sabato 20 agosto 2011

RICETTA ANTI-CRISI LA MERKEL SCARICA L’EUROPA


La Ue spinge: via agli Eurobond per salvare i Paesi in difficoltà

La settimana si chiude com’era cominciata: con le Borse che sprofondano, convinte che la crisi del debito pubblico costringerà Europa e Usa a una stagione di austerità che, a sua volta, ridurrà la crescita. E forse manderà di nuovo l’Occidente in recessione. Piazza Affari, a Milano, perde ancora il 2,46 per cento, affondata dalle azioni del settore industriale, quello che più risentirà dalla probabile recessione.

C’È UNA SOLA cosa che potrebbe migliorare l’umore degli investitori: una soluzione al problema del debito pubblico. La Banca centrale europea sta continuando a comprare titoli di Stato di Italia e Spagna, che nessuno voleva più (la scorsa settimana ne ha comprati per 22 miliardi). Ma questa misura d’emergenza già sembra inefficiente: ieri mattina, prima che la Bce aumentasse l’intervento, lo spread tra il debito italiano decennale e quello omologo tedesco è arrivato a 293 punti base. Cioè, per i mercati, il debito dell’Italia deve costare quasi il 3 per cento più di quello della Germania. Se la crisi di fiducia attorno a Italia e Spagna si aggrava, la Bce non potrà più fare molto: l’acquisto diretto del debito spagnolo e italiano “è un’operazione temporanea volta a prendere tempo”, ha precisato ieri Jurgen Stark, membro tedesco dell’esecutivo della Bce. Ma prendere tempo in attesa di che?

È L’ASSENZA di risposte a questa domanda che preoccupa i mercati. C’è l’Efsf, il Fondo salva Stati, creato dopo l’inizio della crisi della Grecia che, al momento, ha prestato soltanto 5,9 miliardi al Portogallo e 3,6 all’Irlanda, il tutto a prezzi (cioè interessi) inferiori a quelli di mercato, arrivati a livelli da strozzinaggio. Per offrire la stessa protezione all’Italia e alla Spagna, però, hanno calcolato gli economisti Roberto Perotti e Luigi Zingales sul Sole 24 Ore di ieri, l’Efsf dovrebbe aumentare il suo capitale da 440 a 1.690 miliardi. Nessuno sa se basterebbe davvero, ma in ogni caso il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble assicura che “non c'è nessun bisogno di incrementare la dotazione del Fondo nel futuro più immediato”. Perchè sarebbero i contribuenti tedeschi a doversi svenare più di tutti. E a rischiare i soldi tedeschi nei prestiti ai Paesi bolliti.

C’È QUINDI la terza opzione. I cosiddetti Eurobond: si crea un’agenzia europea che si fa carico del debito pubblico dei singoli Stati fino al 60 per cento del Pil nazionale (la soglia fissata dal patto di stabilità Euro Plus) e di fatto sostituisce i titoli locali con debito europeo super sicuro e valutato con un rating tripla A. Per la parte eccedente il 60 per cento, ogni Stato se la vede da solo con il mercato. E quindi l’Italia pagherà più della Germania, il Portogallo più dell’Italia ecc. Gli Stati europei dovrebbero essere responsabili in solido, cioè tutti insieme allo stesso modo, del debito gestito dall’agenzia europea degli eurobond. I più convinti sostenitori di questa idea sono il nostro ministro del Tesoro Giulio Tremonti e il presidente del coordinamento dei ministri dell’euro, Jean-Claude Juncker. E ieri è arrivata una novità importante: il commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha ventilato “proposte legislative” a livello europeo sugli eurobond, anche entro l’estate. Peccato che la Commissione, cioè il governo dell’Unione, possa poco senza l’assenso del Consiglio europeo che raccoglie i capi di Stato o di governo. E Angela Merkel, il cancelliere della Germania, ha subito risposto così a Rehn: “Se tutti i debiti venissero messi in un solo contenitore non capiremmo da dove vengono. Gli eurobond non darebbero la possibilità o il diritto ai più di intervenire per forzare la disciplina finanziaria degli altri”. I tedeschi non sono disposti a offrire l’ombrello della loro solidità a chi non rispetta i diktat di Berlino in politica economica. Quindi nessuna soluzione sembra al momento percorribile per affrontare a livello europeo la crisi del debito. Con queste premesse è facile immaginarsi che l’umore dei mercati non migliorerà di molto la prossima settimana.

Ste. Fel.

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