatto emergere i buchi neri della fondazione di don Verzé & Berlusconi fin dall’inizio. Tanto più che gli affari pugliesi del San Raffaele sono racchiusi in una fantomatica società “13 maggio”, che associa don Verzé a due imprenditori già finiti sotto inchiesta (quelli della nota cooperativa ciellina
7. Taccio sull’incredibile speculazione edilizia che si cela dietro il progetto del nuovo ospedale, con
8. A proposito dell’Ilva di Taranto: il 26 giugno l’Arpa Puglia (controllata dalla Regione) vi ha riscontrato il doppio delle emissioni consentite dalla legge regionale. Il picco è stato registrato a maggio con la presenza di diossine e furani nei fumi delle emissioni del camino del siderurgico, con un valore medio di 0,70 nanogrammi al metro cubo (contro 0,40 consentiti). Dove sarebbe dunque il mirabolante miglioramento ambientale da Lei vantato? È fantascienza o prosa amministrativa? Narrazione, poesia o che altro?
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